I gretini bloccano la strada: ci scappa il morto

Investito un ciclista tedesco: la protesta green blocca un mezzo tecnico dei vigili del fuoco

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È diventato un fenomeno esteso in tutta Europa. Dopo i fatti di Roma dell’altro ieri, quando otto giovani hanno bloccato la circolazione sul Grande Raccordo Anulare, reggendo striscioni dallo slogan “no gas no carbone”; anche Berlino è stata vittima di queste manifestazioni improvvisate. Solo che questa volta il morto ci è scappato veramente: un ciclista tedesco di 44 anni, deceduto a causa di un incidente stradale.

In Germania è esplosa la polemica. Secondo la ricostruzione dei vigili del fuoco, un veicolo speciale dei pompieri sarebbe stato ritardato dal blocco stradale operato da due attivisti per il clima. Come scrive lo Ziet Online, mancando il mezzo speciale per sollevare la betoniera che aveva schiacciato il ciclista, “i soccorritori hanno dovuto improvvisare” e “ciò ha portato a dei ritardi”. Secondo la Suddeutsche Zeitung, altro quotidiano tedesco, l’ingorgo provocato dagli ambientalisti non avrebbe però avuto un effetto diretto sulle cure (il medico è arrivato sul posto), tuttavia il veicolo rimasto bloccato avrebbe dovuto aiutare a liberare il ferito rimasto incastrato sotto il camion.

Le autorità berlinesi hanno messo sotto indagine due attivisti per il clima del gruppo Last Generation. Resta da capire ovviamente se ci sia il nesso di causalità tra il blocco e la morte del ciclista. Sul corpo della 44enne, scrive il Tagesspiegel, sarà disposta l’autopsia e a quel punto la procura deciderà se formalizzare anche l’accusa di omicidio colposo.

Subito è intervenuto il governo tedesco, il quale pur rispettando il corso delle indagini ha voluto condannare “le proteste che vanno al di fuori della legge”. Ed è anche il ministro della Giustizia ad aver ribadito il concetto in separata sede: “Manifestare fa parte dello stato costituzionale democratico, ma anche un buon fine non giustifica tutti i mezzi”. E arriva la sentenza: “Chiunque metta in pericolo la vita e il corpo di altre persone oltrepassa la linea della protesta accettabile”.

Nonostante gli esiti catastrofici, i talebani green hanno già annunciato di voler continuare nelle manifestazioni. Si tratterebbe solo di “un’ondata di accuse, falsità e agitazione”, volendo addirittura giustificare quanto successo a Berlino: “Sapevamo che molto ci avrebbe colpito. Sapevamo che ci saremmo fatti molti nemici”, si legge nella dichiarazione. “Non ci aspettavamo che un intero sistema mediatico si rivoltasse contro di noi”, raccontano i membri dell’organizzazione climatista, Ultima Generazione, al quotidiano tedesco Spiegel.

Il fatto si colloca anche a pochi giorni dall’interruzione della sfilata di Louis Vuitton a Parigi, quando un’attivista ha bloccato l’esibizione, con in mano uno striscione recitante “consumismo = estinzione”. A ciò, si ricordi anche il blocco dello scorso 17 ottobre ancora a Roma, quando undici militanti hanno interrotto il traffico per circa 30 minuti all’uscita 12 del Gra.

L’obiettivo? “Portare nuovamente alla politica la richiesta di interrompere gli investimenti in combustibili fossili e di accelerare sulle rinnovabili”. Eppure, gli unici risultati, fino ad ora, sono stati l’ira dei lavoratori, costretti ad arrivare tardi sul posto di lavoro, causa le proteste dei nullafacenti a tempo indeterminato.

Articolo aggiornato alle 15.19 del 4 novembre

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