Europa alla canna del gas

Emergenza gas, in Svizzera c’è chi vuole riattivare il nucleare

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In Italia, oltre alle elezioni per il rinnovo del Parlamento o delle amministrazioni locali, l’altro grande momento di espressione della volontà popolare è rappresentato dal referendum abrogativo, che può cancellare o modificare leggi già esistenti. In Svizzera esiste un altro atto di democrazia che si pone ad un livello addirittura superiore al referendum: è la cosiddetta “iniziativa popolare”, con cui si può attivamente proporre e sancire l’adozione di nuove norme per modificare la Costituzione.

In un periodo particolarmente drammatico per gli approvvigionamenti e i costi dell’energia a causa delle sanzioni alla Russia, nella Confederazione Elvetica, come riportato da molte news online, si è appena aperta la raccolta di firme per avviare la costruzione di nuove centrali nucleari. Perché l’iniziativa possa essere votata dai cittadini occorre ottenere 100 mila firme valide entro 18 mesi dalla pubblicazione del testo dell’iniziativa nel cosiddetto “Foglio federale”. In Svizzera la costruzione di nuove centrali nucleari è stata bloccata per legge nel 2017 con un referendum popolare. “Energia elettrica in ogni tempo per tutti (Stop ai blackout)”: questo il nome dell’iniziativa, portata avanti da un comitato di politici sostanzialmente di centrodestra e da rappresentanti del mondo economico.

I partiti di destra, L’Unione di Centro (SVP, Schweizerische Volkspartei, la destra populista) e il Partito liberale radicale (il primo e il terzo come numero di rappresentanti nel Consiglio Nazionale, la camera bassa del Parlamento), con singole eccezioni, si sono già schierati a favore dell’iniziativa. In pratica, come riferisce il Corriere del Ticino, l’iniziativa prevede una modifica ai capoversi 6 e 7 dell’articolo 89 della Costituzione federale, affinché la Confederazione garantisca in ogni tempo l’approvvigionamento di energia elettrica e che la corrente venga prodotta nel rispetto dell’ambiente e del clima mediante tutti i tipi di produzione. Questo vuol dire, in pratica, incrementare l’uso di energie rinnovabili e del nucleare.

“È assurdo, considerando i cambiamenti climatici attuali, che si debbano costruire centrali a gas per coprire il fabbisogno energetico”, dice il comitato promotore. Il Club Energia Svizzera (l’associazione il cui scopo è garantire una politica energetica realistica, lungimirante ed ecologica in Svizzera), a favore dell’iniziativa, come riporta nau.ch, sostiene che “la Svizzera ha bisogno di un affidabile approvvigionamento energetico. Senza energia atomica questo non funziona”. Un ulteriore sostenitore dell’iniziativa è anche Bruno Pellaud, già presidente del Forum nucleare svizzero ed ex vicedirettore aggiunto dell’Aiea (Agenzia internazionale dell’energia atomica). Il gruppo dei contrari all’iniziativa ha invece creato in Parlamento un’alleanza trasversale che abbraccia diversi partiti, e considera questa proposta una “inutile costrizione”.

Il comitato per il no è convinto che “non serve nessuna nuova centrale atomica, che non sarà finanziabile e che nessuno vorrà costruirà”. Gli sfavorevoli liquidano l’iniziativa semplicemente come “fumo negli occhi”. Certo è che tale proposta non farà sicuramente in tempo a far passare il prossimo inverno tranquillo ai cittadini della Confederazione Elvetica, potendo essere votata non prima di marzo 2024.

Intanto il ministro dell’economia svizzero, nonché attuale presidente della Confederazione, Guy Parmelin, si deve difendere proprio in questi giorni dalle critiche dell’opinione pubblica che accusa il Consiglio Federale (il governo elvetico) di non avere un piano concreto in caso di carenza di energia, come riferito, tra gli altri, dall’Aargauer Zeitung. Infatti per ora il governo svizzero si appella semplicemente alla popolazione invitando ad un risparmio energetico su base “volontaria”. La settimana prossima comunque le prime bozze delle ordinanze su limitazioni e divieti verranno emanate dal Dipartimento dell’economia. “Siamo ancora molto lontani dal dover chiudere i rubinetti del gas” ha dichiarato il presidente svizzero alla Sonntagszeitung. “Il nostro obiettivo è di evitare questo”.

Inoltre le critiche al governo sono state respinte con un laconico “Il Consiglio Federale ha invece un piano molto chiaro”. I ministri dell’economia, Parmelin, e dell’ambiente ed energia, Simonetta Sommaruga, sarebbero da mesi impegnati nel definire le azioni necessarie. In caso di emergenza, occorre garantire ulteriori riserve ed aumentare le energie interne. Nel caso si raggiunga effettivamente lo stato di scarsità di fonti di energia, Parmelin ha un piano chiaro: “Appelli al risparmio, switch dal gas al petrolio e, solo in caso di emergenza, limitazioni al consumo energetico”.

Il piano preciso però viene subito “ridimensionato”, almeno nelle dichiarazioni successive di Parmelin: “Al momento ci sono ancora troppi fattori sconosciuti” e “per questo non presenteremo un piano cronologico”. Anche in Svizzera, comunque, i cittadini verrebbero toccati dalle misure di risparmio energetico. Continua il ministro dell’Economia: “Secondo me è fattibile ordinare una temperatura inferiore delle abitazioni”. Ogni grado di temperatura corrisponde ad almeno un 5% di consumo energetico in meno. Inoltre le abitazioni private svizzere consumano al momento, per il riscaldamento, il 40% del gas. Per questo, una riduzione dei consumi di gas senza considerare le abitazioni private “non è assolutamente possibile”.

Parmelin sottolinea comunque ancora una volta che le limitazioni o i divieti saranno introdotti solo in caso di emergenza. Il ministro si appella di nuovo ai cittadini raccomandando già da subito di risparmiare energia.

Andrea Gebbia, 1 settembre 2022

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