Cultura, tv e spettacoli

La paura delle stelle: perché Hollywood è paralizzata

Il simbolo del mondo dello spettacolo è bloccato da uno degli scioperi più gravi della sua storia

hollywood © chonesstock e peshkov tramite Canva.com

Los Angeles è una città che sta attraversando una grave crisi morale ed economica. Ci sono enormi problemi sociali, parzialmente derivati dalla recente pandemia, che hanno innescato una ondata di crimine che non si vedeva da anni, ma quello di cui tutto il mondo sta parlando è un altro tipo di crisi: Hollywood è bloccata da uno degli scioperi più gravi della sua storia. Tutte le produzioni si sono fermate, tutti i film, le serie televisive e i programmi tv diurni e serali sono stati messi in limbo. Nessuno può lavorare e gli Studios (Warner, Paramount, MGM, Disney, 20th Century Fox, ecc.) e piattaforme digitali (Netflix, Amazon, Apple TV, Hulu, ecc.) sono gli imputati principali di un gioco economico e politico che sta diventando una farsa pericolosa che non può più andare avanti nella forma in cui si è sviluppata in questi ultimi 10 anni.

Il decreto Paramount

La storia di Hollywood mi ha sempre interessato, perché riflette una metafora che riguarda una delle caratteristiche umane più antiche, la capacità di sognare e la battaglia del sogno contro una realtà non sempre brillante. “Il futuro è il passato”… era una sensazione che avevo già da tempo, da quando le piattaforme digitali sono entrate in scena. Ho sempre pensato che il loro business model non regolamentato permettesse alle stesse di tornare al detestato sistema monopolistico degli Studios degli anni ‘40, quando avevano in mano il processo produttivo dalla scrittura e quindi dal concetto-idea, alla produzione, marketing e distribuzione finale, cinema e teatri inclusi. Oggi le piattaforme controllano il processo dall’idea allo streaming, che è la nuova forma di distribuzione.

Il famoso “Decreto Paramount” (decreto antitrust) è stato un momento fondamentale per Hollywood: il governo americano e la Corte Suprema sono intervenuti nel 1948 per limitare i poteri degli Studios americani (le “Major”: Paramount, Warner, MGM, 20th Century Fox, Universal, Columbia) e proibire agli stessi di possedere catene di cinema o di stipulare contratti di esclusiva multi annuali con i cinema per distribuire esclusivamente i loro film. Questo decreto aveva obbligato gli Studios a scorporare molti assets e imponeva loro di vendere i cinema e teatri di loro proprietà. Un intervento fondamentale riguardante l’integrazione verticale del sistema, che cambiò il modo in cui i film venivano prodotti e distribuiti, mettendo fine a quello che comunemente viene chiamato lo “Studio System” e creando delle basi solide per lo sviluppo, nei decenni successivi, del cinema indipendente.

“Cut to” (come si scrive nei copioni, per indicare uno stacco temporale) ad oggi: purtroppo ci risiamo. Come accennavo precedentemente, adesso “il presente è il passato”, e il futuro non è sicuramente piacevole per scrittori e attori, a meno che non si arrivi a degli accordi definitivi e, secondo me, a meno che non intervenga ancora il governo Usa per proteggere gli artisti, perché una nazione che non rispetta e non sostiene i propri artisti non è una nazione civile. Purtroppo, invece, nel 2020 il Dipartimento di Giustizia Usa ha pensato bene, forse non a caso, di rivedere e abolire il famoso “Decreto Paramount”, rimettendo in pericolo l’indipendenza del cinema e degli artisti e tecnici che lo compongono.

Chi sta scioperando a Hollywood (e perché)

Quali sono le parti in causa di questo sciopero epico? Da una parte scrittori e attori, appartenenti a sindacati che nei decenni sono diventati potentissimi e dall’altra i soliti sospetti di 80 anni fa (incredibile) più le piattaforme digitali, le nuove “Major”, con una integrazione verticale ancora più solida e inespugnabile di quella degli Studios classici, che ora sono costretti a rincorrerle per conquistare le loro quote del mercato streaming.

100 anni di “cartello” di Hollywood, bruciati in meno di 10 anni di attività digitale da parte di Netflix e compagni. Tuttavia, in questo momento, come nei migliori film che raccontano il crimine organizzato, il cartello Studios/Piattaforme è allineato e compatto, contro i sindacati Attori (SAG) e Scrittori (WGA): Davide contro Golia (o meglio, Darth Vader). Bisogna però fare una distinzione importante: Studios e piattaforme sono anche alleati in quanto ormai intrecciati tra di loro. Amazon possiede la MGM e Disney possiede la 20th Century Fox, per cui il cartello è ancora più potente e consolidato di prima, altra conseguenza della abolizione del Decreto Paramount del 1948.

In sostanza, cosa vogliono SAG e WGA? Quali sono i punti caldi da discutere? I punti sono molti e complessi, in alcuni casi simili per tutti e due i sindacati, che si trovano in linea molto unita contro Studios e Piattaforme Digitali. Ma i punti principali e più importanti sono questi. Per SAG (Sindacato Attori) i nodi principali sono 3:

  • Protezione contro Intelligenza Artificiale;
  • Condivisione delle royalties derivate dallo streaming;
  • Supporto per fondo Sanità e Pensione.

Per WGA (Sindacato Scrittori) i nodi principali sono 2:

  • Protezione contro Intelligenza Artificiale;
  • Revisione del sistema royalties e delle royalties stesse derivate dallo Streaming.

Per tutti e due i sindacati scioperanti, la revisione (WGA) e la condivisione (SAG) delle royalties e i fondi pensione e sanità (SAG) sono fondamentali, difficili da negoziare ma facili da comprendere e richiedono il solito braccio di ferro tra le parti, ma l’Intelligenza Artificiale Per SAG si sta verificando una situazione che solo menti perverse e accecate dal profitto possono concepire.

L’arrivo dell’Intelligenza Artificiale

Nei contratti, gli Studios e Piattaforme vorrebbero inserire una clausola di sfruttamento dell’immagine digitale degli attori, in alcuni casi in perpetuo. Questo ovviamente non vale per gli attori affermati, che vedendosi proporre una cosa del genere, la possono rifiutare minacciando di non lavorare con un certo studio o piattaforma. Ma per l’attore medio, che vive stipendiato lavorando in una serie, per esempio, le cose si complicherebbero in quanto verrebbero messi di fronte ad un bivio: o firmi o con noi non lavori.

Cosa significa sfruttare l’immagine digitale? Significa che Studios e Piattaforme possono girare film, serie o spot pubblicitari senza la presenza fisica dell’attore o attrice, con conseguenze facili da immaginare. Per questo motivo gli attori che possono permetterselo, si stanno già facendo scannerizzare e registrano un Copyright (diritto d’Autore) per la loro immagine digitale, per cui chiunque vorrà utilizzarla in futuro, dovrà pagare giustamente una fee. Chi non ha potere contrattuale, come la stragrande maggioranza degli attori rappresentati da SAG, avrà dei seri problemi e si troverebbe presto senza lavoro: perché utilizzare una persona fisica che ha un costo, quando posso utilizzare la stessa persona digitale (o la sua faccia) a costo zero (o quasi)?

In Francia hanno già girato interi spot pubblicitari senza attori e modelli reali, ma tutti creati digitalmente da IA: il risultato è sconcertante in quanto non si riesce a distinguere il vero dal digitale, e siamo solo all’inizio di questa nuova tecnologia. Con lo sviluppo futuro della Intelligenza Artificiale saranno tempi molto difficili per artisti e creativi, molti mestieri e posti di lavoro saranno eliminati per sempre. Nella direzione in cui il mondo si sta dirigendo, dove l’intelligenza generale umana sembra in forte declino (vedi i problemi creati dai social media), non vedo l’arrivo di un nuovo Leonardo Da Vinci che ci aiuti a contrastare l’Intelligenza Artificiale. Solo i governi possono regolamentarla, e devono farlo al più presto: questa dovrebbe essere una priorità assoluta per tutti i governi del mondo.

  1. Continua

Stefano Gallini-Durante, 28 luglio 2023


Produttore cinematografico basato a Los Angeles, di prossima uscita invernale i suoi ultimi lavori “Ferrari: Fury and the Monster”, documentario che riguarda la creazione, nei primi anni ’60, della leggendaria Ferrari 250GTO e “The Royal Stunt”, documentario che riguarda uno scandalo internazionale che coinvolge un famoso falsario di quadri Americano. Prossime produzioni in programma la serie “Mano Nera” e il documentario “The Afronauts”. È il fondatore e presidente del Riviera International Film festival (www.rivierafilm.org), che si svolge ogni anno a Sestri Levante e Portofino.

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