La rivolta dei tabaccai contro il green pass

Il nuovo decreto prevede dal 1° febbraio il tampone obbligatorio per entrare nei tabaccai

20.2k 94
generica_porro_1200_5

Come riportato da più parti, i tabaccai italiani non intendono svolgere il ruolo di improvvisati sceriffi sanitari per conto del governo. Tant’è che il presidente della Fit, la più importante organizzazione del settore, Giovanni Risso ha minacciato una serrata se non si eliminerà questa ennesima misura demenziale, a partire dal primo febbraio, quando entrerà in vigore il decreto approvato il 21 gennaio. In sostanza, per poter acquistare anche una semplice scatola di fiammiferi occorrerà, se non si è in possesso del cosiddetto green pass rafforzato, sottoporsi ad un tampone. Cosa che, come ricorda lo stesso Risso, non vale per altre tipologie di attività al dettaglio nelle quali, evidentemente, il virus della follia è particolarmente restio ad entrare.

Eppure, secondo i fenomeni che hanno inserito anche codesto tradizionale commercio di vicinato nel lungo elenco delle attività umane ad alto rischio, una simile, sesquipedale scemenza è necessaria per contrastare una pandemia la quale, vorrei ricordarlo fino alla nausea, se ne infischia altamente delle italiche restrizioni, così come dimostra l’esperienza oramai acquisita di chi ha seguito una strategia del tutto diversa.

E tutto questo avviene mentre il Parlamento si accinge ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica, ovvero il massimo garante della Costituzione, la legge fondamentale su cui, molto in teoria per quel che sta accadendo da due anni, non sono consentite deroghe.

Ebbene, è assai arduo pensare che questa pandemia, la quale prima dei vaccini presentava un tasso di letalità stimato dall’Oms intorno allo 0,25%, possa giustificare un allucinante lasciapassare sanitario tanto stringente. Così stringente da trasformare, sotto la spada di Damocle di multe salatissime, i nostri amici tabaccai in inflessibili sceriffi e buttafuori, nel caso il cliente di turno abbia semplicemente lasciato a casa il demoniaco certificato verde.

Ed è altrettanto arduo ritenere che tutto questo – essenzialmente fondato su una discriminazione senza precedenti nei riguardi di una cospicua minoranza di cittadini, ovvero tutti coloro i quali, per le più disparate ragioni, abbiano deciso di non vaccinarsi – non rappresenti affatto un drammatico vulnus della stessa Costituzione.

Una Costituzione che i sinistri campioni delle restrizioni hanno definito la “più bella del mondo”, ma che non è stata in grado di limitare in alcun modo il loro forsennato tentativo di seminare a piene mani la paura e l’odio sociale, realizzando un vero e proprio arruolamento forzato di tanti operatori economici in una sorta di esercito di salute pubblica, schierato a falange contro chiunque non ottemperi alle ferree regole imposte dall’alto.

Da questo punto di vista, si spera che il sasso nello stagno gettato dai tabaccai possa servire, almeno in parte, per una presa di coscienza di un Paese annichilito dal terrore della morte. Terrore della morte veicolato da una informazione imbarazzante e che, per definizione, è in grado di sospendere a tempo indeterminato ogni spirito critico.  Due anni di follia sanitaria lo dimostrano appieno.

Claudio Romiti, 25 gennaio 2022

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version