Legge Fornero, chi è l’uomo che la demolirà

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Cesare Damiano potrebbe diventare il vero demolitore della Riforma Fornero, alla faccia della Lega e della sua ossessione di “quota 100”. Abituato da anni ai modi della politica – sindacale prima, parlamentare e governativa poi – si è intestato la Relazione conclusiva della Commissione sui lavori gravosi, al vertice della quale è stato posto dal collega di partito, ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Politico perché tecnico, o viceversa?

Una premessa di metodo e poi una riflessione sul merito. La carriera di Damiano si costruisce nella Cgil e la sua carriera politica (deputato Pd per tre legislature e per due anni Ministro del Lavoro) si fonda su quella sindacale. E quella di “esperto” si basa su entrambe le gambe, politico-sindacale. È uno dei casi di gianobifrontismo: politico perché tecnico, o viceversa? Con una domanda aggiuntiva: la carriera sindacale fornisce la patente di tecnico? Di fatto oggi siede nel cda dell’Inail, ente vigilato dal Ministero nel quale ha servito durante il Governo Prodi, e coniuga il suo incarico pubblico con quello del consulente privato: ha assunto il ruolo di coordinatore del Comitato Scientifico di Welfarebit, uno dei provider specializzati nel welfare aziendale.

Era la persona più indicata per svolgere l’istruttoria della Commissione istituita dal Governo Gentiloni e lasciata (saggiamente) inerme per tre anni? Le cooptazioni del Pd non sono mai scandalose, ma sempre al servizio del Paese, ovviamente.

203 tipologie di lavori usuranti!

Ma a questo punto passiamo al merito. Quanto c’era bisogno di vedere elencare 203 tipologie di lavori usuranti con l’obiettivo di bypassare la Riforma Fornero, attraverso l’erogazione della cosiddetta “Ape sociale”? Le eccezioni hanno senso finché non assumono il ruolo della regola. I lavori usuranti quali sono? Edili, macchinisti, addetti alle pulizie? Fin qui tutto bene. Era l’elenco iniziale fornito per erogare l’Ape sociale a una minoranza “qualificata” di lavoratori che non avrebbero dovuto aspettare le regole del pensionamento dettate dalla Riforma Fornero.

Se a queste categorie si aggiungono pasticceri e macellai, tassisti o bidelli, che senso ha trascurare il data analist che tutto il giorno sta con gli occhi puntati sullo schermo retroilluminato di un computer? O un intermediario finanziario “costretto” – oltre alla schiavitù del pc – a viaggiare con telefonino incorporato per almeno 12 ore al giorno?

E che senso ha allungare la lista, in modo tale che poi tocchi al Governo restringerla sulla base delle risorse disponibili? La politica è fatta di scelte che vengono prima delle capacità di spesa. Scelte che siano ragionevoli, e che non scatenino conflitti sociali: è più usurato un tassista o un macellaio? Non vorremmo arrivare a una disfida tra gli uni e gli altri per dimostrare la loro usura, per convincere il decisore.

Il rischio vero è che, come accadde per le salvaguardie, si apra l’ennesimo rubinetto che finirà per sgonfiare ancora di più la Riforma Fornero, con buona pace di coloro che la lodano in pubblico, per poi smontarla nel segreto (si fa per dire, perché alla fine si cerca il consenso) delle istruttorie “tecniche”. Alla Lega resta il titolo di ariete irresponsabile contro la porta (la Riforma delle pensioni) che difende la spesa pubblica, ad altri (in questo caso il Pd è in prima linea, con i suoi ministri di ieri e di oggi) il compito di smantellarla. Con garbo.

Antonio Mastropasqua, 22 settembre 2021

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