La guerra in Ucraina e la stupidità dei social

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Un amico, ottimo giornalista, qualche anno fa lamentandosi della stupidità dei lettori da social ha aperto Facebook e scritto “quasi”, in pochi minuti aveva raggiunto un ragguardevole numero di “mi piace” e numerosi commenti che collegavano il suo “quasi” all’intero scibile umano. Non si era ancora concluso il successo di “quasi”, quando ho proposto di pubblicare “ecco”, questo ha scatenato un dibattito piuttosto violento, in parte interpretativo delle parole del mio amico, cosa significasse un “ecco” dopo quel “quasi”? E in parte destinato agli insulti reciproci tra i vari commentatori (diverse centinaia), a causa delle diverse interpretazioni proposte. Poi il colpo di genio: “.”. Ed è subito partito un dibattito infuocato tra insulti e disperazione. Chi si sentiva sopraffatto dalla violenza intrinseca di quel “.” e chi non accettava la violenta conclusione di un dibattito, evidentemente per lui fecondo, con quel conclusivo “.”.

In quel paio d’ore grazie ad un “quasi”, un “ecco” e un “.”, il mio amico ha dimostrato la totale inutilità di ogni azione rivolta ad essere compresi. Nessuno voleva capire e ciascuno proiettava una sua personale visione delle cose. Ogni giorno succede la stessa cosa: scriviamo e non abbiamo speranza di essere compresi, parliamo e siamo fraintesi, qualunque ragionamento superi le venti righe è abbandonato dopo quindici, qualunque discorso superi i tre minuti diventa “una pippa lunga”. Più che capire si cerca la conferma delle proprie opinioni chiudendosi in gruppi autoreferenziali e generando un’offerta assertiva di ogni posizione che, se prima dei social era limitata a riviste specialistiche o nettamente schierate, con l’avvento dei social, dei blog, delle riviste online si è diffusa assecondando le posizioni più intransigenti o bislacche (terrapiattisti ecc.).

Oggi il diritto di tribuna offerto ad ogni fesseria ha generato delle eleganti mostruosità, non esiste idea sbagliata o opinione idiota che non abbia la sua area di riferimento e la sua trasmissione televisiva, corredata di archivi di notizie idiote, interviste a politici, giornalisti e docenti imbecilli, grafici di statistiche insulse. L’effetto di tutto questo è la comprensione “idiotante” (invento un neologismo per intendere il risultato idiota di una lettura fraintesa o completamente non compresa), che è caratterizzata dall’abitudine di far precedere alla lettura di un articolo o all’ascolto di una notizia, ragionamenti preconcetti (chi ha scritto, dove scrive, cosa mi aspetto di leggere su quel media, ecc.) che rendono la lettura del pezzo del tutto scollegata dal contenuto dello stesso.

È un fenomeno inquietante, razionalmente inspiegabile e stranamente incontrovertibile, perché una volta emessa la sentenza il lettore non sarà più in grado di modificare la sua percezione anche di fronte alla più ovvia spiegazione del suo errore. Caratteristica dell’idiotante è il desiderio di finta complessità indotto dai sofisticati artefici di questo tipo di comunicazione (regimi, partiti, ecc.), che hanno messo a punto strumenti straordinari di manipolazione della stupidità per raggiungere i loro obiettivi. Nella fase iniziale era la ricerca estrema della semplificazione con messaggi sempre più identitari, oggi la stanno sostituendo con una complessità artefatta costruita intorno a citazioni e vittimismo (questo non ve lo dice nessuno ecc.). Insomma questi lettori non si accontentano più di non capire semplicemente una fava, ma per non capire una fava vogliono faticare, non troppo, ma faticare.

Non è un fenomeno nuovo, tutte le epoche hanno conosciuto mistificazioni e menzogne poste al servizio di fazioni, partiti, tiranni, ecc., che grazie a queste hanno governato coscienze e territori, oggi è lo stesso con il problema che siamo più numerosi, interconnessi e ricchi, rendendo le conseguenze di queste strategie dei fenomeni globali capaci di influenzare contemporaneamente la vita di milioni di uomini e donne in ogni punto del pianeta (Brexit, Trump, M5s, Russia, ecc.)

Dunque torniamo ai fondamentali: Putin è un tiranno pericoloso per il mondo e per il suo popolo; la Russia ha aggredito l’Ucraina perciò va combattuta con ogni mezzo; delle colpe dell’Ucraina nei confronti della Russia non me ne frega un cazzo fino a quando la Russia non ritira le sue truppe; il governo italiano, grazie al suo presidente e malgrado il suo ministro degli Esteri, si sta comportando bene; i parlamentari che ieri non erano in aula ad ascoltare il presidente ucraino, non solo hanno torto ma sono inutili; la tassazione in Italia è una rapina, per questo va riformata; non mi fido della magistratura; preferisco i Carabinieri alla Polizia; la pasta all’amatriciana si fa con il pecorino e non si mette la cipolla. Però se domani si dovesse votare non saprei dove sbattere la testa.

Antonio De Filippi, 24 marzo 2022

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