L’accordo segreto tra Conte e Berlusconi

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Conte ha bisogno di Berlusconi come Berlusconi ha bisogno di Conte: entrambi non vogliono finire dilaniati dagli sciacalli che si aggirano sempre più numerosi non solo nel Governo, ma anche nel Movimento 5 Stelle e soprattutto in Forza Italia. E adesso Palazzo Chigi, dopo l’uscita di Renzi dal Pd, aspetta con ansia la bozza di un accordo segreto tra il Premier e il Cavaliere, già benedetta, pare, da autorevoli influencer dei Palazzi Vaticani, da blasonati studi legali e dai nuovi luccicanti uffici dei servizi segreti. Per Silvio Berlusconi è oggi fondamentale salvare il suo impero da intemerate incursioni grilline, così come, per l’ex Avvocato degli italiani, è imperativo resistere alle imboscate parlamentari, aggrappandosi alla prima ciambella di salvataggio recuperata in mare, di qualsiasi colore e genere essa sia ed a qualsiasi prezzo. Resistere, resistere, resistere è ormai il suo mantra.

Berlusconi, invece, ha solo a cuore ormai la sua famiglia e le sue aziende e si diverte, in silenzio, nel vedere le numerose anime del suo partito giocare a rimpiattino. Forza Italia è ormai un Libano con milizie nel Nord, soprattutto in Lombardia e in Liguria, e truppe nel Sud, in particolare in Campania, Calabria e Sicilia, che si divorano tra loro a cena, a colpi di tweet e comparsate nei Tg, con voltafaccia e tradimenti continui. Più litigano, più Silvio è tranquillo perché in questo modo allontana il rischio che, uniti e compatti, traslochino in blocco nella stessa casa, che sia quella di Toti, di Salvini, di Renzi o di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, l’unica coerente nel centrodestra, ha portato sul palco di Atreju il premier il quale, terminate le tournée estere, ora si sta esibendo nei partiti italiani, avendo però oculatamente schivato Antonio Tajani a Viterbo sognando già il Quirinale.

Conte, dal canto suo, sa bene infatti che il cammino del suo Esecutivo sarà sempre più accidentato, stretto com’è tra le presidenze leghiste nelle principali commissioni parlamentari e il potenziale distruttivo dello tsunami Renzi. Proprio per questo, strizza ora l’occhio al Cavaliere, dal quale sta per ricevere la bozza riservata che, se esaudita, gli permetterà di contare sul voto dei forzisti in Parlamento. Sul piano delle nomine, a Berlusconi interessa solo mettere la bandierina sulla presidenza dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In verità, Conte vorrebbe riservarla al suo Segretario Generale, Roberto Chieppa, peraltro già bocciato come sottosegretario, ma ha ricevuto il veto di Pd e 5 Stelle che, dopo aver lasciato al premier la delega ai servizi di sicurezza e quella al Cipe, al suo amichetto pugliese Mario Turco, non intendono consentirgli un ulteriore accumulo di potere.

Berlusconi, come contropartita, chiede anche una riforma della giustizia in chiave garantista, soprattutto su intercettazioni e prescrizione, e l’introduzione di un suo vecchio pallino: il rilascio su cauzione come negli Stati Uniti. Sul piano fiscale, invece, non vuole la flat tax, che sarebbe indigeribile per Pd e grillini e oltretutto un regalo a Salvini, bensì la riduzione del numero di aliquote sui redditi delle persone fisiche, dalle attuali cinque a due: quella del 23% per redditi fino a 100mila euro e del 33% per redditi superiori. Poi, l’Ires (Imposta sul reddito delle società) a zero per il Sud – attualmente, al 24% – per il rilancio dell’imprenditorialità nel Mezzogiorno. Infine, l’Alta Velocità fino a Bari, anche in previsione delle elezioni regionali in Puglia.

Con le risse che gli sono subito scoppiate in casa, dal tema dell’ambiente al taglio dei parlamentari, “Giuseppi” è ben consapevole che, se intende rimanere a galla dopo la stagione delle nomine, non gli resta che lanciare un SOS al vecchio Cavaliere. E meno male che Silvio c’è questa volta, perché ha tutto l’interesse a venire in soccorso di Conte per assicurare alla pattuglia di parlamentari di Forza Italia di non tornare a casa e, soprattutto, per depotenziare “l’operazione” Renzi, al quale guarda, sempre e comunque, con simpatia, riconoscendogli quel “quid” che non ha mai trovato tra i suoi.

Luigi Bisignani per Il Tempo 22 settembre 2019

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