La colpa peggiore dei grillini è aver tifato per Chavez e Maduro

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Allora, il Movimento 5 stelle ce l’ha Maduro? Certo, certissimo, anzi improbabile: perfino in questo pazzo mondo, la scena dell’allora ministro venezuelano che manda suoi agenti segreti all’ambasciata di Milano carichi di pacchi di soldi da consegnare a Gianroberto Casaleggio, si fatica a immaginarsela: va bene tutto, ma qui siamo oltre la distopia, e, forse, perfino la psichiatria. E poi, ti pare che Marco Travaglio, no dico Travaglio, non se ne accorgeva? E Travaglio dice tutto, gringo: figurati se un anticomunista viscerale come lui poteva mandar giù un’offesa del genere, il Movimento del cuore foraggiato da una delle ultime dittature comuniste; stiamo parlando di quello che voleva rifare la destra montanelliana: sarebbe quasi come accusarlo d’aver rifatto Lotta continua 50 anni dopo, con Gad Lerner, Erri de Luca e Vauro. Quasi. Alle corte, qui gli indizi traballano: ABC, sorta di Fatto Quotidiano spagnolo, ogni tanto usa spararle a pallettoni; non è che, se scrive qualcosa, quella è Cassazione. Vero è che il giornale ha squadernato di persona personalmente documenti ufficialmente ufficiali, ma quelli si fa presto a taroccarli, ormai con un paio di sapienti cliccate si inventa la qualunque.

Comunque smentisce la Repubblica del Venezuela e smentisce la repubblica di Casaleggio. Il compagno Graziano Delrio, da parte sua, è più articolato ossia velenosetto come una scia chimica: “Non voglio commentare”, commenta con Radio 24 il marinaretto di Carola Rakete, “indiscrezioni giornalistiche che non abbiano contezza della vericidità. Cerchiamo di fare insieme il bene di questo Paese, ogni partito ha le sue dinamiche, i suoi rapporti e le sue relazioni”. Anvedi questo come parla, tutto puooo, puooo, commenterebbe er sor Brega. Ma un senso, il disGraziano, ce l’ha: unicuique suum, ecco noi per esempio avevamo i rubli, noi compagni, dunque nessuna sorpresa. E, in controluce, si scorge come una sorta di felpato avvertimento di affettuosa minacciosità, nel più puro stile sovietico. Qui cascano gli asini. Perché, se è realistico dubitare di una sparacchiata come quella di ABC, se ne conclude però che il problema è uno e trino: anzitutto, e l’ha subito colto Daniele Capezzone, “la colpa del M5s non è tanto quella di aver preso soldi dal Venezuela (se l’hanno fatto: certo, a parti invertite, loro avrebbero già impiccato un altro partito), ma quella di aver difeso e sostenuto una dittatura assassina e liberticida”. Non fa una piega: non servivano ai grillini le paccate di bolivar (3,5 milioni di euro, al cambio) per esaltare, a mezzo Dibba, ma non solo, il chavismo, il madurismo con tutti gli annessi e connessi: e questa, questa sì che è davvero una vergogna, per quanto a chilometro zero. Da questa, discende tutto il resto.

Perché poi c’è appunto il curioso giustizialismo di questo Movimento che ha inondato la rete, le piazze, e qualche testata di riferimento del mantra “e allora i rubli della Lega?” mentre glissava sui rubli dei postcomunisti; e adesso minaccia tempeste incrociate di querele a chiunque si permetta anche solo di ragionare sulla clamorosa, ma probabilmente pretestuosa, veronica giornalistica di ABC (che peraltro, nella persona dell’autore dello scoop, Marcos Garcia Rey, insiste: “Io sono tranquillo. Il mio lavoro è verificato da più fonti e non ho mai pubblicato alcun articolo basato su notizie false”. Sarà meglio per lui perché altrimenti i casaleggesi si arrabbiano, anzi sono già arrabbiati).

Ma l’aspetto più sinistro di tutta la faccenda, è che somiglia maledettamente ad un messaggio, o avvertimento, o segnale, vedetelo un po’ come volete. Di solito, situazioni del genere succedono quando un partito sta alla frutta, è vulnerabile e si punta a farlo sapere nella maniera più plateale. Come a dire al mondo: vedete, sono groggy, sono alla mercé. E, siccome il cosiddetto Movimento, per qualcuno setta, alla frutta pare sul serio, diventa facile leggere tra le righe: fate i bravi, state al vostro posto in buon ordine, obbedite alla consegna, non disturbate e vi risparmieremo. Altrimenti verrà fuori molto di peggio, una colata di fango che neanche vi immaginate e voi sapete che in politica si fa presto a trovare qualche pozzanghera, a maggior ragione per una formazione che aveva fatto dell’intransigenza e del moralismo fanatico le sue bandiere.

Sono, capiamoci, congetture da cronisti. Ma non pensiamo di andare troppo lontani dalla verità, nel senso che ci pare più plausibile questa ricostruzione a quella degli emolumenti dall’antica dittatura del Venezuela. Che poi si tratti di fuoco amico o magari di vendette atlantiste, diciamola tutta, americane, diciamola ancora meglio, trumpiane, intese a trasformare la fascinazione grillesca per la via della seta in via della sega, questo lo si capirà meglio tra un po’. Sta di fatto che, in politica, i debiti – e gli errori – si pagano. Magari a gioco lungo, ma si pagano.

Sempre, e fino in fondo. Sic transit gloria mundi! Dovevano aprire Parlamenti come scatole di tonno, son finiti a farsi tagliare con un grissino; odiavano i piddini, ci son finiti a far comunella; vedevano corruzioni ovunque e si ritrovano dileggiati, più che accusati, per gli stessi sospetti. Ma è difficile credere ai sospetti, proprio perché il Movimento è sempre stato hardcore fan del socialismo filovenezuelano e allora, per parafrasare uno (vale uno), “se sono tutti socialisti, a chi rubano?”.

Max Del Papa, 15 giugno 2020

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