Il piano (suicida) degli eletti per far fuori Grillo

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Persi uno per uno per strada tutti gli ideali di purezza, onestà, politica come servizio a partire dal dogma che “uno vale uno”, i deputati e soprattutto i senatori grillini hanno oggi un solo problema: come non tornarsene a casa e continuare a sedere sulla comoda e ben retribuita poltrona ove quasi per caso si sono trovati a un certo punto assisi. Da questo elemento semplice semplice, persino banale, bisogna partire per inquadrare la lotta di potere fra Grillo e Conte, e quindi provare ad immaginare chi alla fine ne uscirà con le ossa più rotte. Conservare la poltrona sarebbe difficile già in tempi normali, ma oggi diventa una vera e propria lotteria per il combinato disposto di due fattori: da una parte, il crollo dei consensi del Movimento, che quindi porterà anche in percentuale meno parlamentari nelle due camere al prossimo giro; dall’altra, il taglio del numero stesso dei parlamentari che, ironia della sorte, è stato proprio il gruppo pentastellato a imporre agli altri inizialmente recalcitranti. Un classico esempio di un’automutilazione dei genitali, come vuole la storiella del marito che vuol fare un dispetto alla moglie.

Se sulle prime sembrava perciò che Grillo avesse sconfitto l’ex “avvocato del popolo”, e che in sostanza lo avesse cacciato dal partito come a suo tempo aveva fatto Berlusconi con Fini, ieri per tutta la giornata sono trapelate voci, confermate anche dalle agenzie, di una ampia rivolta contro il Garante che sembrerebbe montare nelle chat. E che arriva fino ad ipotizzare, da parte di alcuni, l’utilizzo dello Statuto vigente (l’articolo 8 per la precisione) per sfiduciarlo o comunque mettere ai voti in rete il suo ruolo. Che non si tratti di voci, nel tardo pomeriggio lo si è evinto da un video conciliante, e quasi sulla difensiva, dello stesso Grillo che in sostanza ha ridotto al rango di “battute” le parole offensive con cui aveva reagito in un post, sempre sul suo sito, di commento alla conferenza stampa dell’“incaricato” che gli aveva di fatto gettato il guanto di sfida. Pur ricordando, fra le righe, allo stesso che il Movimento è quello che lo ha creato dal nulla, facendolo diventare da oscuro professore di diritto presidente del Consiglio. Ah, la umana gratitudine!

Richiamandosi al “cuore”, Grillo non ha fatto però che accettare il terreno di gioco imposto da Conte, che in conferenza stampa alle ragioni del “cuore” aveva chiesto ai grillini, appellandosi a loro direttamente, di opporre, o almeno affiancare, le ragioni della testa. Ora, a parte il fatto che i grillini la testa la usano generalmente poco, per capire il senso delle parole dell’ex capo del governo non bisogna pensare a sottili ragioni politiche o strategiche. Da questo punto di vista, si vede solo fumo, confusione e vaghezza, da una parte e dall’altra. More solito. La testa a cui si è appellato l’arcitaliano professore “miracolato” era quella del bottegaio: la ragione calcolante che impone ai grillini di pensare con chi a loro convenga stare oggi per continuare a stravaccare in una delle due camere.

Tutto può perciò forse ancora succedere, compreso un ritorno in scena del “figliol prodigo” perdonato dal “papà” che non è affatto un “padre padrone”. Non vorremmo però che ancora una volta i grillini usassero male la loro sostanza grigia, lasciandosi abbindolare da promesse che poi nemmeno il parricida potrà mai rispettare. Alla circonvenzione di “incapaci”, quest’ultimo, con la sua allegra brigata casalinese, sembra essere particolarmente portato!

Corrado Ocone, 1° luglio 2021

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