Grillini disperati: taglierebbero tutto tranne se stessi

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Notte stellata di Van Gogh è sicuramente uno dei dipinti più famosi al mondo e senz’altro ha il suo fascino, ma qui in Italia lo abbiamo superato di gran lunga con la “Disperazione Pentastellata” olio su tela dei grillini. Ebbene sì, in preda alla disperazione, non sapevano più cosa inventarsi e quale altro slogan lanciare in vista del prossimo referendum, che l’oramai passato leader del movimento decide di ripescare un loro storico jolly: “Taglio degli stipendi” dei parlamentari ovviamente. Ad annunciarlo è stato lo stesso Luigi Di Maio in data 5 settembre 2020, con una diretta Facebook di quasi 8 minuti, nella quale espone 3 brevi pensieri, tra questi riprende il vecchio tormentone.

La voce del verbo “tagliare” abbiamo capito essere una loro costante. Ma si, loro vogliono tagliare tutto, parlamentari, stipendi, tutto… fuorché loro stessi. Dato che non possono far saltare l’intera Istituzione eliminandola definitivamente (cosa che tempo fa avrebbero fatto, ma un po’ per fortuna e un po’ per sfortuna non sono più quelli di una volta) credono di rivoluzionarla facendo saltare qualche poltrona e qualche stipendio, non rendendosi conto che al momento gli unici ad occupare quelle poltrone illegittimamente sono proprio loro.

Perché illegittimamente? Lo riconoscono in pochi ma è molto semplice. Alle ultime regionali (in Emilia e in Calabria) quasi non raggiunsero la percentuale minima per entrare a far parte del consiglio regionale, non vorrei che questo scenario si ripresentasse alle oramai vicinissime regionali/comunali. E come se non bastasse anche a livello nazionale alcuni dei sondaggi più autorevoli riportano il Movimento con qualche punto percentuale in meno rispetto il partito di Giorgia Meloni, e molti di meno rispetto invece al primo partito italiano: la Lega di Matteo Salvini. Allora a questo punto ministro Di Maio mi verrebbe da chiederle, ma secondo lei per quanto ancora i suoi elettori e quell’Italia follemente innamorata dei rivoluzionari grillini, quella che vi ha votato il 4 marzo 2018, potrà ancora subire questa ostentazione seriosa di “Noi”? “Noi continuiamo a tagliarci gli stipendi da 8 anni” “Noi siamo coerenti” “Noi e…”

In un solo modo potreste dare prova della tanto ostentata coerenza (o almeno riconquistare credibilità) potreste in cominciare il 22 settembre stesso, e non tagliando gli stipendi dei vostri colleghi, ma qualora passasse il Sì al Referendum, a dimettervi immediatamente in modo che il Parlamento potrà essere rieletto secondo la nuova legge; troppo comodo aspettare altri due anni prima della fine della legislatura. Questa potrebbe essere una grande prova di coerenza, dato che ve n’è rimasta davvero poca.

Claudia Cardinale, 7 settembre 2020

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