Esteri

I migranti espulsi da Trump? Li aveva arrestati Biden

Mentre nel Belpaese la propaganda turbo-progressista continua a dipingere gli Stati Uniti di Donald Trump alla stregua della Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler e le procedure di espulsione dei migranti irregolari effettuate dall’amministrazione americana al pari delle deportazioni nei campi di lavoro nazisti, da oltreoceano giungono due interessanti notizie che smontano completamente la fuorviante narrazione dei media nostrani.

La prima, una notizia riportata nelle scorse ore dalla CNN, rende l’idea di come le cosiddette ‘deportazioni’, di cui tanto sprezzantemente parla oggigiorno la stampa, fossero in realtà dei processi già in atto anche sotto le precedenti amministrazioni. Unica differenza rispetto all’era Biden, come sottolinea la vice presidente guatelmateca Karin Herrera, è stato l’uso da parte dell’amministrazione Trump di aerei militari. Nient’altro. Non è pertanto cambiato molto rispetto al recente passato, eccetto il mezzo di trasporto utilizzato per i rimpatri, o se preferite ‘deportazioni’, che tuttavia, evidentemente, erano tali anche sotto la presidenza Biden. Non solo.

Secondo le interviste raccolte dalla stessa CNN, l’arresto dei migranti recentemente rimpatriati in Guatemala era avvenuto durante il mandato presidenziale di Joe Biden. Se così fosse, l’attuale amministrazione si sarebbe limitata esclusivamente a dare esecuzione alle espulsioni di soggetti già in stato d’arresto negli Usa. Un altro interessante spunto di riflessione utile a sconfessare la martellante propagandata anti Trump ce lo fornisce poi l’autorevole New York Times, che, con tanto di dati al seguito, fa notare come le ‘deportazioni’ di migranti irregolari fossero più alte sotto le amministrazioni dem, nello specifico il secondo mandato presidenziale di Barack Obama e quello appena concluso targato Biden, che nel corso della prima presidenza Trump, nell’arco della quale erano stati effettuati circa 1,9 milioni di rimpatri a fronte degli oltre 4 milioni conteggiati sotto la presidenza Biden.

Eppure, nonostante il record di ‘deportazioni’ registrato nella scorsa legislatura, nessuno nel corso del precedente quadriennio aveva mai osato muovere alcuna critica nei confronti di Joe Biden o della sua amministrazione. Silenzio tombale. Oggi, invece, complice il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, tutti pronti a scandalizzarsi, ad indignarsi, a denunciare a gran voce i ‘crimini’ commessi dalla neo insediata amministrazione, rea di aver ‘deportato’ con l’uso della forza migliaia di migranti. Che poi, tra l’altro, anche in merito al linguaggio utilizzato appare doveroso compiere una necessaria precisazione. Il termine ‘deportation’, usato in queste ultime ore dai media in maniera fin troppo disinvolta, può infatti assumere diverse accezioni in base al contesto di riferimento. In quello dell’immigrazione, indica l’espulsione di un cittadino straniero da un dato paese e il rimpatrio forzato in quello di origine.

Non per nulla, fino ad appena poche settimane fa, descrivendo una situazione di questo tipo la stampa era solita parlare, giustamente, di ‘espulsioni’ o ‘rimpatri’. Mentre oggi, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, i rimpatri sono diventati di colpo deportazioni, e il regolare espletamento di una procedura assolta in egual modo anche dall’amministrazione Biden, classificato in modo fuorviante alla stregua di un abominevole crimine contro l’umanità.

Salvatore Di Bartolo, 29 gennaio 2025

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