Letta s’incarta sui voltagabbana

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La Costituzione non si tocca. Lo sa bene Enrico Letta, di certo tra i più convinti che si tratti di quella “più bella del mondo”. Intoccabile quindi anche l’articolo 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Ma visto che non si tocca, non è detto che non si possa aggirare. “Bisogna bloccare il trasformismo, ma mantenendo in vita il principio dell’assenza di vincolo di mandato”, ha spiegato il segretario del Pd.

L’ultima trovata di Letta

Chi “abbandona il Gruppo parlamentare corrispondente alla lista in cui è stato eletto, assume lo status di parlamentare non iscritto”, Enrico Letta dixit. E quindi perde alcune prerogative economiche e organizzative che Camera e Senato assicurano a ogni Gruppo. Insomma, una multa contro i voltagabbana. È l’alba di un nuovo giorno, l’inizio di una nuova stagione politica. Un nuovo inizio, da normare con acribia. Se l’eletto non si iscrive al Gruppo parlamentare coerente con il partito nelle cui liste si era presentato viene colpito da alcune penalizzazioni economiche. Ma quali e quante? A esempio, si potrebbe negare un rimborso delle spese di viaggio o per la permanenza a Roma? O delle spese telefoniche? O di quelle per la segreteria sul territorio? Forse si può operare un taglio per quanto riguarda i portaborse e le spese genericamente definibili come di rappresentanza? Sicuramente Letta ci ha pensato e ce lo dirà.

Cosa non torna nella proposta

Ma approfitto per fare qualche altra domanda, in modo tale che il lodo Letta esca dalla penna perfetto, meglio del Ddl Zan, bello come la Costituzione. Intoccabile. Se l’eletto invece di lasciare il Gruppo viene cacciato dal Gruppo? È successo con alcuni parlamentari del M5S. Quale multa si applica? O si prefigura un risarcimento? E ancora: se pur mantenendo la sua iscrizione al Gruppo “coerente”, il parlamentare si trovasse a votare contro le indicazioni del capogruppo? Non solo: questa divergenza di voto può avvenire in commissione o in aula: la sanzione dovrebbe essere proporzionata al livello dei lavori parlamentari e della eventuale deliberazione. Certo, se la commissione è in seduta redigente, sarà commisurata al voto in aula. Ma se si tratta di una commissione Bicamerale la sanzione dovrebbe essere doppia per valore. Se il voltagabbana vestisse i panni del franco tiratore – cioè facesse scempio della fedeltà al Gruppo durante votazioni a scrutinio segreto – sarebbe necessaria l’istituzione di una commissione d’inchiesta, prima di irrogare la sanzione.

I voltagabbana per natura sono più sfuggenti delle anguille. Si può essere trasformisti senza cambiare Gruppo. Basta la cointeressenza con il nemico. Potrebbe essere prevista la fattispecie del “matrimonio misto”: è già successo. Come ci si dovrebbe comportare con il parlamentare di un Gruppo che sposa il collega (o la collega) di un altro Gruppo (dovremmo distinguere preventivamente se si tratta di un Gruppo che fa parte dello stesso schieramento oppure di uno avverso, sapendo bene che chi oggi è nemico potrebbe domani diventare alleato)? Può bastare un ammonimento o serve una sanzione economica, anche se più blanda? Si sa, all’amore non si comanda.

E se invece del matrimonio ci si fermasse a un più liquido fidanzamento? O una semplice relazione sentimentale? La sanzione sarebbe più grave o meno grave? C’è un problema istituzionale da affrontare. Ma il segretario del Pd lo saprà risolvere. Oppure gli verrà il dubbio che poi, alla fine, è meglio dire di voler cambiare la Costituzione?

Antonio Mastrapasqua, 6 luglio 2021

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