Il no della Merkel ai sovranisti nel Partito popolare europeo

2k 1
generica_porro_1-1200

In tutta Europa il quadro politico è in costante evoluzione, non solo il nostro paese rappresenta un laboratorio per l’alleanza sovranista-populista tra Lega e M5S, ma anche lo scenario in altre importanti nazioni lascia presagire il risultato delle ormai imminenti elezioni europee. Secondo molti sondaggi, in Francia il partito di Marine Le Pen ha superato quello di Emmanuel Macron raggiungendo il 23 per cento contro il 22,5. La percentuale del Rassemblement National potrebbe addirittura salire se una parte degli elettori di Mélenchon, ascrivibili a un’area sovranista di sinistra, spostassero il proprio voto sulla Le Pen. Se questa previsione dovesse rivelarsi veritiera avverrebbe un fatto mai accaduto nella storia dell’Ue: in Italia e Francia, le due principali nazioni europee insieme alla Germania e paesi fondatori dell’Unione europea, i partiti di maggioranza sarebbero due forze sovraniste.

Questo risultato tuttavia non deve trarre in inganno, la possibilità di una maggioranza al parlamento europeo dei sovranisti e la conseguente nomina di una commissione europea con posizioni ascrivibili a quest’area politica, è implausibile. Sebbene in nazioni come l’Italia e la Francia i partiti sovranisti abbiano percentuali notevoli, a livello europeo il quadro è ben diverso, in molte nazioni i sovranisti sono al di sotto del 20% e, dati alla mano, i numeri per raggiungere la maggioranza non ci sono.

La realpolitik impone perciò una rete di alleanze tra l’internazionale sovranista a cui stanno lavorando Matteo Salvini e Marine Le Pen che, intervistata da Le Figaro, ha dichiarato di voler costituire un “supergruppo”, e altre forze politiche. In tal senso il futuro dell’Unione europea passa per la creazione di una grande alleanza tra sovranisti-conservatori e popolari. Il vero tema attorno a cui si giocano le elezioni europee non è tanto il risultato dei partiti sovranisti che sarà senza dubbio soddisfacente (anche se non sfonderanno) bensì il posizionamento del Ppe.

Da che parte decideranno di stare i popolari? Formeranno, come auspicato da Berlusconi, un’alleanza con i “sovranisti illuminati”, oppure troveranno un accordo-inciucio con i socialdemocratici? Ad oggi il fronte popolare è spaccato tra una componente più estrema rappresentata da Orban e favorevole a un accordo con i sovranisti, e un’ala più moderata al momento maggioritaria perché facente capo ad Angela Merkel. La cancelliera tedesca difficilmente accetterebbe un’alleanza con i sovranisti ma sarebbe al tempo stesso implausibile chiedere al Partito Popolare Conservatore danese, al Partito Popolare austriaco di Kurz, senza arrivare ad Orban, di allearsi con i progressisti. Rischia così di crearsi una frattura che si potrebbe superare riprendendo quanto avvenuto in Italia: un grande contratto europeo da sottoscrivere tra il Ppe, i conservatori dell’Ecr e i sovranisti in cui sintetizzare i principali punti per cambiare l’attuale Unione europea. Un contratto fondato sui temi comuni a partire dall’ambito valoriale ed etico, dalla riscoperta delle radici cristiane dell’Europa, da una diversa linea sull’immigrazione e da politiche economiche antitetiche a quelle realizzate fino ad oggi.

Francesco Giubilei, 17 maggio 2019

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version