Israele e Gaza: di tutto e di più, ma politicamente scorretto

Le agenzie dell’Onu, la guerra, il Vaticano, Hamas: quello che non vi raccontano sulla guerra in Medio Oriente

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hamas terroristi

Le notizie dalla Striscia di Gaza, dove l’esercito israeliano sta continuando con la sua operazione di distruzione dei terroristi di Hamas, e dal confine fra il Libano e lo Stato Ebraico dove la guerra fra Hetzbollah e l’I.D.F. che per il momento si può definire a bassa tensione, arrivano in un flusso continuo ed è oggettivamente difficile seguire tutto contemporaneamente. Pertanto vale la pena, come in tutte le serie televisive, anche se si tratta di una tragica realtà, fare il riassunto degli avvenimenti precedenti e commentarli nella nostra maniera, cioè politicamente scorretta.

Per dirla alla Bertolt Brecht ci sediamo dalla parte scorretta perché l’altra parte è tutta occupata dalle anime belle dei girotondi, dei gessetti, del petaloso, del volemose bene e di tutto ciò che sembra buono, bello e, soprattutto, politicamente corretto. I soldati delle truppe speciali dell’esercito israeliano che stanno operando all’interno dell’ospedale Al Nasser di Khan Yunis, oltre ad aver trovato ed eliminato decine di terroristi e dopo aver arrestato quelli che si sono arresi, hanno individuato in mezzo a questi ultimi anche dei responsabili del massacro del 7 ottobre 2023. Nei sotterranei dell’ospedale sono state anche rinvenute le scatole dei medicinali segnate con i nomi dei rapiti (guarda qui le foto). Si tratta delle stesse medicine che il Qatar si era impegnato a far arrivare ai deportati da Hamas.

Questo ritrovamento è l’ennesima prova di quanto sia facile per molti musulmani, non tutti per carità, mentire agli infedeli. Non lo dico io, ma è stato detto e ripetuto in centinaia di sermoni all’interno delle Moschee in tutto il mondo, Europa compresa. Mentire come fa sempre Hamas e come ha fatto anche il Qatar, che si era assunto l’obbligo di garante che le medicine, alcune salvavita, sarebbero arrivate ai destinatari.

Alla luce di tutto ciò, questa è l’ennesima prova che, per molti ma non per tutti, mentire agli infedeli è facile, anche quando si tratta a livello diplomatico.
Basta ascoltare con le orecchie aperte per capire, e le orecchie forse saranno anche aperte, quello che difetta sono i cervelli annebbiati dalle varie ideologie dei girotondi, dei gessetti, del petaloso, del volemose bene e di tutto ciò che deve essere buono e bello a prescindere. Anche a costo di negare o nascondere evidenze che in altri momenti storici non sarebbero mai state accettate.

Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Galant ha rivelato i dettagli dei dipendenti dell’UNRWA, compresi insegnanti e assistenti sociali, che hanno partecipato al massacro genocida del 7 ottobre e, in un briefing per i giornalisti stranieri, ha detto:
“La nostra Intelligence ha raccolto le prove che più di 30 dipendenti dell’organizzazione hanno partecipato attivamente nella campagna di omicidi e ha contribuito al rapimento di civili e soldati”.

 

Trattandosi di una agenzia delle Nazioni Unite, il solo licenziamento dei soggetti in questione non è una foglia di fico abbastanza grande per coprire le colpe di coloro che dovrebbero salvaguardare l’umanità, ma che invece spalleggiano il terrorismo. Gallant ha presentato inoltre i dati secondo i quali il 12% dei 13.000 dipendenti dell’UNRWA sono legati alle organizzazioni terroristiche di Gaza e 1.468 di loro ne sono addirittura miliziani attivi. Poi ha mostrato un video, ripreso al valico di Erez la mattina del 7 ottobre, dove si vedono i medici della “Mezzaluna Rossa Palestinese” trasportare verso un’ambulanza pronta sul posto un terrorista di Hamas ferito.

La Croce Rossa Internazionale, alla quale la Mezzaluna Rossa Palestinese è associata, dovrebbe spiegare come mai un’ambulanza civile era proprio in quel posto, in quel momento. Erano forse stati avvertiti dell’attacco contro i civili israeliani? Sì, lo erano, anche se fra gli alti papaveri dell’organizzazione internazionale non ci sarà mai nessuno che abbia il fegato di ammetterlo.

Fegato e coscienza, che dovrebbero essere gli ingredienti base per la missione che la Croce Rossa Internazionale ha dato a sé stessa, lo abbiamo visto in quasi tutte le grandi crisi internazionali, sono totalmente mancanti.

Tanto, alle brutte, se poi scoppiano le polemiche, ci si può sempre scusare.

A questo punto si potrebbe chiedere alla Corte dell’Aja di indagare l’UNRWA, sulla Mezzaluna Rossa Palestinese, e di conseguenza sulla Croce Rossa Internazionale, per partecipazione o magari per fiancheggiamento a crimini contro l’umanità. Siccome però si tratta di un’agenzia delle Nazioni Unite e di organizzazioni considerate intoccabili, si potrebbe magari indagare su tutti, ONU compresa. Poiché anche la grande corte di giustizia (il minuscolo è voluto) è parte dell’ONU, il conflitto d’interessi sarebbe palese.

Oppure, come sul film Codice d’Onore, si potrebbe far organizzare un processo dalla zia Ginny: “La zia Ginny ce l’ha un fienile? Potremmo tenere il processo lì dentro, io posso cucire i costumi, magari lo zio Goober potrebbe fare il giudice!”. Non c’è nulla da ridere, lo zio Goober sarebbe molto più credibile degli azzimati, impomatati, incravattati e imbalsamati giudici che siedono all’Aja.

Lo abbiamo visto durante la non sentenza della giudice Joan Donoghue, la povera donna beveva in continuazione, forse per pulirsi la bocca per quello che diceva fra un sorso e l’altro. “Almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio” è stata la frase più importante che ha detto. Ripeto: “Sembrano in grado di rientrare”, lo scricchiolio delle unghie sul vetro ha fatto più rumore delle stesse parole.

Intanto Benny Gantz, il Ministro nel Gabinetto di Guerra israeliano, che fa capo alla tanto amata opposizione a quel cattivone di Netanyahu, ha dichiarato che anche se il Ramadan si sta avvicinando i combattimenti a Rafah continueranno fino alla fine dell’operazione o fino a quando i rapiti verranno restituiti.

Passiamo dal Profano al Sacro: per la Santa Sede la “risposta” di Israele è sproporzionata. A questo punto la domanda nasce spontanea: da quando il Vaticano che dovrebbe pregare la pace a tutti gli uomini di buona volontà può decidere quale potrebbe essere una risposta proporzionata? Non sarebbe stato più credibile se avesse chiesto a Israele di porgere l’altra guancia e permettere un secondo 7 ottobre? Magari porgerla a Hetzbollah che dal Libano potrebbe entrare in Israele dal nord tramite i suoi tunnel. Sì, avete capito bene, i tunnel del terrore non sono solo a Gaza. In fin dei conti un pogrom con sevizie stupri e massacri di civili inermi non si nega a nessuno. Rimanendo al 7 ottobre, ciò che è successo per mano di Hamas era proporzionato? E nel caso: proporzionato a cosa? E inoltre: lo scopo ultimo di Hamas di distruggere Israele, è nel suo statuto, è proporzionato? Il ribadire, sempre da parte di Hamas, l’intenzione di continuare i massacri fino alla cancellazione dell’entità sionista ha una qualche proporzione o almeno quello è leggermente sproporzionato? Possiamo magari chiederlo alla Jihâd Islamica, a Hetzbollah, agli Huti, all’Iran se esiste una qualche proporzione che possa soddisfare in qualche modo tutti gli antisionisti non antisemiti che amano gli ebrei morti ma odiano quelli vivi.

Intanto Blinken continua i suoi giri n Medio Oriente con la ferma intenzione di raggiungere un accordo con l’Egitto, la Giordania, il Qatar, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e anche con i rappresentanti palestinesi al fine di costringere Israele a suicidarsi. Le elezioni presidenziali sono vicine e una Casa Bianca non val bene solo una Messa, ma anche un Sura cantata da un minareto. Blinken si è completamente dimenticato che sono proprio gli Stati Uniti che con Bill Clinton, quello che dopo Obama è il più amato dal mondo dei giusti e infallibili, si sono presi la responsabilità di garantire gli Accordi di Oslo del 1993. Blinken conosce questo piccolo particolare?

Israele è esclusa dalla stanza dove si pianifica il suo futuro e secondo Blinken e i suoi, perché tanto si è capito bene che Biden non conta più molto ammesso che abbia mai contato qualcosa, dovrà accettare tutto: il ritiro dei coloni, lo stato di Palestina con capitale Gerusalemme e la ricostruzione di Gaza. Esattamente tutto ciò che è già stato accettato in passato e che non ha funzionato per il semplice motivo che ancora non c’è il riconoscimento al diritto dell’esistenza dello Stato Ebraico.

Anche se Blinken, Biden e tutta la cerchia continuano imperterriti nella loro strada sbagliata che piace alla gente che piace, ci piace ricordare una frase famosa che disse Albert Einstein in un suo famoso discorso: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.” Blinken non lo sa, o fa finta di non sapere che, come al solito, qualsiasi cosa dovesse uscire dal suo cilindro magico non sarebbe un accordo definitivo ma solo un nuovo passo verso la cacciata di tutti gli ebrei dal Medioriente perché, lo hanno gridato in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti bastava ascoltare, la Palestina sarà dal fiume al mare. E gli israeliani non sono proprio d’accordo.

Non sono d’accordo perché non possono oggettivamente più credere alle solite e inutili garanzie di sicurezza e la normalizzazione con l’Arabia Saudita altro non è che un’altra pietra che lastrica la strada verso l’inferno. Tutti, ma proprio tutti, si sentono in diritto di dare a Netanyahu indicazioni su come muoversi, tutti conoscono la situazione in Medioriente meglio del Premier israeliano, mentre nessuno, ma proprio nessuno, chiede la cosa più logica, cioè il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e il rispetto della risoluzione ONU 1702 che prevede il ritiro di Hetzbollah verso il nord, oltre il fiume Litani.
Certo, quando si tratta di salvaguardare i diritti dei palestinesi tutti in piedi con gli scudi alzati, mentre se si tratta di salvaguardare la sicurezza degli israeliani c’è sempre un ma, un se, un però e l’immancabile ma anche.

Sono consapevole del fatto che questa mia analisi farà uscire in qualcuno dei lettori i peggio sentimenti nei miei confronti, li conosco, sono gli stessi che ho io quando leggo i loro commenti.

Michael Sfaradi, 19 febbraio 2024

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