Guardate gli zombi che ci “proteggono” dal virus

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Abituati come siamo a vivere la normalità impossibile, ci siamo abituati agli zombi che comandano. Ci pare logico perdere la libertà per mano di Di Maio, ex bibitaro oggi blindato e scortato, di Zingaretti, odontotecnico consacrato alla politica, di uno sconosciuto avvocato, creato in laboratorio da una società di profilazione dati, che fino a ieri viveva fra tribunale e bar del notabilato di paese. Ma metteteli in fila, uno per uno, ma guardateli.

Guardate il ministro della Salute, il suo grigiore sovietico e malatischio, uno che ha fatto un libro per dire che guariremo dal morbo e il giorno stesso che uscito l’ha fatto ritirare perché doveva dire che la pandemia è inarrestabile, che bisogna chiudere tutto. Guardate l’avvocatino del popolo, un vanesio clamoroso, bugiardo patologico, uno che va al festival dell’Ottimismo a dire che la situazione sta precipitando, che finirà malissimo. Guardate Gualtieri, il chitarrista di Bella Ciao, messo a far girare l’economia che è una ruota sgonfia e adesso che l’Europa non scuce un ghello non sa come fare.

Guardate il prode Mattarella, al quale del popolo italiano non può fregar di meno, che va a una delle mille commemorazioni a dire che basta egoismi, ciascuno deve fare la sua parte e intende: tasse, patrimoniale. In un momento di carestia, di attività che muoiono di Covid ma senza vaccini, il capo dello Stato legittima nuovi prelievi. Ma guardateli i virologi alla vaccinara, uno più narciso e più imbarazzante dell’altro, ossessionati dal sesso, dal controllo, gente chiaramente disturbata, facce da chi al liceo faceva tappezzeria e adesso ha l’occasione di farla pagare al mondo, da un anno parlano di vaccino e il vaccino è come i soldi della UE: a babbo morto.

Guardatelo il supermanager Arcuri, uno che in qualsiasi angolo di mondo l’avrebbero cacciato a pedate per l’immane fallimento ma lui catafratto all’imbarazzo insiste, si piace e si compiace. La Lamorgese, che solo il dio ebbro della politica ha potuto mettere dove sta, una che del macellaio di Francia ovviamente passato per Lampedusa, dice: ma la Tunisia non ci aveva detto niente. In compenso annuncia repressioni preventive ai pericolosi criminali della movida.

Poi ci sono quelli che misteriosamente scompaiono, si inabissano come creature dei fondali come la agricola Bellanova che dopo la sua devastante sanatoria nessuno l’ha più vista. E che dire di Azzolina, autonominatasi preside, una dalla testa rotante come i banchi. Non che le opposizioni brillino meglio, ma qui si apre un altro tasto dolente se non tragico. Li guardi, tutti, e non sai se ridere o piangere e alla fine ridi piangendo come chi sopporta l’impossibile vivere a metà tra i nuovi mostri e il ritorno dei morti viventi. I morti siamo noi, e viventi neanche poi tanto.

Max Del Papa, 3 novembre 2020

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