Il comunismo ha abolito la libertà ovunque

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In estrema sintesi, tralasciando gli innumerevoli aspetti sociologici della diffusione del comunismo nel XX secolo, la differenza sostanziale che esso ha rispetto al nazismo è che ha vinto la seconda guerra mondiale. Assoggettando mezza Europa per mezzo dell’Armata rossa, il comunismo staliniano, malgrado i suoi spaventosi crimini contro l’umanità, ha goduto di una lunga rendita di posizione che ha beneficiato in modo notevole anche i suoi epigoni italiani, i quali per decenni ci hanno raccontato un mare di balle sulla Resistenza, attribuendosi il merito della riconquistata libertà democratica. D’altro canto, come è noto a chi approfondisce le cose senza i paraocchi ideologici del pensiero unico, la storia la scrivono sempre i vincitori.

In tal senso, basta entrare in una qualunque libreria italiana per rendersi conto della grande distorsione storica sul comunismo che continua a riverberarsi fino ai giorni nostri. Infatti, mentre sul nazismo, che ha oramai assunto un valore di eterno male assoluto che travalica i suoi grandi crimini,  sono presenti interi scaffali di libri, sul comunismo e sulle sue sanguinose manifestazioni nulla o quasi. Anni fa, ricordo di aver dovuto ordinare un testo fondamentale sulle purghe staliniane, scritto da Robert Conquest, nella più grande libreria di Perugia, dopo averne consultate almeno una decina.

Mentre sul maoismo, sui cui miti sono rimasti attaccati molti intellettuali ancora oggi, è come andar di notte. Trovare qualcosa sulla più grande carestia della storia moderna, determinata dal folle “balzo in avanti”  imposto da Mao Tse-Tung e che provocò almeno 50 milioni di morti per fame, è quasi impossibile. Se poi aggiungiamo che ancora oggi nelle scuole e nelle università italiane si studia su testi scritti da personaggi che hanno mangiato pane e marxismo fin dall’infanzia, non c’è molto da stupirsi se una ideologia tanto tragica e così adatta a sviluppare le più sanguinarie tirannie non riesca, soprattutto nel nostro Paese, ad essere valutata nella sua spaventosa realizzazione concreta.

Anzi, gli eredi del comunismo dal presunto volto buono di Togliatti e Berlinguer – quelli, per intenderci, come il ministro Speranza che ci tolgono la libertà per decreto – proseguono sulla stessa linea di chi li ha preceduti, sostenendo più o meno implicitamente la tesi di un principio meraviglioso, quello di una società senza classi e senza diseguaglianze, ma tradito da una sua cattiva applicazione.

Balle! Il comunismo, laddove ha raggiunto il potere, non ha abolito affatto le classi e le diseguaglianze. Esso ha abolito ovunque la libertà, distruggendo la ricchezza delle nazioni e creando un’enorme casta di parassiti legati all’onnipotente partito unico. Questo è e sempre sarà il comunismo.

Claudio Romiti, 25 gennaio 2021

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