Rassegna Stampa del Cameo

Ilva, Alitalia, Tap e Tav: 4 questioni da chiudere prima di ferragosto

Confesso la difficoltà che provo da qualche tempo nello scrivere il Cameo. L’atmosfera di questa, in fondo banale, stagione di passaggio la trovo sempre più pesante, lo scirocco politico-comunicazionale mi debilita. Leggo i giornali, guardo le Tv, ascolto le Radio, leggo i tweet della classe dominante e dei loro sudditi, e mi chiedo: ma siamo proprio noi? Siamo proprio ridotti così? L’elaborazione del lutto dei due sconfitti, Pd e Fi, si fa sempre più faticoso e lungo. E fin che non si compie andrà avanti così? Inaccettabile.

I due partiti, Pd e Fi, che hanno dominato la scena politica dell’ultimo quarto di secolo, se vogliamo dargli una connotazione personalizzata diciamo dal duo Silvio Berlusconi & Romano Prodi degli anni Novanta fino al loro ultimo epigono Paolo Gentiloni, si trovano relegati all’opposizione, senza se e senza ma, dal voto popolare del 4 marzo scorso. L’avviso di sfratto l’avevano ricevuto per tempo, il 4 dicembre 2016, in occasione dell’avventuroso tentativo di modificare parti rilevanti della Costituzione. Bocciatura secca, perché, giustamente, la maggioranza dei cittadini nella Carta si ritrovava e dalla quale si sentiva protetta.

Saranno gli storici a stabilire se Giorgio Napolitano, in quel terribile autunno del 2011, abbia fatto bene o male a non indire elezioni immediate. Una risposta i cittadini l’hanno data forte e chiara il 4 marzo scorso, e la stanno confermando con i sondaggi ove ormai i due vincitori sono costantemente in crescita e i due sconfitti in declino (irreversibile?). Perché noi élite non ne prendiamo atto?

E curiosamente Pd e Fi mostrano i loro limiti nel fare un mestiere, l’opposizione, al quale non sono culturalmente attrezzati (umiltà e determinazione sono le due skill, direbbero i colti, per fare un’opposizione decente), mentre M5S e Lega mostrano, in termini speculari, la difficoltà a decidere, essendo vissuti sempre e solo all’opposizione (M5S) e come Lega esserlo dal 2011, mancando quindi della cultura di governo.

Facciamo un esempio. Giuseppe Conte a mò di Chef stellato si trova a dover portare in sala quattro piatti già cucinati, ereditati dalla passata gestione. Certo, potrebbe rifarli partendo da zero ma il cliente, come ovvio, non l’accetterebbe. Che fare allora? Scelta obbligata, portarli tutti e quattro o cassarne qualcuno. Fuor di metafora, ragionando in termini di business e manageriali (la politica non è il mio mestiere) se fossi al loro posto sceglierei così, aggiungendo un po’ di profumi e di spezie:

1 Ilva, va bene la soluzione Acelor del duo Carlo CalendaMarco Bentivogli. Lo si riconosca, hanno ragione. Saranno pure due pieni di sé, saranno pure insopportabili nel parlare e nello scrivere, mi dicono che curiosamente uno si crede l’altro, ma in ogni caso un certo lavoro l’hanno fatto con impegno, e poi meglio non metterseli contro (in effetti, in tv viene loro lo sguardo cattivo che però buca lo schermo, mentre l’ironia no).

2 Per Alitalia, lasciarla fallire, e il governo Conte deve assumersene tutte le responsabilità, visto che non ne ha alcuna. I cittadini sanno che è colpa (condivisa) delle attuali opposizioni, Pd e Fi, che se la palleggiano da vent’anni, ma così è. Saranno contenti quelli che ne parlano da sempre senza essere mai arrivati al dunque, cambiando spesso ricetta in corso d’opera: politici di destra e di sinistra, accademici, economisti, giornalisti. E poi si fa un’opera buona, il Professore può tornare sul proscenio e dare un’intervista: “io l’avevo venduta ad Air France con ….” E il Cavaliere rispondere: “Io avevo salvato…”.

3 Per la Tap, basta chiacchiere, si fa e basta. La vuole The Donald per fare un dispetto a The Angela e può aiutarci in Libia contro il losco Emmanuel Macron: due o tre piccioni per un tubo sottoterra lo trovo vantaggioso.

4 Per la Tav, anche qua, a maggior ragione, basta chiacchiere, questo pugno di valsusini radicali hanno rotto (saranno rimasti mica al medioevo?), si faccia il referendum e si deleghi la sua organizzazione a Sergio Chiamparino (non sa come dissociarsi dal suo partito, questa è l’occasione). Gli ex comunisti piemontesi sono bravi in queste cose: vedrete che la Tav si fa, perché lo deciderà il popolo.

Se il Governo Conte chiudesse questi dossier prima di Ferragosto gliene saremmo tutti grati, tanto la responsabilità storica è congiuntamente di Pd e di Fi. Nel business e nel management meglio una decisione parzialmente errata che una non decisione. Penso valga anche in politica.

Riccardo Ruggeri, 31 luglio 2018

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