Inchiesta internazionale in corso

Epatite misteriosa nei bambini: “Forse un effetto del lockdown”

In Regno Unito superati i cento casi. Una forma aggressiva e sconosciuta che gli esperti legano al Covid

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Poco più di cento casi in tutto il mondo, di cui la maggior parte dal Regno Unito, un bambino su dieci necessita il trapianto di fegato, primi sospetti anche in Italia. Sono queste le poche informazioni giunte alla scienza, fino ad ora, circa alcuni casi sospetti di epatite acuta pediatrica.

Tra i possibili scenari presentati dagli esperti di tutti il mondo, la pandemia da Covid-19 potrebbe essere la principale causa indiretta dello sviluppo di questa ondata. Secondo il quotidiano britannico “The I”, direttamente pubblicato dal “Daily Mail”, il campo delle ipotesi si allargherebbe anche ai numerosi lockdown di questi due anni e all’uso costante delle mascherine. Per il paper, infatti, la limitazione della vita sociale, nonché l’utilizzo dei sistemi protettivi nei luoghi chiusi, avrebbe sicuramente diminuito la trasmissione non solo di Sars-Cov-2, ma dei virus di qualsiasi tipo. Nonostante tutto, c’è un dato da non sottovalutare: il continuo uso delle mascherine potrebbe aver portato all’abbassamento delle difese immunitarie dei bambini, provocando un calo della risposta contro la nuova epatite acuta.

Secondo il dott. Matteo Bassetti, specialista in malattie infettive, rimane comunque improbabile l’ipotesi che si tratti di Covid-19 e, interpellato da “Nicolaporro.it”, chiama alla cautela: “Le informazioni giunte alla scienza sono ancora poche per trarre un quadro completo. Sicuramente, non si tratta di un’epatite tradizionale, ma di un nuovo agente che trova come principale bersaglio il fegato. L’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha già messo in allerta i Paesi europei, segnalando il problema e cercando di capire quale sia il minimo comune denominatore di questi casi anomali”.

Bassetti sottolinea anche le radicali differenze tra quello che fu l’approccio cinese, fatto di insabbiamenti e mascheramenti dei primi casi di Covid-19, rispetto al sistema occidentale, fondato su una reciproca comunicazione e cooperazione tra Stati, che si traduce in “una dimostrazione del mondo evoluto ed aperto”, così come affermato dal virologo.

Anche la dott.ssa Maria Rita Gismondo, sempre sentita da questo sito, parla di “incertezza, senza poter escludere l’ipotesi della Sars-Cov-2. Lo stesso Covid può dare forme di epatite, ma in questo momento bisogna essere molto cauti”. Entrambi gli esperti denotano comunque una certa familiarità dell’ondata in questione con gli adenovirus, famiglia di virus a Dna, di cui si conoscono almeno un centinaio di sierotipi, la metà dei quali in grado di causare infezioni nell’uomo, e capaci di dar vita proprio a forme di epatiti.

La prof.ssa Gismondo cita anche l’ultimo studio dell’Imperial College di Londra, specificando come sia possibile l’ipotesi secondo cui i lockdown abbiano inciso negativamente sull’immunità dei bambini. Infatti, l’Ukhsa, l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, ha rivelato una coincidenza particolare: il 77 per cento dei casi in Gran Bretagna è risultato positivo anche all’adenovirus. Ed ecco che le numerose restrizioni e chiusure dei due anni pandemici hanno lasciato i più piccoli esposti a questo tipo di virus.

Si badi bene, però: si tratta di casi assolutamente eccezionali, per nulla paragonabili a quelli che il Covid-19 ci ha abituati in questi lunghi mesi, e che non devono portare in alcun modo a smanie allarmistiche o spargipanico. Si potranno conoscere più dettagli dalla prossima settimana, quando l’indagine internazionale, avviata dell’Oms, trarrà la sue prime conclusioni. Fino ad oggi, i casi rimangono circoscritti e fortemente limitati, ma lo scenario che imputa la responsabilità alle restrizioni pandemiche rimane tra le ipotesi più probabili.

Matteo Milanesi, 22 aprile 2022

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