Il boom della destra nell’ex Germania Est

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“Dalla pandemia si esce a sinistra”, ha dichiarato Enrico Letta. A giudicare però dai risultati delle elezioni tedesche, qualche dubbio viene. A maggior ragione se si va ad analizzare nel dettaglio i risultati del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). La formazione nazionalista tedesca, infatti, sebbene abbia perso qualcosina a livello nazionale (circa il 2%) e in alcune zone non abbia superato nemmeno la soglia di sbarramento, è andata però fortissimo nei land della Germania dell’Est. Basti pensare che nelle regioni della ex DDR come Sassonia, Turingia e Sassonia-Anhalt, dove prevalgono i suoi leader più radicali, ha ottenuto ben 16 mandati diretti diventando il primo partito con quasi il 25% dei consensi e assumendo i contorni di una vera e propria formazione a carattere popolare.

Le ragioni del boom

Ma come si spiega questo trionfo che avviene proprio nella porzione di territorio che fu a lungo nell’orbita dell’ex Unione Sovietica? Sebastian Münzenmaier, vice-presidente del gruppo dell’AfD al Bundestag dice la sua: “Le persone dell’Est hanno esperienze molto particolari e notano quando chi è al potere si allontana dal popolo. Valori come la nazione, la patria e la coesione, che sono i valori dell’AfD, sono più presenti lì, e i nostri amici dell’est sanno parlare all’anima della gente”.

Insomma, le parole d’ordine della destra sembrerebbero fare più presa proprio laddove sono state meno presenti nella storia recente e probabilmente è proprio questo uno dei motivi principali del clamoroso succcesso. Ma un peso non indifferente in queste elezioni lo hanno giocato sicuramente anche anni di politiche della Cdu che sono apparse lontane dalla gente comune e proprio per questo maldigerite dalle fasce più povere della popolazione. Un’era particolarmente buia che, secondo Münzenmaier, però, è ancora lontana dall’essere tramontata. “Proseguirà – prevede – con altri mezzi e forme. La Germania continuerà ad essere il finanziatore dell’Europa, ad accogliere ogni richiedente asilo e a ospitarlo a vita, a chiedere ai cittadini di pagare per questioni assurde attraverso tasse e costi della vita sempre più alti, e continuerà ad essere sottomessa agli interessi di attori lontani dal popolo”. Mentre quello che dovrebbe essere fatto – spiega – è proprio l’opposto.

“Il compito del nuovo governo dovrebbe essere quello di tornare a fare di nuovo politica per i cittadini tedeschi: usare i soldi delle tasse tedesche per la Germania, riconoscere che lo Stato e il governo devono prima di tutto essere al servizio del proprio popolo”. I vecchi partiti stanno già fallendo in questo e non troveranno soluzioni sostenibili a tutte le sfide che vanno dalla sicurezza interna, alla protezione delle frontiere, fino alla giustizia sociale, ai salari equi e agli affitti accessibili per i cittadini tedeschi”.

Futuro a sinistra?

Concetti chiari, insomma, che hanno fatto estremamente presa in una parte del paese e che non è detto che non faranno breccia presto anche in altre zone della Germania. Anche perché Alternative für Deutschland è l’unico partito con cui nessuno degli altri schieramenti vuole avere a che fare e quindi quasi certamente siederà all’opposizione anche nei prossimi anni potendo concentrarsi esclusivamente sull’aumentare il proprio consenso.

“Siamo soddisfatti – ha chiosato Münzenmaierperché ci siamo affermati nel migliore dei modi. Mentre la Cdu ha subito una sconfitta storica e la Linke è riuscita a superare la soglia di sbarramento soltanto attraverso accordi speciali, noi abbiamo raggiunto un risultato a due cifre, e questo è un successo”.

Vedremo cosa succederà. Ma la lezione tedesca sembra mettere in discussione le certezze e i trionfalismi della sinistra tedesca ed europea.

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