Green pass: la maxi protesta di Trieste di cui nessuno vi parla

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Ieri in Italia ci sono state due grandi manifestazioni. Di una, quella di Greta che canta “Bella Ciao”, sappiamo ogni cosa perché ne parlano le prime pagine di tutti i giornali. La seconda, invece, quella di Trieste contro il lasciapassare sanitario, che ha visto la partecipazione record di circa 15mila persone, è passata quasi totalmente sotto silenzio. Eppure non vi è alcun dubbio su quale fosse la più importante fra le due: gli ambientalisti saranno anche stati molti di più, certo, ma chi protestava veramente contro l’establishment, contro il sistema, contro il potere? Sicuramente non la piazza di Milano che, anzi, gode del favore di tutte le componenti citate poc’anzi, essendone di fatto un prodotto, e quindi non può nemmeno esser definita una protesta, ma semmai una passerella.

La marea umana di Trieste

Di certo non si può dire lo stesso della manifestazione che ha di fatto paralizzato il capoluogo della regione amministrata da Fedriga per la seconda volta in pochi giorni. Una marea di persone che si è radunata ancora una volta nel centro della città per difendere le proprie libertà costituzionali e per chiedere a gran voce l’abolizione del green pass. Fra loro, anche una numerosissima rappresentanza di lavoratori portuali che ce l’hanno a morte con questo assurdo provvedimento governativo che dal 15 ottobre imporrà il lasciapassare sui luoghi di lavoro. Tant’è che nei giorni scorsi, il Comitato dei Lavoratori Portuali di Trieste aveva definito “discriminatorio” il green pass considerdolo una “misura di ricatto che impone ad una parte notevole dei lavoratori di pagare per poter lavorare”. E proprio per questo i lavoratori chiedono all’Autorità Portuale tamponi gratuiti per tutti coloro che dovranno entrare in porto. “Chiediamo a tutti i portuali la massima unità per respingere una misura gravissima – spiegano – che vorrebbe dividere i lavoratori discriminando pesantemente una loro parte”.

Una manifestazione “apartitica” fanno sapere gli organizzatori ma con obiettivi molto chiari. “No green pass, no apartheid”, recitava un grande striscione. E ancora: “Basta ricatti e violenza, no green pass”. Tanti anche gli slogan contro i media mainstream: “Solo una stampa libera può denunciare gli inganni del governo”. Nonostante la moltitudine di persone e la grande rabbia per la situazione attuale, la giornata di proteste è proseguita senza incidenti facendo registrare solo qualche sporadico momento di tensione.

La protesta sotto la sede RAI

Tra tamburi, fumogeni, cori e fischietti, il corteo si è poi diretto sotto la sede della Rai dove è andata in scena una veemente protesta protesta all’indirizzo dei giornalisti, ritenuti “servi del sistema” e “venduti”. Lì, i poliziotti schierati a guardia dell’edificio in assetto antisommossa, si sono tolti il casco in parte per stemperare la tensione e in parte in segno di solidarietà verso i manifestanti.

Durante la giornata anche il governatore della regione, preso atto della situazione, ha voluto provare a stemperare il clima: 

Non voglio contenere il corteo no Green pass – ha detto Fedriga – voglio dialogare con chi ha dei dubbi” – ha detto il leghista  – . “Voglio dialogare sulle protezioni che ci sono, sull’importanza di proteggersi, sulla riduzione del rischio, su vaccino e tamponi. Io sono sempre per il dialogo, non è sempre facile. Ho ricevuto anche degli attacchi personali, che lascio perdere pensando al bene collettivo. Quindi anche chi mi ha attaccato spero abbia la voglia di ascoltare. Le istituzioni devono accompagnare il Paese, non crocifiggere chi ha dei dubbi. Bisogna spiegare altrimenti si rischia di fare un danno. Dalla pandemia si esce insieme, non con uno Stato che ordina e un cittadino che esegue”.

Al netto dei toni che in qualche caso possono esser stati anche esagerati, ieri Trieste ha dato prova, per la seconda volta in pochi giorni, di grande coraggio. Sì, quella piazza piena di persone è un fatto molto importante perché ridà un po’ di speranza all’Italia tutta e fa capire che c’è ancora qualcuno in questo paese che si sente cittadino e non suddito. Che manifesta per ciò che è giusto e lo fa davvero nei panni di Davide contro Golia, mica come Greta e compagni. Non avrà il favore dei grandi media nazionali, è vero, ma chi era in pizza ieri si è guadagnato di certo il rispetto di tutte le persone libere. La speranza è che il vento di libertà che sta soffiando a Trieste in questi giorni arrivi presto anche nel resto dello stivale.

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