Legittima difesa, cosa dice Vannacci nel suo libro

L’analisi del quinto capitolo del libro del generale Il Mondo al Contrario

8.5k 28
vannacci legittima difesa

Quinto capitolo e quinto articolo della serie sul libro del generale Vannacci. Dopo una disamina dei problemi delle “società multiculturali e multietniche”, l’autore ha proceduto, e io procederò, con l’analisi di un argomento che può considerarsi, in certo modo, collegato: “La sicurezza e la legittima difesa”.

In una porzione di libro più ricca di esempi che di tesi, il generale focalizza molto l’attenzione su quello che reputa un controsenso grave. Secondo lui, troppo spesso, in Italia, per essere buonisti o assai garantisti, si tende a prendere le difese del delinquente. Chi viola la libertà altrui – subentrando nell’intimità di casa, scippando dei beni, minacciando di compiere o compiendo atti violenti – sarebbe tutelato meglio di chi la propria libertà dovrebbe essere legittimato a proteggerla con ogni mezzo. L’autore crede che il sistema giudiziario italiano nei temi della sicurezza debba essere modificato in due sensi: inasprendo le pene per chi delinque e azzerando (o diminuendo parecchio) le pene per chi opponesse difesa all’offesa di un ipotetico delinquente.

Vannacci propone quasi l’abolizione del reato per eccesso di legittima difesa. La sua idea, infatti, prevede che nel valutare la proporzionalità nella legittima difesa si considerino non i fatti oggettivi, così come provabili di fronte ai giudici, ma la percezione di pericolo che al momento aveva chi si trovava suo malgrado a doversi difendere da un’aggressione. Con un esempio: la vittima di un’incursione domestica dovrebbe essere in diritto anche di uccidere il proprio aggressore; ciò perché la vittima non conosce effettivamente le intenzioni e l’equipaggiamento dell’aggressore, né, rispetto a lui, si trova in una posizione egualitaria. Qualcuno che irrompe in casa non si muove d’istinto, ma secondo accurata premeditazione. Qualcuno che deve ideare rapidamente una protezione, magari dovendo attenzionare al contempo familiari e oggetti preziosi, agisce per indole, in seguito a shock e non potendo ipotizzare ciò che accadrà.

Per approfondire:

Una condizione, per altro, valida dentro e fuori dalle mura di casa. La percezione del pericolo di un individuo vulnerabile sarebbe massima in ogni luogo e in ogni tempo, anche in assenza visiva di fendenti, contundenti o strumenti di altra natura. In definitiva, il possesso di armi allo scopo di autotutelarsi potrebbe rappresentare un altro fattore deterrente (nei confronti del papabile criminale) e rassicurante (per il soggetto comune). Lo dimostrerebbero il Canada, la Svizzera, la Finlandia, la Svezia, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Norvegia: Nazioni tra le più armate al mondo per numero di abitanti, con livelli di criminalità contenuti. E non farebbero tesi opposta gli Usa o la Francia; Paesi ugualmente liberali in fatto d’armi, ma dove i problemi d’ordine sarebbero da deputare a fattori terzi di diversa natura.

Rimando, chi non fosse stanco di Vannacci, al prossimo appuntamento della serie. Il sesto articolo riguarderà un tema direttamente discendente da quello appena trattato: “La casa”.

Gabriele Nostro, 12 settembre 2023

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version