Il Terzo Polo è fritto: l’annuncio ufficiale di Carlo Calenda

L’addio di Azione a Italia Viva: progetto nato sotto una cattiva stella. Renzi e Calenda non si sopportano più

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La rottura è ufficiale: Carlo Calenda e Matteo Renzi guidano ormai due entità politiche separate. In un’intervista a Agorà, il leader di Azione ha dichiarato in modo inequivocabile il suo addio a Renzi e Italia Viva. “I gruppi parlamentari si separeranno, Renzi lo ha detto. Ormai siamo due partiti separati, non ho più voglia di mettermi a discutere con loro, ha dichiarato Calenda, lasciando intendere (se mai ce ne fosse stato il bisogno) che i due movimenti politici hanno prospettive divergenti.

I problemi ad oggi appaiono dunque più tecnici che politici. I due partitini infatti sono stati eletti nel raggruppamento del Terzo Polo e solo insieme riescono a formare un gruppo parlamentare. La domanda ora è semplice: se ne va via Renzi, oppure sbatte la porta Calenda?  “Questo lo devono decidere loro – dice Carlo – sono stati eletti con un simbolo che aveva il mio nome, possono andarsene loro quando gli pare”. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Secondo fonti di Italia Viva infatti  “a differenza di quanto affermato il gruppo non ha il suo nome” ma “si chiama Azione-ItaliaViva-Renew Europe“. Tradotto: se proprio vuole, faccia lui le valigie.

Non è chiaro se la querelle finirà a carte bollate. Di sicuro ormai le incomprensioni sono all’ordine del giorno. L’ultimo scontro risale a qualche giorno fa, quando i giornali pubblicarono la notizia della cena al Twiga tra alcuni parlamentari di Iv e il ministro Daniela Santanché, ministro in quelle ore nel mirino delle opposizioni. “A me non frega niente di dove vanno a cena i compagni di Renzi, mi interessa se vanno a cena con un ministro di cui si chiedono le dimissioni, così i cittadini non capiscono niente”, ha affermato Calenda. Ma è chiaro che brucia.

A dire il vero l’unione tra i due era nata sotto una cattiva stella. Quella del tradimento. Prima delle elezioni dello scorso settembre, Calenda sembrava infatti a un passo dal matrimonio con Letta. Poi l’incredibile retromarcia aveva lasciato il povero leader Pd col cerino in mano, costringendo di fatto il Terzo Polo a unirsi per superare la soglia di sbarramento. In un primo momento si era parlato di un progetto di lungo periodo, tipo un nuovo partito socialdemocratico centrista, addirittura ipotizzando percentuali di elettori faraoniche. Poi è andata come è andata, non solo a livello nazionale ma pure nelle successive tornate amministrative, regionali e locali dove sotto la guida di Calenda il Terzo Polo ha rimediato solo schiaffoni.

Le divergenze personali tra due prime donne della politica hanno fatto il resto, provocando il naufragio del progetto del partito unico. I dissidi emersero ad aprile e sembravano questioni di procedure: Calenda voleva sciogliere subito i partiti originali, Renzi no. In realtà sotto bruciava la cenere. Il ministro non ha mai digerito la scelta dell’ex premier di diventare direttore del Riformista, ma il vero punto di rottura arrivò forse a maggio, quando Calenda apprese dai giornali lo “scippo” di una deputata che da Azione è passata a Italia Viva. Da lì è stato un susseguirsi di accuse, ripicche, litigi. E ora, oltre a separarsi, appare “estremamente improbabile” (Carletto dixit) che i due partiti si presentino uniti alle prossime elezioni europee.

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