Le 3 verità su ricoveri e vaccini

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Facciamo un po’ di chiarezza. Perché è giusto essere contrari al green pass, tanto più se, come ha annunciato Mario Draghi ieri in conferenza stampa, dovesse essere progressivamente esteso ai luoghi di lavoro (e poi? Finirà che chi non ce l’ha sta in lockdown?). Altra cosa è essere contrari, per preconcetto, ai vaccini. O tirar fuori improbabili teorie del complotto, secondo cui, per far prosperare Big Pharma, sono state trascurate le cure (secondo voi, gli antivirali chi li produce? Sempre Big Pharma, no?). Altro discorso ancora è avere qualche legittima perplessità sul rapporto rischi-benefici del vaccino sui giovanissimi. E questo è un problema molto serio, visto che ormai i genitori sono chiamati a decidere se far inoculare i loro figli dai 12 anni in su, pena, praticamente, l’esclusione da qualsiasi attività sociale.

Un aiuto per comprendere bene le dinamiche dell’epidemia e il funzionamento dei vaccini ce l’ha offerto un ottimo servizio della Verità di ieri, 2 settembre. Antonio Grizzuti ha messo insieme 10.000 numeri pazientemente estrapolati dalle tabelle dell’Iss, per dividere in base alle fasce d’età i dati su contagi, ricoveri nei reparti ordinari e ricoveri in terapia intensiva, dall’inizio della pandemia al mese di agosto. Tutte informazioni che, per motivi non chiari, l’Iss, fino ad allora, si era rifiutato di tirar fuori e di trasmettere a chi ne faccia richiesta. Perché? Non siamo tutti d’accordo sul fatto che serva trasparenza? Conoscere non serve per deliberare in modo informato? Curiosamente, nel tardo pomeriggio di ieri, l’Infn, prima vincolato a un accordo di riservatezza con l’istituto presieduto da Silvio Brusaferro, ha pubblicato la dashboard e i grafici…

Contagi e ospedalizzazioni 0-29 anni

Contagi e ospedalizzazioni

Fatto sta che proprio le tabelle che qui vi riproponiamo fissano in modo inequivocabile tre principi.

1. Per i giovani, in particolar modo quelli fino a 29 anni, il Covid è veramente una passeggiata. Le ospedalizzazioni sono pochissime e pressoché indipendenti dall’aumento dei contagi (che in questa fase, comprensibilmente, riguardano soprattutto loro).

2. I vaccini funzionano sulle categorie più a rischio, cioè gli over 50, quelli per i quali il Covid comincia a diventare (e lo è in misura proporzionale all’età) una malattia pericolosa. I farmaci hanno ridotto sia i contagi sia le forme gravi e si sono rivelati particolarmente utili a contenere un’emergenza da ospedali affollati durante i mesi estivi, caratterizzati dalla progressiva affermazione della variante Delta.

3. Ai giovani, i vaccini servono a poco. Già in condizioni normali, i ragazzi non sono esposti a conseguenze gravi della malattia. Uno studio britannico, peraltro, sta ridimensionando anche gli allarmi sul long Covid nei bambini. E, al contempo, ricerche israeliane provano che l’immunità naturale è più duratura e più stabile con le varianti rispetto a quella acquisita con l’iniezione. Dinanzi a queste evidenze, non si comprendono le argomentazioni terroristiche di esperti come Walter Ricciardi («La variante Delta sta facendo morire molti bambini»), che si pretendono suffragate da recenti tendenze rilevate Oltremanica e nel Paese mediorientale.

La verità è che, finora, in Italia il Covid non ha colpito duro i minori. Viste le complicazioni, a volte serie, sebbene rare, associate alla somministrazione dei vaccini, è lecito porsi qualche domanda sull’opportunità di inseguirli con la siringa? Si può dubitare, si può ragionare, senza essere precipitati nel calderone degli squinternati no vax?

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