Il grande pasticcio di mamma Rai

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Il volto pasticciato di cioccolato dell’amministratore delegato Fabrizio Salini è la metafora della confusione che oggi regna sovrana in casa Rai. È questo il commento sarcastico di un membro del CDA mentre lunedì scorso si teneva la riunione di consiglio nella Sala Orsello al settimo piano di viale Mazzini.

Tutti presenti, consiglieri e staff rigorosamente con la mascherina e, come sempre, cabaret di pasticcini e salatini allestiti in stile “day after”. Ad un certo punto, mentre si discuteva di come gestire il caos informativo rispetto a Sky, a Retequattro, e perfino La7, l’Ad, alzatosi tronfio verso l’area confort, ha afferrato con foga un bignè al cioccolato che, non riuscendo a sollevare la mascherina, gli è rimasto stampato in faccia. Meglio di una scena comica di Ridolini. Come a significare emblematicamente che la Rai di Salini si è impiastricciata definitivamente davanti all’emergenza Coronavirus.

Mentre sulle reti concorrenti spopolano la formidabile Barbara Palombelli, le anchorwomen Myrta Merlino e Tiziana Panella, ed Enrico Mentana, anche rispetto a una Lilli Gruber non all’altezza della sua fama, in Rai assistiamo a programmi che si chiudono senza una ragione, altri che raddoppiano quando si dovrebbero chiudere, conduttori che vanno e tornano, quarantena che dura un giorno per alcuni e quattordici giorni per altri come per Bruno Vespa. Tamponi random senza alcun criterio. Al di là dell’improvvisata task force, non c’è un piano organico per la sicurezza dei lavoratori nei vari siti aziendali e soprattutto manca un piano straordinario per l’informazione da “emergenza Coronavirus“. Si fa meno di quello che si fece per gli attentati dell’Isis o per i terremoti più recenti (L’Aquila e Amatrice). I soliti notiziari con dentro l’immancabile défilé di politici e qualche speciale applicando il Cencelli dei conduttori per non far arrabbiare nessuno e per invitare l’onnipresente “prezzemolino” Spadafora, il vero artefice del disastro della gestione Rai a 5 Stelle, a cui Salini resta ancora aggrappato.

Solo in questi giorni stanno approntando uno studio di backup per andare in onda con i notiziari in emergenza nel caso si debba chiudere una palazzina, com’è successo al Tg3, dove venti giornalisti sono stati messi in quarantena per la positività di un assistente al virus. Ora sembra che lo stesso problema si stia presentando al Tg2 e, siccome si tratta a volte di redattori sposati e che lavorano con diverse testate, il contagio rischia di diventare a macchia di leopardo. Infine, per le coppie clandestine, un numero non censito, ma comunque davvero impressionante, il possibile percorso del virus non è neanche tracciabile.

Al momento stanno risolvendo i problemi tecnici con lo studio di Rai Parlamento affinché possa interfacciarsi con tutte le testate. Bar chiusi all’interno di Saxa Rubra, la mensa accessibile da una persona per tavolo con ingresso contingentato, un’iniziativa peraltro tardiva. I giornalisti preferiscono portarsi il panierino da casa, tanto che le redazioni assomigliano a dei bivacchi perenni. Malgrado gli sforzi per la sanificazione di maniglie, di porte e di tasti degli ascensori, sono invece completamente dimenticate scrivanie, telefoni, mouse e tastiere, nelle quali vive un micromondo di polvere, molliche e tante altre schifezze. Come dotazione, inoltre, è stata fornita solo la candeggina, fortemente irritante per occhi e mucose. Chiuso per mancanza di igiene anche il reparto trucco.


Ma il vero problema restano le squadre da far girare nei desk, dal momento che non sono state ancora impartite regole precise per lo smart working, sul quale a Rai Sport è scoppiata una rissa. Della mancata rotazione al lavoro da casa sono vittime anche i giornalisti della notte, costretti a restare alla scrivania fino alle 5,30 del mattino.

Di fronte a questa situazione, c’è stata una sollevazione in più redazioni, con liti furiose nei corridoi tra i membri dei comitato di redazione e i dirigenti dell’Usigrai che suggerivano di far rientrare i colleghi dalla zona rossa direttamente al lavoro. Rai – Di tutto, di meno.

Luigi Bisignani per Il Tempo, 20 marzo 2020

 

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