Grillo, l’inchiesta-melodramma in 5 atti

Traffico d’influenza, la nemesi storica che ha colpito il capo del partito più giustizialista

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Ci sono tutti gli elementi di un melodramma all’italiana nella vicenda che ha coinvolto in queste ore Beppe Grillo, indagato dalla procura di Milano per i contratti pubblicitari firmati dal suo blog con la compagnia marittima Moby dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato. Proviamo ad elencarli.

1. La nemesi storica per cui il capo del partito più giustizialista, quello che voleva svuotare il parlamento come una scatoletta di tonno al grido di “onestà, onestà”, si trova indagato per un reato molto sui generis come un qualsiasi parlamentare o capo politico della vecchia Casta.

2. Che l’indagato sia da considerarsi innocente fino a che il reato non sia stato provato, è un principio di normale civiltà giuridica che però proprio i grillini hanno più e più volte infranto. Ma che oggi la presunzione di innocenza venga invece reclamata per la prima volta se stessi è semplicemente ipocrisia e malafede.

3. Che poi il reato in sé, il “traffico di influenze”, sia un obbrobrio giuridico che si trova solo nell’ordinamento italiano, introdotto fra l’altro nel 2002 sull’ondata giustizialista che faceva capo proprio ai grillini, mostra come questi ultimi si siano creati una trappola con le loro stesse mani. Ancora una volta: malafede, ipocrisia e, aggiungerei pure, stupidità.

4. Il fatto poi che i giornali d’area (a cominciare dal Fatto di Marco Travaglio) e gli stessi esponenti del Movimento Cinque Stelle quasi nascondano la notizia, e comunque non diano ad essa lo spazio che in altre occasioni hanno dato a indagini simili coinvolgenti esponenti di altri partiti, sembra quasi una parodia de La fattoria degli animali di George Orwell: tutti gli animali sono uguali, o se preferite “uno vale uno”, ma qualcuno è più uguale degli altri.

5. Non manca nemmeno poi l’elemento della “giustizia ad orologeria”, quella che tante volte ha colpito in passato Silvio Berlusconi e questa estate il povero e innocente Luca Morisi. Sentire Grillo lagnarsi del fatto che l’avviso di garanzia sia partito nel pieno della partita per il Quirinale, quasi a voler depotenziare il suo ruolo e il ruolo del Movimento, o almeno a dare ad entrambi un “avvertimento”, sembra quasi surreale.

In conclusione, ci auguriamo:

a. da liberali e garantisti, che Grillo risulti innocente;

b.  che a tutti sia finalmente chiara la demagogia con cui in questi anni si sono compiute certe battaglie in Italia, fino ad arrivare a codificare questo strano reato-non-reato detto “traffico delle influenze”;

c. che, per il bene dell’Italia, la parabola del Movimento, delineando un cerchio perfetto, sia giunta, per il bene dell’Italia, al capolinea;

d. che, sempre per il bene dell’Italia, si possa prima o poi varare una vera riforma della giustizia che tuteli, fra l’altro, la professionalità e l’onore di tanti magistrati onesti spesso vittime delle frange più rumorose e politicizzate della loro corporazione.

Corrado Ocone, 20 gennaio 2022

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