Tecnologia: al servizio dell’uomo?

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Siamo tutti figli del Novecento. Di quell’incredibile Manifesto del futurismo che delineò la storia futura e, in parte, quello che stiamo vivendo.

Nel 1909 Marinetti pronunciava queste parole: “Noi affermiamo che la bellezza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova, la bellezza della velocità“. È con queste parole che la tecnologia è diventata un “destino”, dopo essere stata sogno.

I progressi che l’umanità ha visto compiere nell’ultimo secolo sono incredibili ed esponenzialmente maggiori di quelli avvenuti nei precedenti secoli.

Dalla radio all’aereo, dalla lavatrice alle carte di credito, dalla plastica ai robot, dal computer ai dvd, per non parlare dei primi 20 anni del 2000, la tecnologia ha fatto progressi e ci ha fatto fare progressi come umanità.

È indubbio che la tecnologia porti con sé un sacco di vantaggi come, in parte, ho descritto, eppure ci sono dei momenti in cui mi chiedo se sia davvero al servizio dell’essere umano o piuttosto sia il contrario. C’è stato un momento dopo il quale il progresso è diventato un processo “senza controllo”? È possibile che, per certi versi, la velocità del progresso sia talvolta inadeguata per gli esseri umani? Insomma, siamo sicuri che la tecnologia sia sempre un mezzo utile?

 

Voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto recentemente e che mi ha fatto riflettere: io e mia moglie prendiamo un appuntamento in banca per chiedere il mutuo per la nostra nuova casa. Arriviamo puntuali al nostro appuntamento delle 9.30 e veniamo ricevuti alle 9.35. Al momento della firma grafometrica per censire mia moglie il sistema si impalla: non riusciamo a procedere e dobbiamo aspettare. Il censimento, comunque, riusciamo a portarlo a termine per le 10.30.

A questo punto comincia la pratica per l’inserimento dei dati utili alla richiesta del mutuo e sono le 10.40. Il sistema si impalla. Di nuovo. Lo sconforto inizia a farsi evidente, anche perchè mia moglie ha udienza in tribunale e quindi deve andare via, e ci viene detto che se va via non è possibile procedere e sarà necessario riprendere un altro appuntamento, tornare e rifare tutto daccapo.

Non so se vi siate mai trovati in una situazione simile, io anche solo a scriverla provo una certa ansia e ammetto che per più di qualche minuto ho rimpianto il caro vecchio cartaceo.

Quello che mi ha spinto a scrivere questo articolo è invece proprio il fatto che credo fortemente che la tecnologia debba e possa essere uno strumento nelle mani dell’uomo per migliorarne la qualità della vita nel suo complesso. Eppure ci sono sempre più aspetti e situazioni, come questa che vi ho descritto, che incrinano il mio ideale di una tecnologia al servizio dell’uomo, e non viceversa.

Credo, in tal senso, che dovremmo porci delle domande: perchè la carta è stata sostituita da sistemi tecnologicamente avanzati? Qual è il vantaggio di questa azione?

Non esagero se vi dico che a partire dagli anni 60/70, quando facevano capolino i primi computer, la tecnologia informatica veniva vista come la soluzione all’alienazione dell’uomo al lavoro. Erano anni di grandi ideali, speranze e grandi prospettive future; per certi versi si pensava che si potesse realizzare il sogno di lavorare molte meno ore alla settimana e di migliorare le condizioni di lavoro di molte persone (almeno nei Paesi occidentali).

Al di là del fatto che siamo lontanissimi da un esito simile, laddove anzi sembra essere aumentata la quantità di lavoro e stress di pari passo all’avanzamento tecnologico (lo sanno bene i pochi umani rimasti nei magazzini di Amazon), quello che reputo “grave” è che la velocità, dove serve, come effetto desiderato e utile della tecnologia, sia ancora, perlopiù, un miraggio. Quello che per me resta inconcepibile, da pragmatico quale sono, è: se la tecnologia non velocizza i processi, se non è utile a portare a termine un lavoro in tempi più brevi e con meno problemi per tutti gli attori coinvolti, allora perché viene usata?

Qual è il beneficio di questa procedura dal momento che, anziché risolversi in mezz’ora o un’ora, dovremo tornare in banca a fare le pratiche da capo? Quanto tempo, e quindi denaro, sono stati sprecati e vengono costantemente sprecati per motivi analoghi?

Ma non solo.

Il dubbio che non sia la tecnologia al servizio dell’uomo ma bensì il contrario si spinge al di là dell’episodio che mi ha visto coinvolto, verso i lidi dell’etica.

Che ci piaccia o meno tutta la nostra vita, non solo il lavoro, sono permeati e attraversati dalla tecnologia. La vera verità è che il cartaceo non è nulla più che una nostalgia perchè da quando ci alziamo a quando andiamo a letto (e chi indossa l’Apple Watch o simili, anche di notte) siamo immersi nella tecnologia. Il futuro che ci si era immaginati è divenuto presente e le innovazioni sono talmente tante da far pensare che il futuro sia già qui con noi, ora.

Ciò che mi spaventa è che in questa “immersione” spesso ci dimentichiamo che la tecnologia dovrebbe essere solo uno strumento e non l’unica realtà attraverso cui pensiamo, parliamo, lavoriamo, socializziamo, impariamo, addirittura amiamo.

Se da un lato, il progresso nel campo della robotica e dell’Intelligenza artificiale possono portare benefici sia in ambito medico che sociale, dall’altro penso sia importante ricordarci che, di per sè, la tecnologia non è né un bene né un male: diventa un bene o un male in base a come e per quali scopi viene utilizzata!

Diventa un bene se fa del bene concretamente: se migliora il lavoro delle persone, l’apprendimento dei ragazzi, se facilita processi altrimenti complessi, se promuove uno stile di vita sano e rispettoso di tutti, se elimina divari sociali e culturali. Diventa un male se non viene gestita adeguatamente, se promuove alienazione e disuguaglianza o comportamenti dannosi per la salute, o, banalmente, anziché ridurre la difficoltà e il tempo di esecuzione di un lavoro, li aumenta.

 

Ritengo, quindi, che la nostra sfida sia quella di scegliere sempre e comunque quale tipo di tecnologia vogliamo includere nella nostra vita e nel nostro lavoro e per quali scopi, vantaggi, benefici. La nostra sfida è scegliere la tecnologia come un’opportunità di miglioramento e crescita e non come l’unica alternativa.

 

Vito Ferito

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