Facebook: bug o censura?

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Riceviamo e pubblichiamo questa prima e intrigante spiegazione del gran casino che sta succedendo su Facebook.

di Mattia Chiaruttini

Problemi e restrizioni su Facebook nelle ultime 48h, ma cosa sta succedendo realmente? Sicuramente in queste ore avrete sentito parlare di account bloccati all’improvviso o utenti che non potevano più postare link su Facebook, condividere dalle loro pagine preferite e dire la loro riguardo qualsiasi argomento. Quasi nessun giornale online ne sta parlando, ma il problema è reale per milioni di utenti in tutto il mondo ed è molto preoccupante.

Bufale.net, il primo sito che ha voluto dire la sua, si è azzardato a dire che “no, non è censura”. Così, di botto, senza prima aspettare magari un comunicato ufficiale da Facebook o analizzare la situazione. Difatti, nei commenti al post su Facebook, gli stessi lettori di Bufale facevano notare ai proprietari del sito che stavano prendendo un granchio.

Questo il commento di un utente:

“Scusatemi Bufale ma stavolta non credo a questa spiegazione. C’è gente che conosco benissimo che è stata bloccata perché ha condiviso UN post. UNO SOLO. Cosa peraltro che viene fuori anche dai commenti a questo vostro post. Presumo invece che ci sia un bug nel sistema che verifica il numero di condivisioni e che Facebook, come al solito, tardi ad ammetterlo”.

Utenti bannati senza aver postato alcunché, persone bloccate dopo aver postato la foto del proprio cane o gatto ma soprattutto, cosa più grave, senza aver ricevuto una motivazione ufficiale da parte di Facebook. In un primo momento si pensava ad una mannaia verso chi postasse troppo o condividesse siti ritenuti inaffidabili dal social di Zuckerberg, poi si è iniziato a parlare di bug ma per ora non ci sono informazioni ufficiali a riguardo. Fa pensare però che nessuno dei media online ne stia parlando.

Facebook click-gap e una prima forma di censura

L’algoritmo era già cambiato nel 2019 introducendo il Facebook click-gap, che mirava a contrastare disinformazione e clickbaiting. Stando a quanto detto da Guy Rosen, vice presidente dell’integrità di Facebook e Tessa Lyons, tutti i siti minori che sono nati con lo scopo di diventare virali in breve tempo, sono stati limitati sul social blu. Un primo segnale che qualcosa sarebbe cambiato per sempre, facendo sicuramente pulizia di siti considerati “troppo estremisti”, ma introducendo anche il dubbio negli utenti di cosa fosse davvero estremista e cosa no.

Sempre notizia di pochi giorni fa, Facebook ha rimosso oltre 30 milioni di post in un mese in India in base alle sue nuove regole, di cui la stragrande maggioranza (25 milioni) relativi a contenuti considerati “spam”, 2,5 milioni di contenuti violenti ed espliciti, 1,8 legati a nudità e attività sessuale e 300mila per incitamento all’odio.

Stando a questa notizia, Facebook dovrebbe pubblicare mensilmente dei report, riportando i dettagli dei reclami e delle azioni intraprese al riguardo. Verso fine maggio 2021, Facebook ha segnalato alcune pagine in modo permanente per aver diffuso delle notizie sul covid creato in laboratorio, salvo poi fare retromarcia seguendo, come riporta Repubblica, la decisione della Casa Bianca di ordinare indagini approfondite all’origine del coronavirus.

Questo bug ci dice che esiste una forma di censura, che è in grado di colpire milioni o miliardi di persone in tutto il mondo e di far passare questa o quella posizione. A tal proposito, in tanti pensano che Facebook sia una piattaforma privata e che possa decidere che cosa fare da un momento all’altro, anche senza avvisare nessuno. In un terreno che non è più privato, non puoi dire che si tratta di una piattaforma privata. Così come non lo potrebbe fare Google, non dovrebbe poterlo fare neanche Facebook o qualsiasi altro social che ha un impatto così rilevante sulle nostre vite.

Ma davvero per queste persone un’azienda di queste dimensioni può governare senza dire niente a nessuno?

Queste anomalie ci dicono molto sull’algoritmo e ci pongono ancora più interrogativi: i social possono essere sciolti da ogni legge? A mio parere, no. In un territorio di interesse collettivo, Facebook dovrebbe capire che ci sono migliaia di persone che lavorano e guadagnano onestamente e anche la più piccola decisione può stravolgere la loro vita. Qui non stiamo parlando di inventarci le notizie o creare siti di bufale che avevano dei nomi molto simili ai grandi giornali e che era giusto venissero chiusi, ma di un algoritmo che decide sulla nostra libertà d’espressione: che sia di destra o di sinistra non importa. Dall’oggi al domani potresti ritrovarti senza un profilo su cui scrivere, potresti non avere la possibilità di gestire la pagina della tua associazione o condividere link per tot tempo.

Altra cosa su cui riflettere: questi che si spellano le mani nel vedere bannato qualcuno che non la pensa come loro, sarebbero contenti se la censura funzionasse al contrario? Se l’indomani venisse bannato il loro influencer di riferimento che ha espresso una normalissima opinione su un fatto d’attualità o di politica? Non credo.

Mattia Chiaruttini, 4 luglio 2021

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