La Procura: Scanzi saltò la fila (ma non è reato)

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Meno male, meno male. Esultiamo coi grillini: Scanzi è onesto, anzi, dato il caso particolare, honestoh. Non che avessimo dubbi, ma fa sempre piacere vederlo riconosciuto dalla Magistratura di persona personalmente. E la Giustizia, nella persona pm Marco Dioni di Arezzo, ha stabilito che il giornalista caregiver sarà forse un po’ cazzaro, ma nel saltar la fila ad usum vaccini non ha configurato alcun reato. Più specificamente, per il sostituto procuratore “all’epoca in cui avvenne la somministrazione, Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale e dunque non aveva diritto ad anticipare la dose. Tuttavia, dal punto di vista giuridico-legale, per la Procura non si configura alcun reato nella condotta (…). Dalle indagini approfondite, è emerso che all’epoca in cui è avvenuta la somministrazione a Scanzi, il giornalista non aveva alcun diritto alla vaccinazione, perchè non rientrava nelle categorie vaccinali all’epoca considerate. Il pubblico ministero Dioni aveva ipotizzato il reato di abuso d’ufficio ma dopo la riforma questa fattispecie penale non è stata ravvisata al termine dell’indagine. Perchè vi fosse il reato di abuso di ufficio nella condotta di Scanzi, si spiega sempre dalla Procura, occorreva che vi fosse la violazione di una precisa legge, cosa che per il pm non è però accaduta in questo caso. La violazione di regolamenti amministrativi, in quel frangente peraltro confusi, non avrebbe pertanto indotto Scanzi a scommettere un reato”.

Messa in parole più sempliciotte, Scanzi non doveva fare il furbetto ma non ha fatto niente di male: un peccatuccio, una roba da niente. Adesso l’ultima parola passa al gip, ma sta’ a guardà il capello.

La cosa meravigliosa è che, secondo la Procura, come da comunicato sopra riportato, il nostro esperto di vini si sarebbe salvato anche per effetto di una revisione emolliente dell’abuso d’ufficio contro la quale i grillini avevano fatto fuoco e fiamme (fuoco fatuo, ovviamente, come nella loro tradizione). Mettici poi tutto il gran casino dei regolamenti amministrativi “peraltro confusi”, roba che le sabbie mobili al confronto sono una nuotata di salute, ma chi me lo fa fare, fa caldo, Antò, dev’essersi detto il povero pm, atterrito all’idea di dover sfruculiare mezza sanità aretina; e c’è da capirlo.

Difatti siamo totalmente d’accordo con lui e non lo diciamo con sarcasmo ma con assoluta convinzione, e per almeno due ragioni: la seconda è che ci vuole anche un minimo di senso pratico nelle cose, non è che per ogni sciocchezza si debba andare avanti degli anni a far perdere tempo, soldi e salute un po’ a tutti e senza nessuna pretesa di equità. Sarebbe accanimento – è il caso di dirlo – terapeutico. Cioè va bene la psicosi, il moralismo immunologico, l’isteria di questi tempi malati di mente, ma insomma Scanzi che avrà fatto mai? Qualche telefonata, qualche sparata delle sue ad uso social-televisivo, gli italiani dovrebbero ringraziarmi, sono caregiver (a distanza, dalla beauty farm), ma non è che puoi far passare un guaio a uno per una fiala, oltretutto di riserva. Poi lo sappiamo com’è lui: le sue pene le sconta apparendo, parlando, twittando e soprattutto scrivendo (mamma mia). Del resto, in caso, la responsabilità, penale o amministrativa o quello che sia, sarebbe ricaduta più sui sanitari, sui funzionali pubblici che sull’opinionista a tutto tondo H 24 365 giorni l’anno. La prima ragione, invece, è che Scanzi non merita un procedimento di default. È tempo perso, fatica sprecata, ma lascialo stare, lascialo gòde, come dicono in Versilia. Non si spezzano le ali a una farfalletta. Poi magari ti risponde che sei rosicoso giacché lui ha fantastilioni di follower.

L’ha fatto, non doveva, però non ha fatto niente. Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi… Oddio, secondo la morale grillesca perfino la moglie di Casalino, di Grillo, di Conte deve essere honestah, per dire al di sopra di ogni bisbiglio, adamantina, purissima, lievissima come un vaccino. Ma da quando anche i grillari hanno scoperto il garantismo preventivo e retrospettivo (“era un altro momento”, come dice Paola Taverna), tutto è andato a posto.

Ora, gli italiani dovrebbero chiedere scusa ad Andrea Scanzi. Seriamente. Per non averlo capito. Per averne dubitato. Per averlo perculato. Avrà forse zompato la fila con l’agilità di un saltatore triplo, nessuno gli ha detto “quanta fretta ma dove corri, dove vai?”, ma, diciamolo pure, sono altre le faccende serie e poi l’ha fatto per urgenti motivi anche estetici. Da “rockstar del giornalismo” (categoria boy band) a giornalista alla vaccinara, è un attimo, anzi un salto. “Sic transit mundi”, come diceva quel direttore rock in fama di latinista.

Max Del Papa, 28 giugno 2021

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