Tra un panettone ed il torrone ho insegnato a mio cognato a calcolare il rischio…

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Lo sanno tutti, Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi…

Per me Natale equivale, quasi sempre, ad un viaggio in terra germanica per andare a trovare la famiglia di mia moglie. Quest’anno ci siamo trovati a Monaco di Baviera. Ogni mondo è paese e le dinamiche sono più o meno le stesse. Si mangia, si scherza, si ride, si mangia, si parla, si mangia, finchè, immancabilmente, arriva la solita domanda…

Allora Giorgio come li vedi il prossimo anno i mercati finanziari? Ma hai poi cambiato idea sull’oro e sulle cripto?

Domande che odio, ma alle quali sono preparato e così attacco a rispondere con il pilota automatico…Tutto sembra andare liscio, ormai ho finito di spiegare che i mercati sul breve periodo sono imprevedibili, ma sul lungo saliranno e che le cripto sono più un divertimento che non un investimento.. così conto che a breve, finalmente, cambieremo discorso e non dovrò più parlare di cose riguardanti il mio lavoro.

Purtroppo, il peggio deve ancora arrivare. Mio cognato con un sorriso più largo di una emoticon estrae dalla tasca un A4 riportante il report dei suoi investimenti e carico di orgoglio mi comunica, con una certa solennità, che quest’anno il suo portafoglio ha guadagnato un bel 13%.

Non lo dice, ma da come mi guarda si capisce che vorrebbe dirmi: il prossimo anno se hai bisogno di un consiglio chiamami pure. 

Non lo nego, il mio orgoglio sussulta. Che faccio adesso? Gli concedo il suo attimo di gloria o metto a rischio il Natale spiegandogli che, di per sé, quel 13% non vuol dir nulla e non è detto che sia un buon risultato? Esito, cerco di resistere ma so che crollerò e che alla fine gli dirò la verità. Per fortuna però, mia moglie intuisce che sta per succedere l’irreparabile, mi incenerisce con lo sguardo e, con un solo movimento del sopracciglio, mi intima di non dire una parola.

Non è il caso di sfidarla, poi lo so che ha ragione lei. Deglutisco, faccio un bel respiro, sfodero il miglior sorriso di circostanza degli ultimi 15 anni e mi complimento calorosamente per l’ottimo risultato. Il Natale è salvo, il mio matrimonio anche, ma possiamo dire lo stesso per gli investimenti di mio cognato? È stato bravo o si è trattato semplicemente di fortuna?

Lui si è fermato al rendimento senza farsi altre domande, ma se tu vuoi sapere veramente se i tuoi soldi sono investiti correttamente è bene che qualche domanda te la faccia. Quando valuti i tuoi investimenti la prima cosa da fare è capire se il rischio a cui ti sei sottoposto è stato adeguatamente remunerato o se invece hai rischiato troppo rispetto ai soldi che hai portato a casa.

Credimi, capirlo non è così difficile come sembra.  Ok, ma come si fa?

Il modo migliore è cercare un benchmark (indice di riferimento) che approssimi il rischio del tuo portafoglio, idealmente da decidere all’inizio della costituzione della strategia stessa. In sostanza ti serve un termine di paragone per valutare le tue scelte. Se il tuo portafoglio è 100% azionario non lo puoi paragonare con il rendimento di un titolo di stato o di una obbligazione in genere, come diceva mia nonna, le mele con le mele e le pere con le pere.

Tornando all’esempio di mio cognato il suo portafoglio era 100% azionario; quindi, prima di fregiarsi del titolo di investitore dell’anno avrebbe dovuto quantomeno chiedersi qual è stato il risultato del mercato azionario in genere.

Se peschi 10 mele in un cesto di 100 mele dove 60 sono buone e 40 marce, per poter dire di aver fatto una buona scelta non basta affermare che più della metà delle tue mele era buona ma ti devi ritrovare con almeno 7 mele buone e 3 marce. Se la percentuale di mele buone è la stessa del cesto, non hai aggiunto nessun valore, hai semplicemente avuto la fortuna di un buon cesto.  Anche una scimmia, pescando dallo stesso cesto, avrebbe potuto ritrovarsi con 6 mele buone e 4 marce.

In pratica paragonare il tuo rendimento ad un benchmark significa valutare se il tuo piccolo cesto è migliore del cesto grande dal quale hai pescato.

E mio cognato ha pescato bene?

Per rispondere basta andare a vedere il rendimento medio che ha avuto il mercato azionario nel 2021 e se hai seguito un minimo i mercati dovresti intuire: per l’autostima di mio cognato non sono in arrivo buone notizie.

L’anno scorso infatti è stato un anno eccezionale con gli indici azionari che hanno registrato una performance che varia da un + 15% a un +30% nel caso degli indici americani.  Insomma, non era difficile pescare “mele” che dessero un rendimento superiore a quello messo a segno da mio cognato.

Per completezza va detto che anche tra gli azionari c’è stata una “mela marcia” rappresentata dai mercati emergenti, che hanno reso “solo” il 5%, ma questo non basta a salvare la performance che stiamo analizzando. Fin qui direi che sia tutto chiaro, tuttavia la partita non è finita. 

Prima di derubricare la performance di mio cognato ad un semplice evento fortuito c’è un’altra variabile fondamentale che va considerata: IL RISCHIO. Per sapere se i tuoi investimenti hanno lavorato bene è determinante capire se il rendimento che hai ottenuto è adeguato al rischio che hai preso.

Penso sia abbastanza immediato come concetto: Ti assumeresti il rischio di perdere il 50% del tuo capitale con la prospettiva di guadagnare il 3%. Immagino di no. Quindi per capire se mio cognato doveva essere soddisfatto delle sue performance bisogna calcolare il rischio che si è preso.

E come si fa a calcolare il rischio?

Molto semplice, basta affidarci alla volatilità, o meglio la dispersione dei rendimenti futuri del nostro portafoglio. Semplificando una volatilità del 15% (che si associa spesso con investimenti azionari) si traduce in un rendimento possibile pari a +/- 2 volte la volatilità quindi circa +/- 30% (per i matematici che leggono, perdonatemi)

Quindi abbiamo introdotto il concetto di rischio come volatilità, adesso andiamo a calcolare quella del portafoglio di mio cognato, circa 12% contro una volatilità dell’indice europeo del 16%. Per poter paragonare i due investimenti bisogna calcolare il rendimento per unità di rischio, (performance diviso volatilità), 

Questo parametro si chiama Sharpe ratio, per semplicita’, il rapporto tra il rendimento ed il rischio, se ho ottenuto un rendimento del 10% sostenendo un rischio del 10% il mio rapporto sarà di 10/10 ovvero di 1. Lo sharpe è variabile come i ritorni dei mercati, basti pensare che nel lungo periodo si stima uno sharpe per molti investimenti di circa lo 0.4, molto al di sotto di quello realizzato nel ’21.

Nel caso del nostro portafoglio abbiamo un 13/12 circa 1.1 (appunto lo Sharpe ratio), mentre per un investimento sull’azionario europeo, avremmo avuto il 23% di performance con una volatilità del 16%, in questo caso il nostro ritorno per unità di rischio sarebbe stato circa 1.4.

E la situazione peggiora ancora paragonando il risultato con un portafoglio bilanciato, ad esempio un semplice portafoglio con 75% azioni globali e 25% Obbligazioni globali, avrebbe avuto una performance del 20,6% con una volatilità del 7% raggiungendo lo strabiliante Sharpe di 3.

Ora possiamo dire con certezza tre cose: la prima è che mio cognato avrebbe potuto scegliere meglio, che se il vostro portafoglio e’ cresciuto intorno al 10% c’e’ poco da sorridere e che mia moglie ha fatto benissimo a bloccarmi durante la cena di Natale.


Giorgio Carlino, 19 gennaio 2022

https://www.mas4.it/

 

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