Un fondo per l’Italia

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Caro Leopoldo, ho letto e apprezzato l’articolo “Un fondo per l’Italia”. Innanzitutto perché si muove in un’ottica di pragmatismo sulla base di un’attenta valutazione della realtà dell’economia e in particolare dell’industria italiana. Un’economia e un’industria che hanno fatto registrare risultati largamente positivi sotto il profilo finanziario soprattutto grazie alla crescita sul fronte delle esportazioni e quindi dell’innovazione.

E’ su questa dinamica che l’Italia può e deve puntare per uscire dalle sabbie mobili della crisi. L’intervento dello Stato (e quindi parallelamente dell’Europa) appare indispensabile al di là di ogni convinzione ideologica. In tutti i Paesi sono stati previsti stanziamenti eccezionali, in gran parte a debito, per evitare nell’immediato che la spirale negativa del lockdown si avviti in una crisi irreversibile.

Ma “più Stato” non può voler dire “statalismo” con un allargamento senza limiti della mano pubblica, magari vagheggiando il ritorno di strutture come l’Iri con l’era, peraltro non troppo esaltante delle partecipazioni statali.

E quindi è proprio in una fase come questa che appare importante che a fianco di “più Stato” si possa dire “più mercato”.

Perché non dobbiamo pensare allo Stato e al mercato come i due piatti di una bilancia per cui uno sale e l’altro scende, se uno avanza l’altro deve fare un passo indietro. Stato e mercato sono per loro natura complementari. E il mercato può funzionare tanto meglio quanto più lo Stato detta le regole e le fa osservare, in particolare garantendo la libera iniziativa, la proprietà privata, la concorrenza. E quindi la possibilità di fare impresa, di cavalcare l’innovazione, di cercare nuove strade per la produzione e il commercio.

Soprattutto in un momento come l’attuale il compito dello Stato è particolarmente importante, ma non solo per intervenire finanziariamente in sostegno delle imprese e dei lavoratori per superare le difficoltà, ma anche per favorire tutte quelle iniziative che possano far leva sulle grandi potenzialità dell’industria e dei servizi. L’ipotizzato Fondo per l’Italia può andare in questa direzione e per questo ci vogliono regole chiare, condizioni fiscali particolari, procedure semplici. L’Italia ha tutte le risorse umane e finanziarie per riprendere una strada di crescita: ma senza pesi sulle spalle e ostacoli sul cammino. Una coerente semplificazione burocratica può valere molto di più di un sussidio finanziario che peraltro non potrebbe che essere necessariamente limitato e momentaneo.

Per queste ragioni il Fondo potrebbe dare ottimi risultati. Sollecitando nella partecipazione due fattori altrettanto importanti: una gestione intelligente dei propri risparmi e uno spirito di partecipazione solidale per sostenere lavoratori e imprese.

 

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