Cultura, tv e spettacoli

Il caso al Tg1

In Rai la guerra si fa con i peti

Il caso di Dania Mondini, mezzobusto del Tg1, che ha denunciato le flatulenze del collega

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Pare che alla sventurata Dania Mondini, mezzobusto del Tg1, siano venute certe meches terrificanti. Ma sgombriamo subito il campo da un equivoco: qui il Petomane non c’entra in quanto il leggendario Joseph Pujol, mirabilmente interpretato da Ugo Tognazzi in un film epocale, aveva cura di prodursi “senza pregiudizio alcuno per l’altrui olfatto”. Qui siamo se mai al geom. Calboni, che poi incolpava il povero, incolpevole Fantozzi. Chi sarà il Venticello inflitto in stanza a Dania?

La faccenda puzza, tanto che la magistratura, non avendo di meglio da fare, ha spalancato un fascicolo; ipotesi di reato: mobbing (in forma di sniffing). Dania, infatti, si dice vessata da almeno cinque colleghi, senza fare i nomi: Filippo Gaudenzi, Marco Betello, Piero Felice Damosso, Andrea Montanari e Costanza Crescimbeni, poi dice la solidarietà fra donne. Sono loro gli indagati per questa tortura che ha provocato, e non fatichiamo a crederlo, un insostenibile stato di stress acustico-olfattivo alla Mondini. Perché l’Innominato pare si comporti come il Braciola, quello di “Arrivano i Gatti”, che, finito di mangiare, sparava in successione due salutari botti, uno al piano di sopra l’altro dal seminterrato. Cioè una al mattino arriva in redazione e, come saluto, si sente sparare un uno-due da ko.

“Scusa, Puccettona, il dottore mi ha autorizzato a non trattenere”. E le meches aumentano. Solo in Rai, oh, solo nel servizio pubblico italiano: c’è chi, sui social, non ha mancato di ipotizzare un legame organico tra emissioni e trasmissioni del primo telegiornale nazionale, un notiziario che si affiata sempre meno col pubblico, evidentemente allertato da un insistente tanfo di fake news. Anzi, fart news. E c’è da capirla, la misera Dania: in effetti, più brutta cosa non c’è. Giornate che non passano mai, scandite dal cucù del collega, lei con in testa la Carrà, “mi è sembrato di sentire un rumore”, e poi le tocca andare in diretta pallida e asfissiata. Altro che la CO2 di Greta, lei sì che può vederlo, sentirlo l’inquinamento antropico. Povera donna, le dedichiamo il misconosciuto successo di Ugolino, 1968: “Mi alzo al mattino e c’è Bombardino… Ma che bella giornata!”.

È pur vero che anche il povero Calboni del Tg1, alla fine, meriterebbe pure lui una brezza di solidarietà: invece nessuno gliela esprime, degradato da redattore a vettore, ruttore, strumento di tortura, allegoria di una informazione gonfia di vapori mefitici. Ormai è riconoscibile “dalla voce”, come Severino Cicerchia (detto lo Scoreggione), il cugino di Artemio, il Ragazzo di Campagna di Renato Pozzetto. E davvero non vorremmo ritrovarci nei giudici chiamati ad occuparsi della spinosa faccenda, tanto meno in caso di incidente probatorio. Peraltro, la vicenda giudiziaria ha già assunto un tortuoso percorso all’italiana: denunce, testimonianze, e immaginiamo i contenuti, l’accusa per stalking rigettata dal pm, il conseguente dirottamento in sede civile, il pg che avoca, decide di insistere, che procedimento pestilenziale.

Tragico caso di ventilatio intestinalis putrens, e dire che Dania, tutta mechata, la pelle sfibrata da un’altra raffica di giornata, aspirava, sì, ma alla telegenia, mica alla telepatia in forma di asfissia. Chissà che inverno, tutto a finestre spalancate. E quell’altro che insiste col suo personalissimo segnale orario. Ma, come si dice: se vuoi essere mezzabusta in un vespaio come la Rai, odori e oneri. Toccherà remixare la celeberrima sigla, su ritmi techno-house, e, quanto a Renato Zero, lo preghiamo di riscrivere il testo del suo impagabile successo del 1982 (40 anni fa!): “Viva la Rai/Senza segreto/Dice la Rai/Soltanto un peto/Viva la Rai/Dimmi da quale parte stai/Viva la Rai/Quante correnti/Nei corridoi/Poveri noi/Se non si mettessero d’accordo alla Rai/Mettiamo allora un purificatore/In modo che/Non resti più l’odore/Che Dania sai/Oltre lo stremo s’è ridotta oramai/Viva la Rai”.

Come finirà? Difficile dirlo, però è vero che, alla fine, la signorina Silvani il geom. Calboni se lo sposava. Magari tappandosi il naso, ma se lo impalmava. Del resto, diceva Maupassant che “il matrimonio è uno scambio di cattivi umori di giorno e di cattivi odori di notte”. Hai visto mai che, un bel giorno, arrivano le partecipazioni: Dania Mondini e Mister Prot annunciano le loro nozze. È gradita la mascherina scura. A disposizione la lista per i regali: deodoranti, deumidificatori, depuratori, ecc. Pranzo al ristorante “Vento d’estate”. Gli sposi saluteranno i convitati prima di partire per il viaggio di nozze nella favolosa Cul de Sac, paradiso dei Caraibi, sulle note della canzone che li fece innamorare, “Fotoromanza” di Gianna Nannini: “Questo amore è una camera a gas…”.

Max Del Papa, 14 maggio 2022

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