I virologi se la prendono pure con la tombola

Siamo alla follia: ecco il decalogo per il cenone di Natale coi parenti

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Quando arrivi al fondo, comincia a scavare. La cialtronaggine di questi signori che apparecchiano le nostre vite è abissale e, quel che più agghiaccia, fuori controllo: siamo al Natale in manicomio, che non è un cinepanettone ma la tragica realtà. Al Tg1 si sentono luminari fulminati dire cose turche: la tombola no, è micidiale, se volete abbracciarvi, a vostro rischio e pericolo – e qui affiora il Furio di Carlo Verdone, i regali meglio evitare (sono contagiosi anche i pacchetti?) e comunque a tavola state tutti a dieci metri di distanza.

La guerra al cenone di Natale

Vorrà dire che affitteremo un castello. Ci sono questi virologi scatenati che Padre non perdonarli perché non sanno cosa dicono (come sempre, del resto): non ricevete novax, fate il cenone con le mascherine, i vecchi spediteli in ospizio o sul pak come gli esquimesi, se proprio siete talmente debosciati da voler passare la festa in compagnia, almeno fate il tampone a tutti. In casa. In famiglia. E perché non regalarsi delle dosi di vax e somministrarsele a vicenda? Tu scendi dalle stelle, o re del cielo, e se non hai il vaccino, vai al cimitero.

Le (folli) regole per le feste

Qualche giornale demenziale non si fa scrupolo di pubblicare tabelle coi consigli per un Natale purtroppo in sicurezza: 1) invitare solo i vaccinati; 2) in nessun caso far partecipare vecchi non vaccinati; 3) indicare agli ospiti il bagno per lavarsi le mani appena arrivano; 4) difficile evitare gli abbracci (sic!) ma è rischioso; 5) se non si gela, lasciare la finestra aperta di qualche centimetro (sic!); 6) mantenere il più possibile le distanze a tavola; 7) non usare le proprie posate nei piatti comuni; 8) non passarsi il telefono nel fare gli auguri.

Un Natale da incubo

Alla luce di queste indispensabili indicazioni, possiamo figurarci il giorno più solenne dell’anno come segue. Din don: chi è? “Siamo noi, i parenti”. “Parola d’ordine!”. “Tripla dose”: il padrone di casa socchiude la porta senza togliere il chiavistello e, scrutandoli con occhi da topo svizzero, intima: fuori carta d’identità, greenpass e tampone! Anche se sa benissimo quanti anni anno perché sono suoi zii. Sbrigate queste formalità, se uno tenta un abbraccio augurale, mollargli subito un calcio nelle palle, un colpo di taglio in nuca e mandarlo a pavimento ululando. Quindi incatenarli tutti e, in fila come schiavi dell’Alabama, condurli al bagno per le abluzioni. Se uno ci riprova con l’abbraccio, mozzargli le mani e nei casi più ostinati direttamente le braccia col coltello dell’arrosto. Spalancare tutte le finestre, meglio se fuori infuria una bufera di neve, ché il freddo conserva e alle volte surgela. Dislocare tutti i commensali a una distanza da peste nera, meglio se uno per stanza.

Se l’appartamento è piccolo, si possono tenere fuori gli ospiti meno prestigiosi, e farli mangiare nelle ciotole. Chi si azzarda a piluccare nel piatto del vicino, si fa per dire, verrà giustiziato sul posto con una overdose di 12 vaxxini. È consentito invece sputarsi nel piatto e anche addosso in caso di vecchie ruggini, regali sbagliati, corna vissute. Tassativamente proibito scambiarsi il telefono per gli auguri. Si potrà invece lanciarselo con intento letale, ad alzo zero, o comunque utilizzarlo per mandarsi a fanculo o maledire un novax a scelta.

Ora ditemi voi se è possibile scendere a simili livelli di abominio. Il Natale, quando arriva, non arriva: c’è un incubo, qualcosa che prima passa e meglio è. Grazie competenti, grazie tecnici, grazie scienziati, grazie giornalisti embedded, grazie generali, grazie presidenti inviati da Dio, tecnici della provvidenza, grazie a tutti, vogliate gradire i nostri più servili auguri di uno Spettabile Natale e un miserabile anno nuovo.

Max Del Papa, 21 dicembre 2021

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