Le banalità di Gad Lerner sulla guerra in Israele

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“Lo sfratto di quattro case abitate da palestinesi giustificato come restituzione perché 73 anni fa avevano proprietari ebrei è un caso di pulizia etnica. In base a questo principio quante case andrebbero restituite ai palestinesi”? Così Gad Lerner in un tweet risolve il conflitto tra israeliani e palestinesi. In sintesi, per Lerner è una questione “immobiliare”: come se fosse un console romano ai tempi della nascita di Cristo, il “giornalista” alza il dito come i “mercanti del tempio”. Non occorre essere Gesù per comprendere come il pensiero di Lerner sia svilente e a dir poco riduttivo. Lerner si dimostra tutto il contrario di un giornalista.

L’opinionista da divano

Domenico Quirico – a differenza di Lerner, è stato anche sequestrato per molti mesi in Siria come corrispondente di guerra per La Stampa – ha dichiarato più volte che la “vera vergogna per un giornalista che si occupa di guerra è di non farlo dal fronte. È irrispettoso e vergognoso ogni volta che qualche giornalista scrive di un conflitto leggendo le agenzie stampa. Un vero giornalista che scrive di guerra deve essere testimone oculare: per rispetto su tutto dei lettori ma soprattutto per chi la guerra, da una parte o dall’altra, la sta vivendo”.

Lerner, che prosegue la sua “lotta continua” in doppiopetto foderato di contraddizioni, non si fa scrupolo di intervenire ogni volta di cose che non vive in prima persona: è un opinionista che dai tempi dell’occupazione delle strade (degli anni ’70 in Italia, non in Israele o Palestina) è passato a quella dei palinsesti televisivi.

Lerner dimentica la storia

La sua “ragione” è sempre dettata dalla verità che non esprime come propria ma come Verità assoluta. Peccato che Lerner dimentichi sempre la storia. Potrebbe scrivere un libro a forma di tweet o di intervento televisivo gonfiabile, su come l’antisemitismo moderno sia nato negli Stati Uniti: come riporta Simon Shama ne Il futuro dell’America (Mondadori) i media e i politici americani di fine ‘800 hanno condotto una campagna contro gli ebrei che ha affinità sconvolgenti con il nazismo. Sul New York Times tantissimi articoli descrivevano “l’ebreo pericoloso insetto con il naso adunco, un parassita della società senza scrupoli e morale”. Li potete leggere su internet, i numeri del New York Times. Oppure potete capire la famosa battuta del comico ebreo americano Groucho Marx: “Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me”. A cosa si ri…feriva? Al fatto che a New York sino agli anni ’30 nei club per uomini era “vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”?

Come mai Gad Lerner non lo ricorda mai? Questo per dire che la ragione non è mai da una parte o dall’altra quando stai a casa in cravatta e pantofole di velluto. L’invito a Lerner, e non solo, è magari di provare qualche sentimento umano prima di scrivere. Non si può giudicare da casa come se fosse un “quizzone” di Gerry Scotti e schiacciare il pulsante della risposta perché in ogni guerra ci sono talmente tante ragioni da non essercene nessuna.

Leggete questo testo Matto e vigliacco del 1991 di Gino Paoli: il cantautore di Monfalcone aveva previsto Lerner prima che (non) esistesse.

Io sono solo un matto

ed un matto non capisce

i comandi che han bisogno

di brillanti spiegazioni,

se comandi di sparare

sono matto da legare

e mi lego ad altra gente

che non sa le tue ragioni,

gente anche un po’ vigliacca

gente che non ha il coraggio

il coraggio di ammazzare

chi non sa perché lo ammazzi.

Il coraggio non è mio

il coraggio è quello tuo

tu che hai le tue ragioni

ed inchiostro da sprecare,

io invece sono insieme

a quelli che non possono capire

che non possono spiegare

che non vogliono morire

e l’idea per cui si muore

non è più quella di ieri

e l’idea per cui si muore

sarà vecchia già domani,

ma tu intanto temerario

a casa ammucchi le ragioni,

trovi giustificazioni

che noi matti

noi non capiremo mai.

Ma chi muore nella guerra

è solo gente come me,

da tutte le parti

è sempre gente che non sa

e tu che la sai lunga

sulle cose della vita

come un arbitro in panchina

tu non giochi la partita

e la decidi tu.

Io sono un vigliacco

uno che non ha coraggio,

il coraggio di ammazzare,

chi non sa perché lo ammazzo

sono matto come un gatto

matto come un animale

che non sa che cos’è il bene

che non sa che cos’è il male

ma che ammazza per mangiare

e che spero mangi gente

che lo sa perfettamente

gente fatta esattamente come te.

E l’idea per cui si muore

non è più quella di ieri

e l’idea per cui si muore

sarà vecchia già domani

e tu che la sai lunga

sulle cose della vita

come un arbitro in panchina

tu non giochi la partita

e la decidi tu.

Io sono un vigliacco

uno che non ha coraggio,

il coraggio di ammazzare,

chi non sa perché lo ammazzo

sono matto come un gatto

matto come un animale

che non sa che cos’è il bene

che non sa che cos’è il male

ma che ammazza per mangiare

e che spero mangi gente

che lo sa perfettamente

gente fatta esattamente come te.

 

Gianpaolo Serino, 16 maggio 2021

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