Le ecoballe di Cingolani smontate pezzo per pezzo

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Vorrei essere io a intervistare il ministro Roberto Cingolani. Invece lui va a colpo sicuro a Piazza Pulita da Corrado Formigli. Il conduttore una volta m’invitò alla sua trasmissione, quattro anni fa. Ma lui non cercava di capire, la buttava in caciara, mi obiettava cose senza senso, non appena provai a eseguire una moltiplicazione da terza elementare, “oddio lasci stare la matematica”. Allora, tra le altre cose, provavo timidamente a far osservare che l’auto elettrica se la poteva scordare.

Formigli e l’auto elettrica

A distanza di quattro anni dall’intervista a me, giovedì 23 settembre Formigli ospita Cingolani. «Ministro, lei ha l’auto elettrica?». No, ma ce l’ho ibrida. I due fanno il gioco dei pazzi. Che razza di risposta è “no, ma ce l’ho ibrida”? Avrebbe potuto anche rispondere “no, ma la guida mia nonna”, oppure “no, ma è rossa”. «Ah, meno male, signor ministro, anche io non ho l’auto elettrica». Ma come, Formigli, son passati 4 anni da quando hai fatto il gradasso con me, e ancora hai l’auto a benzina? Nel corso della trasmissione s’è capito perché: un’inviata della trasmissione ha voluto provarla l’auto elettrica. Dei geni, questi di Piazza Pulita, eh? Bastavano quattro calcoli a tavolino per capire che avrebbero fatto meglio a lasciar perdere. Non è che ti butti dal decimo piano per verificare, no? Anche lì, se difetti di fantasia bastano quattro calcoli a tavolino: ti serve solo sapere il valore dell’accelerazione di gravità. Comunque l’hanno voluto fare ‘sto viaggio in auto elettrica da Roma a Reggio Calabria. Tre giorni.

Ma lasciamo perdere Formigli, tutto prostrato a dire al ministro quanto belli che erano gli abiti che indossava. Sete raffinatissime e fili d’oro, vedeva Formigli. Quelli del venditore di spazzole vedevo io. Lasciamo perdere Formigli, dicevo, e riferiamo alcune chicche del ministro Cingolani.

Cosa ha detto Cingolani

«Per 2 milioni d’anni la concentrazione di CO2 è stata costante di 300 ppm e ora siamo a 400» terrorizza il ministro. Fossi stato io a intervistare avrei chiesto: «Embè? Chissenefrega!», e lui avrebbe risposto: «la temperatura del pianeta sale» e io «guardi che in tutti gli optimum climatici precedenti, uno ogni 100 mila anni, quando la CO2 era ferma a 300 ppm, la temperatura raggiungeva valori ben più alti di ora». Ma non ero io a intervistare, era il buon Corrado.

«Entro 9 anni ridurremo le emissioni del 55% rispetto a quelle del 1990». Fossi stato io a intervistare avrei detto: ministro, guardi che il Protocollo di Kyoto (PK) fu sottoscritto e divenne operativo nel 2005 e anche il pacchetto 20-20-20 lo fu nel 2008. A distanza di 15 anni dal PK e ora che la scadenza 20-20-20 è trascorsa, il fatto è che le emissioni sono oggi il 60% in più di quelle del 1990. Ma non ero io a intervistare.

«Per raggiungere gli obiettivi da qui al 2030, dobbiamo mettere 70 GW di impianti fotovoltaici, e vedere che succede». Fossi stato io a intervistare, avrei obiettato: non c’è bisogno di vedere che succede, bastano quattro calcoli a tavolino, 70 GW fotovoltaici – che, detto tra parentesi, richiedono un impegno economico di non meno di €400 miliardi delle tasse del contribuente – producono 7 GW effettivi. Le emissioni evitate saranno sì e no il 3%, non il 55%. E taccio che per produrre 7 GW senza emettere CO2 bastano €20 miliardi in 7 GW nucleari. Ma non ero io a intervistare.

«Purtroppo siamo 8 miliardi». Vuole aiutare l’umanità, ministro? Cosa le porto, una corda o vuole essere ricordato come Socrate? Ma non ero io a intervistare.

Franco Battaglia, 25 settembre 2021

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