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Elezioni, quando c’è lo zampino dei servizi segreti

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La versione ufficiale sul tema delle influenze che dall’esterno o attraverso la rete indirizzano le elezioni racconta che il voto in Occidente è a rischio perché gli hacker russi, creativi e abili a occultarsi, diffondono fake news a valanga. La realtà sembra più sfumata e forse ci sono anche altre dissimulate fonti di influenza.

Il calendario aiuta a orientarsi. Il 16 giugno 2016, una settimana prima del voto sulla Brexit, è uccisa a Leeds Jo Cox, una  deputata laburista schierata con decisione a favore della permanenza nell’Ue. L’assassino, un filonazista, urla, mentre compie l’infame gesto, “Britain First” e per qualche giorno i consensi pro Remain s’impennano.

Il 25 gennaio 2017 François Fillon, il candidato gollista che guida la corsa per le presidenziali francesi da tenere in due turni tra aprile e maggio, è investito da un umiliante scandalo per i compensi ricevuti dalla moglie Penelope in qualità di sua assistente parlamentare: la rivelazione proviene da Le Canard Enchainé, settimanale specializzato in materia, ma ben presto altri dettagli compaiono in varie testate. L’euroscettico Fillon è azzoppato, i gollisti non hanno tempo per lanciare un altro candidato, l’enarca europeista Macron, allevato nella maison Rothschild, si trasforma da outsider con poche speranze in superfavorito.

Nel luglio 2017 Heinz-Christian Strache, leader del Partito della Libertà austriaco Fpo (destra nazionalista), e Johannes Gudenus, capogruppo al Parlamento, sono filmati, sbracati e alticci, in una stanza d’albergo a Ibiza in compagnia di Alyona Makarova, finta nipote di un oligarca russo, mentre trattano finanziamenti da Mosca per il proprio partito. L’episodio, che rimane segreto, cade tra due importanti e complicate vicende elettorali: le presidenziali, che si snodano dal 24 aprile 2016 (primo turno) al 4 dicembre (secondo turno), e le politiche (ottobre 2017). Le presidenziali costituiscono un trauma politico per l’Austria perché vedono il crollo dei due principali partiti, popolari e socialisti, eterni protagonisti di grandi coalizioni: i loro candidati si fermano entrambi all’11% (quarto e quinto posto). Vanno al ballottaggio il nazionalista Hofer (35%) e l’indipendente Van der Bellen (21%): dopo lo scrutinio delle schede tratte dalle urne prevale Hofer, ma Van der Bellen vince di un soffio (31.000 voti su 4,5 milioni) grazie ai voti per corrispondenza.

Le sorprese però non sono finite: la Corte Costituzionale constata numerose irregolarità nel voto postale e annulla il ballottaggio. Il governo rimanda il secondo turno prima al 2 ottobre poi – avendo problemi a garantire un’ermetica chiusura delle buste per spedire i voti – addirittura al 4 dicembre. L’allungamento dei tempi smorza l’onda dei consensi per la Fpo e alla fine Van der Bellen vince con quasi il 54% dei voti. Nel corso del 2017 riprendono forza sia i popolari, rinnovati sotto la guida del giovane Sebastian Kurz, che alle politiche ritornano primo partito con il 31,5%, sia i socialisti, secondi con il 26,9%. Anche la Fpo ha un buon risultato (26%), ma è solo terza e non ha più un ruolo decisivo. Il film di Alyona rimane in freezer per quasi due anni (forse non serve più) e diventa all’improvviso pubblico, per l’autorevole tramite di Der Spiegel, dieci giorni prima del voto europeo mentre i partiti alleati della Fpo continuano nei sondaggi ad aumentare i consensi.

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