Riascoltare il discorso sul caso Almasri tenuto da Elly Schlein a Montecitorio può rivelarsi utile al fine di decifrare alcune delle dinamiche che caratterizzano oggigiorno il contesto politico italiano. Ad esempio, attraverso l’analisi del “caso Schlein”, è possibile comprendere talune tra le ragioni di fondo che giustificano la straordinarietà del “fenomeno Meloni”, essendo il presidente del Consiglio italiano uno dei pochi leader di governo al mondo, e nella storia dell’Italia repubblicana, a godere di un gradimento crescente nonostante i quasi due anni e mezzo trascorsi dal trionfo elettorale del 25 settembre 2022 e dal conseguente insediamento a Palazzo Chigi.
Per essere più chiari: al di là dei meriti politici di Giorgia Meloni, che comunque sia appaiono evidenti e indiscutibili, non si può fare a meno di osservare come l’ampiezza del consenso che vanta il leader di Fratelli d’Italia sia figlia anche dei demeriti di chi, tra i leader di opposizione, prova da tempo, seppur con scarsissimi risultati, ad ergersi quale contraltare politico del presidente del Consiglio in carica. Un nome su tutti? Elly Schlein, per l’appunto. Ascesa alla segreteria nazionale del Pd con l’aspirazione dichiarata di poter incarnare l’alternativa naturale a Giorgia Meloni e rifondare il partito dopo il tonfo elettorale delle Politiche 2022, la Schlein ha poi ampiamente dimostrato, nell’arco dell’ultimo biennio (è stata eletta segretario dem nel marzo 2023), di non possedere né le capacità né la stoffa tale da poter contrastare lo strapotere politico del leader di Fdi.
Al contrario, nel corso della sua biennale parentesi alla guida della segreteria dem, Elly Schlein ha in più occasioni dato prova della sua inconsistenza politica, delle sue scarse doti comunicative (i più attenti ricorderanno certamente le disquisizioni armocromistiche seguite alla sua elezione a segretario del Pd), e della totale assenza nella sua agenda politica di contenuti, programmi e proposte in linea con i bisogni reali del cittadino. In sostanza: un leader senza leadership, privo di visione e personalità, poco empatico nei confronti dell’elettorato, dotato di poche idee, ma in compenso parecchio confuse, perennemente inadeguato rispetto al contesto e politicamente acerbo. Per farla breve: il miglior alleato possibile di Giorgia Meloni.
Salvatore Di Bartolo, 6 febbraio 2025
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