La vendetta del Papa sull’uomo di Ratzinger

Bergoglio non sembra intenzionato a mollare in alcun modo, anzi la sensazione è che abbia ancora parecchi conti in sospeso

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Papa Francesco Ratzinger

Segno dei tempi è pure che un tempo, fino a non molto tempo fa, un Papa marcava il suo tempo, adesso è il tempo che segna il Papa e siccome questo è un tempo liquido, surrealista alla Dalì, un tempo influencer, tutto il resto ne discende. Bergoglio è un Papa commerciale, uno che parla di sé, che si racconta con vanità da popstar. Non fa in tempo a far uscire la sua autobiografia (chiamata come quella di Keith Richards), che subito segue un altro libro dedicato alla sua dipartita. E va bene, sarà anche che in questo tempo di comunicazione ossessiva e sgusciante tutto serve a cambiare le cose, a sistemare le cose, ma come distinguere fra missione e narcisismo, come orientarsi fra la maggior gloria della Chiesa e quella di se stesso?

Dice Bergoglio che tutto è pronto per la sua successione, però lui non si arrende; che resta, però se si rendesse conto che non ci sta con la testa (un bell’ossimoro, di per sé), è già pronta la lettera di dimissioni. E passa ad affrontare il problema della liturgia, che sconfina nella coreografia. Papa di aporie, di contraddizioni si direbbe insolubili o almeno impuni: ora dice che il rituale è troppo carico, che lui non lo vuole e si farà da sé un funerale più lieve, più umile, una sola veglia, il corpo esposto in bara come tutti gli altri cristiani, niente catafalchi e cerimonie pompose; ora manda siluri di pura malignità al padre Georg che avrebbe dimostrato “mancanza di nobiltà e umanità” coi funerali di Ratzinger, troppo dimesso, troppo sottotono.

Francesco si toglie i sassolini dalle scarpe? Più che altro macigni, ma anche questo è un comportamento probabilmente inedito a memoria pontificale: immaginatevi Wojtyla che si perde in meschinità mondane, o lo stesso Ratzinger, così prudente, così austero, per non dire di Paolo VI, autentica icona di sofferenza asciutta all’osso, letteralmente. Non si teneva a questo modo neppure lo stesso Giovanni XXIII, cui si vuole, si pretende di appaiare l’attuale in nome di una malintesa spontaneità, di una affabilità tutta da interpretare: se poteva, con larga generosità, avere un fondamento quella di Roncalli – ma può un Papa permettersi di essere davvero ingenuo e candido? – certo non ce l’ha quella di Bergoglio, uno che la spara sempre grossa ma con l’aria di saperlo, di calcolare più o meno bene l’effetto; e l’effetto, di norma, è dirompente quanto cercato, messo in conto. Vicino ai poveri, ai sofferenti, ma a modo suo, un modo spesso irritato, polemico, anche fazioso, quanto meno nel senso di Fabio Fazio.

È già storia annosa la questione di cosa lascerà questo Papa liquido, sotto il quale le chiese hanno finito di svuotarsi e il cattolicesimo sembra aver segnato la sua resa definitiva a un Islam rampante, un Islam politico; di sicuro lasciano perplessi le stilettate del pontefice cristiano ad altri preti accusati al limite dell’insulto, aperto, plateale: ignobile, disumano. Come quando arriva a irridere un cardinale in fama di novax “e poverino per poco non ci lascia la pelle”.

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Così ci si muove nella palude vaticana degli intrighi e dei veleni? Ma nessuno lo aveva fatto in questo modo, più popolaresco che pop, da vicolo, da balcone. Non un Papa teologo, sicuramente, uno che nelle sue encicliche si ispira a Greta, uno che ha trovato modo di dire, auguriamoci per provocazione, che “anche Gesù a volte era un po’ scemo”. Ma davvero così si fa pulizia nel microcosmo intossicato della Curia? Fioccano le rivelazioni tra il velenoso e il gossipparo, Ratzinger da affondare ma lui, Bergoglio, lo salva e lo faccio eleggere, i cardinali che, chissà perché, vogliono processare lui, Bergoglio, ma a sua volta il tedesco lo difende, lo tutela, e poi l’isolamento e la strumentalizzazione del Papa emerito, e la Chiesa troppo piena di avvoltoi e di affaristi – e questo lo sapevamo, non c’era bisogno che fosse un prodotto interno a confermarcelo. Ma così si fa pulizia, così si risolvono le cose? Personalizzando tutto a livelli esagerati con un frasario esagerato?

La sensazione è che, sfrondato qualche cerimoniale, tutto resterà come è rimasto in venti secoli e anche Bergoglio con tutte le sue vanità verrà giubilato senza conseguenze. Santificato, naturalmente, come i predecessori, ma allo stesso tempo giubilato come uno che non deve più disturbare con la sua ombra lunga; e ci sono pochi dubbi che l’ombra di questo Papa pop perseguiterà più che un giorno i posteri, i quali se mai avranno il loro daffare nel rimediare a diverse defaillances in eredità. A meno che a succedere non sia uno Zuppi, nel qual caso potranno tranquillamente appendere al cancello di San Pietro il cartello: Vendesi, occasione.

Per il momento, comunque, Bergoglio non sembra intenzionato a mollare in alcun modo, anzi la sensazione è che abbia ancora parecchi conti in sospeso. E quando ripete, narcisisticamente, “volevano farmi fuori ma sono ancora qua”, par di sentire Vasco Rossi (anche quando ripete ossessivamente: “vaccinatevi, eeeh già!”). A qualcuno potrà anche piacere, o consolare, segno dei tempi, qualcuno potrà irresistibilmente trovarlo umano, troppo umano, ma diremmo che di tutto aveva bisogno la Chiesa attuale, tranne di un Papa influencer che sembra sempre mettersi davanti al Crocifisso, alla Ecclesia, e, ultimamente, perfino al suo stesso funerale, come un Bergoglio pronto a mettersi nella bara al posto di Francesco.

Max Del Papa, 2 aprile 2024

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