Esteri

Ennesimo vertice sull’Ucraina, piano in cinque punti. Ma l’Ue è divisa

Accordo sull’Europa della difesa – ma siamo solo all’inizio – mentre su Kiev non c’è l’unanimità

ucraina © Leonid Andronov tramite Canva.com

Nasce l’Europa della difesa, ma l’Ue si svela divisa nel sostegno all’Ucraina a causa dell’opposizione interna di Orban. In altri termini, il summit di Bruxelles s’è rivelato sostanzialmente inutile. Il Consiglio europeo straordinario ha segnato passi avanti verso la creazione di una difesa comune, un obiettivo atteso da tempo, anche se molti considerano questa decisione solo l’inizio del percorso. Si tratta della prima volta che i leader europei si confrontano in un incontro a 27 dopo il cambiamento scaturito dalla telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin registrata lo scorso 12 febbraio. Da quel momento, l’accelerazione è stata rapida, con la Commissione europea che ha messo sul tavolo un piano concreto per rafforzare la difesa europea e sostenere contemporaneamente Kiev, in un momento di ritirata del supporto da parte di Washington.

Il capitolo sulla difesa è stato approvato all’unanimità dal Consiglio europeo, mentre quello relativo all’Ucraina ha ottenuto il consenso di 26 Stati membri, con l’eccezione dell’Ungheria di Orban. Tradotto, non si può parlare di una vera decisione del Consiglio, che come ben sappiamo agisce solo all’unanimità. Inizialmente, c’era stato anche un veto da parte della Slovacchia, sotto la guida di Robert Fico, ma questo è stato superato grazie all’inserimento di garanzie riguardo al transito del gas in Ucraina. La presenza di un membro dell’Ue che sembra avvantaggiare Mosca (e ora anche Washington) non costituisce un buon segnale per l’unità del Vecchio Continente e soprattutto non promette nulla di positivo riguardo alle future decisioni in materia di politica estera, che richiedono l’unanimità. Insomma, tanto casino per poco.

Il piano nelle conclusioni prevede comunque cinque “principi”: intensificazione dell’aiuto militare a Kiev, obbligo di coinvolgere l’Ucraina nei negoziati, la ricerca di una pace giusta, garanzie di sicurezza “solide e credibili” ed integrità territoriale del Paese invaso.

Al vertice ha partecipato anche il presidente ucraino Zelensky che ha avuto un incontro di un’ora e mezza con i leader europei, al termine del quale ha lasciato il Palazzo Europa senza rilasciare una conferenza stampa. Il leader di Kiev ha evidenziato: “Voglio ringraziare tutti i leader europei per il forte segnale di supporto. Siamo molto grati di non essere soli. E queste non sono solo parole, lo sentiamo”. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha sottolineato che questo è un “momento spartiacque” per l’Europa e l’Ucraina. “L’Europa – ha detto – affronta un pericolo chiaro e presente, e deve essere in grado di proteggersi, così come dobbiamo mettere l’Ucraina in una posizione per difendersi e spingere per una pace duratura e giusta”.

Nei comunicati finali, i 27 leader hanno sottolineato la necessità di aumentare significativamente la spesa per la sicurezza e la difesa dell’Europa, accogliendo positivamente la sospensione del Patto di stabilità grazie all’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale. Si sono inoltre discussi ulteriori passi da intraprendere per garantire la sostenibilità del debito, così da facilitare spese significative per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri. Un punto centrale delle discussioni è stata l’importanza della difesa dei confini. Tuttavia, non si è discusso dell’idea avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron di utilizzare l’ombrello nucleare come deterrente anti-Russia. Alcuni leader, però, hanno espresso apprezzamento per la proposta. Il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato: “Dobbiamo considerarla seriamente, perché deve essere una delle nostre priorità coordinare tutte le nostre capacità in Europa, cosa che ci darà un chiaro vantaggio contro la Russia”. Il presidente lituano Gitanas Nauseda ha aggiunto che tale proposta “fungerebbe da deterrente molto serio nei confronti della Russia, ed è fondamentale sfruttare questa opportunità per aumentare la nostra resilienza, soprattutto sul fianco orientale”.

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Durante la riunione straordinaria di Bruxelles, Giorgia Meloni ha ribadito con fermezza la sua posizione su due temi cruciali per l’Europa: l’uso dei fondi di coesione per l’acquisto di armi e l’invio di truppe di peacekeeping in Ucraina. “Abbiamo condotto una battaglia per evitare che risorse provenienti dai fondi di coesione venissero forzatamente dirottate verso spese per la difesa” ha dichiarato il primo ministro, motivando la sua opposizione a qualsiasi tentativo di trasferire denaro destinato alla coesione sociale per finanziare la difesa. Sull’invio di truppe in Ucraina ha poi sottolineato che la proposta non le appare né efficace né semplice. “Inviare truppe europee non meglio identificate, che siano francesi, britanniche o di altri Paesi, è una soluzione complessa e, a mio avviso, poco efficace”, ha spiegato la Meloni, aggiungendo che la questione della pace va affrontata con garanzie di sicurezza certe, che, secondo lei, possono arrivare solo attraverso l’Alleanza Atlantica.

Meloni ha escluso categoricamente la possibilità che truppe italiane possano essere coinvolte in una missione in Ucraina. “Dobbiamo pensare a soluzioni più durature rispetto all’invio di truppe”, ha ribadito, indicando la necessità di affrontare il conflitto con una strategia che vada oltre l’impiego di soldati sul campo. Un altro tema affrontato dalla premier riguarda le missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. “Sono un’altra cosa”, ha precisato. “Intervengono solo quando c’è già un processo di pace in corso, ma non è questo il caso dell’Ucraina”, ha osservato, esprimendo forti dubbi sulla proposta di inviare forze di peacekeeping in Ucraina in assenza di una soluzione politica al conflitto. “Su questa proposta continuo a nutrire grandi perplessità”, ha concluso la leader del governo.

Franco Lodige, 7 marzo 2025

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