Green pass, che deve pensare un vero conservatore?

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C’è un dibattito nel dibattito che tiene banco in questi giorni e riguarda non solo l’introduzione del green pass obbligatorio per tutti i lavoratori (anche nelle aziende private) quanto la posizione dei conservatori su questa decisione con una divisione tra chi è favorevole a un utilizzo estensivo del green pass e chi ne contesta l’utilità.

Tre premesse doverose

Prima di arrivare al nocciolo della questione sono necessarie alcune doverose premesse: anzitutto la distinzione tra il vaccino e il green pass. Essere contrari al green pass e al suo utilizzo come lasciapassare per la vita sociale e lavorativa, non significa opporsi al vaccino. Si può essere favorevoli alla vaccinazione ma al tempo stesso criticare una misura piena di contraddizioni e con evidenti criticità da un punto di vista delle libertà individuali.

La seconda premessa è il mito che sia necessario il green pass perché gli italiani sono irresponsabili e i vaccinati sono pochi, i dati ci dicono il contrario e la percentuale di italiani che ha svolto un ciclo completo di vaccinazione si attesta al 67% contro il 65% della Gran Bretagna, e il 62% di Francia e Germania, percentuale che sale al 73% se ci si riferisce solo alla prima dose. A queste cifre va poi aggiunto chi ha già avuto il covid ed è perciò immunizzato.

C’è poi una terza considerazione e riguarda il resto d’Europa: non è vero che in tutta Europa sono approvate misure stringenti come quelle italiane, al netto della Gran Bretagna in cui il governo inglese ha rinunciato all’utilizzo del green pass, l’Italia sarebbe l’unica nazione a introdurne l’obbligo per lavorare anche nelle aziende private. Inoltre, mentre da noi lo stato di emergenza è esteso fino a fine anno (nonostante i bassi numeri dei contagi non giustifichino questa scelta), in molte nazioni europee è stato abolito l’obbligo di mascherine anche all’interno già da mesi.

La libertà prima di tutto

Fatte queste doverose premesse, è lecito chiedersi quale dovrebbe essere la posizione di un conservatore italiano rispetto all’estensione generalizzata del green pass. Va da sé che una risposta univoca non è possibile poiché il conservatorismo, così come la destra, è costituito da varie anime e sensibilità che non sempre concordano tout court ma vi sono alcuni valori alla base del pensiero conservatore che ne sono identificativi e caratterizzanti. Uno di questi è la libertà che rappresenta un elemento cardine del conservatorismo, eppure nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a una limitazione delle nostre libertà generalizzata che persiste anche in queste settimane nonostante (per fortuna) non sia in corso un’emergenza sanitaria e i numeri dei contagi e dei ricoveri non la giustifichino. Ci siamo abituati a vivere in uno stato di emergenza permanente (è stato prorogato fino a fine anno) anche in assenza di emergenza e ogni piccolo spazio di libertà a cui rinunciamo difficilmente ci verrà restituito. Proviamo per un attimo a immaginare cosa avremmo pensato solo due anni fa se ci avessero detto che, prima di entrare in un ristorante o di andare a lavoro, saremmo stati obbligati a mostrare un lasciapassare, l’avremmo considerata una misura antidemocratica e contraria alla nostra Costituzione, oggi la accettiamo come se fosse la normalità.

C’è poi un altro valore alla base del pensiero conservatore che ci impone una contrarietà all’utilizzo del green pass ed il senso di comunità: continuare a creare una polarizzazione e una divisione all’interno della società non solo non è sano ma è controproducente anche nei confronti di chi non si è vaccinato. Dovremmo piuttosto cercare di portare avanti una corretta informazione e una sensibilizzazione più che una quotidiana colpevolizzazione. In questo caso però il punto della questione non è il vaccino che, a giudizio di scrive, andrebbe fatto ma introdurre uno strumento di come il green pass che ci rende tutti meno liberi (vaccinati inclusi) e più controllati.

Francesco Giubilei, 17 settembre 2021

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