Le ombre del Cupolone: in Vaticano torna il presunto abusatore

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Sul Corriere di oggi, Massimo Franco sgancia una bomba, ma la nasconde in coda a un pezzo piuttosto piatto sullo scandalo dell’immobile vaticano a Londra. La notizia è questa: all’Apsa, Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, sarebbe tornato a lavorare l’assessore, monsignor Gustavo Zanchetta. Piccolo particolare: contro di lui, nel novembre 2019, la magistratura argentina aveva spiccato un mandato di cattura internazionale.

Alla fine del 2018, monsignor Zanchetta era stato accusato di violenza sessuale da tre seminaristi. Altri dieci gli avevano contestato abusi di potere e cattiva gestione finanziaria. Una Procura argentina aveva formalizzato quei capi d’imputazione, costringendolo a sospendere la sua attività presso la Santa Sede, che era iniziata nel dicembre 2017. Tre mesi prima dello scandalo, Zanchetta aveva anche partecipato agli esercizi spirituali in Vaticano con papa Francesco, che del vescovo argentino è un grande sostenitore. Eppure, lo stesso Jorge Mario Bergoglio, che gli ha conferito un incarico di tipo economico, in un’intervista a una tv messicana, aveva ammesso che Zanchetta “economicamente era disordinato”, anche se “la visione è buona”. A febbraio 2019, un report uscito in Argentina su El Tribuno aveva dimostrato come le alte gerarchie ecclesiastiche, Pontefice incluso, sapessero già dal 2015 dei guai di Zanchetta, oltre che delle sue foto a dir poco imbarazzanti che lo immortalavano in compagnia di alcuni seminaristi.

Il 27 novembre scorso, monsignor Zanchetta si è presentato davanti ai giudici argentini. Ma già il 30 novembre, la testata argentina La Nacion rivelava che il prelato era stato nuovamente avvistato in Vaticano, dal momento che in patria non era stata emessa alcuna misura restrittiva nei suoi confronti. La Nacion si chiedeva: “Cosa ci fa Zanchetta in Vaticano, se è sospeso dalla sua posizione all’Apsa?”. La risposta, a quanto pare, la fornisce oggi Franco: il vescovo è stato reintegrato nel suo incarico. Ecco cosa ci fa a Roma.

Rimane da capire: perché? La linea di Bergoglio sui presunti abusatori era chiara: tolleranza zero. Al punto da rinunciare persino a ragionevoli cautele garantiste. Ma allora per quale motivo il cardinale australiano George Pell, scagionato in secondo grado dalle accuse di violenza sessuale, è stato definitivamente liquidato dalla Segreteria per l’Economia, in seguito a un processo partito proprio quando aveva cominciato a ficcare il naso in un milione di euro custodito in conti celati ai bilanci? E perché, al contrario, pur avendo qualificato il proprio Pontificato come quello delle riforme, il Papa avrebbe lasciato che fosse reintegrato nel suo delicato incarico economico un vescovo “chiacchierato” e, per stessa ammissione di Francesco, “economicamente disordinato”? È solo questione di amicizia personale? O nella Santa Sede c’è un segreto inquietante, capace di condizionare persino le scelte del rivoluzionario Bergoglio?

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