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La corsa all'Eliseo

Elezioni Francia, incognita ballottaggio: perché Le Pen può battere Macron

Si chiude il primo turno: il presidente in vantaggio sulla destra. Ma la partita non è chiusa

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Il dato reale e poi quello che verrà. Le elezioni a doppio turno, come quelle francesi, non sono così semplici da prevedere. La prima pietra di questa corsa all’Eliseo è già stata posata: Emmanuel Macron col 27,6% dei voti stacca di quattro punti la rivale Marine Le Pen (23,4%) e il candidato della sinistra Melenchon (21,9%). Le dichiarazioni post risultato dei candidati sembrano segnare il percorso: al ballottaggio i francesi si comporteranno come sempre, voteranno cioè il “meno peggio”, turandosi il naso alla maniera di Montanelli, scegliendo il candidato di sistema (Macron) contro l’estrema destra (Marine).

Eppure, eppure i sondaggi non sono così convinti. Un margine di incertezza rimane dovuto soprattutto alla bassissima affluenza registratasi ieri: 65% degli aventi diritto contro il 69,4% di cinque anni fa. C’è dunque un grosso bacino di elettori da conquistare e che saranno al centro della battaglia elettorale dei prossimi giorni. Guerra in Ucraina permettendo.

Il sistema a doppio turno, dicevamo, sembra condannare Le Pen. Appena chiuse le urne e diffusi i primi exit poll quasi tutti i candidati “sconfitti” hanno subito fatto una scelta di campo: dire agli elettori di votare Emmanuel, il presidente dei ricchi, quello che vuole aumentare l’età pensionabile (“lavoreremo come gli italiani”), quello odiato dai gilet gialli e malvisto anche dalla sinistra. Meglio lui, però dell’erede del “frontista” Jean-Marin Le Pen (padre). Mélenchon, candidato della sinistra radicale, decisamente anti-sistema, che ha passato l’intera campagna elettorale ad attaccare Macron, non ha avuto dubbi: “Non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen. Sono stato chiaro? Perché certe volte dico le cose ma non vengo ascoltato allora ricomincio da capo: Non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen“. Lo stesso, anche se con meno enfasi, hanno fatto la socialista Anne Hidalgo, l’ecologista Yannick Jadot, il comunista Fabien Roussel e Valerie Pécresse, candidata gollista presentata come possibile argine a Le Pen e invece fermatasi al 4,8%.

Macron può teoricamente contare sulla maggioranza schiacciante degli endorsement contro i soli Eric Zemmour (7%) e di Dupont-Aignan (2%) che faranno convergere il loro 9% totale su Le Pen. Fatti i conti della serva, il presidente uscente dovrebbe raggiungere il 60% contro il 35% di Marine. I sondaggi tuttavia non ne sono così convinti. Quelli pubblicati poco prima dell’apertura delle urne davano i due candidati al ballottaggio appaiati a pochi voti di distanza: Macron in una forchetta che va dal 51% al 54%, Le Pen dal 46% al 49%. Ago della bilancia saranno i voti della sinistra di Mélenchon, motivo che ha spinto il leader della sinistra radicale ad esporsi così chiaramente. Se parte del suo 20% dovesse scegliere la candidata “radicale” contro il presidente “di sistema”, oppure decidesse di non presentarsi proprio alle urne, allora la partita si riaprirebbe.

Tutto dipenderà dall’immagine che saprà dare di sé Marine Le Pen. Se gli elettori di Melenchon e Pécresse dovessero ritenerla un pericolo per la Repubblica, allora potrebbe finire come cinque anni fa e come ai tempi della sfida Chirac-Le Pen del 2002: l’arco costituzionale si riverserebbe alle urne per evitare lo spauracchio “fascista”. La presenza di Zemmour a destra del Rassemnlement National e il nuovo corso intrapreso da Marine potrebbero però convincere gli elettori di sinistra che la Francia non corre alcun pericolo in caso di sua elezione. E quindi spingerli a non riversarsi alle urne in favore dell’odiato Macron: in fondo gli elettori di Mélenchon sono da considerare “anti-sistema” (come Le Pen, solo a sinistra) e hanno votato un programma elettorale che abbassava l’età pensionabile mentre EnMarche! intende innalzarla.

I sondaggi parlano chiaro: metà degli elettori di Mélenchon dovrebbero rifugiarsi nell’astensione, dell’altra metà invece la maggioranza convergerebbe in favore di Le Pen. Stessa storia per il pacchetto di voti di Pécresse. Se così fosse, il risultato finale tra i candidati sarebbe di quasi parità. E una partita in bilico può sempre riservare delle sorprese. “Conosco la vostra rabbia – ha detto allarmato Melenchon ai suoi elettori –  non vi abbandonate a essa, che rischia di farvi commettere errori che sarebbero definitivamente irreparabili”, cioè eleggere Marine. La partita è aperta. Ed è un paradosso: per vincere, la sovranista Le Pen deve puntare ai voti della sinistra. Radicale.

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