Cronaca

L’incubo illegalità nella Torino rossa

Nonostante i riflettori siano accesi su Roma o Milano, anche nel capoluogo piemontese imperversa il degrado

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Se Atene piange, Sparta non ride. Mentre nei quotidiani nazionali vengono trattate solo le difficoltà di Milano e Roma, anche a Torino, la rossa Torino, governata dalla sinistra ininterrottamente dal 1993, la situazione non è propriamente idilliaca. Il problema sicurezza nel capoluogo piemontese non è una novità, tutti infatti ricorderanno i fatti avvenuti ad ottobre 2020 nel centro storico quando, mescolandosi a commercianti, lavoratori autonomi e famiglie che protestavano contro il durissimo lockdown imposto dal governo Conte II, alcuni giovani manifestanti, tra i quali molti di origine nordafricana provenienti dalle periferie, avevano assaltato, distrutto e rapinato i negozi della centralissima via Roma, tra cui Gucci, Hermes o Geox.

Ebbene, da quell’ottobre 2020 la situazione non è andata migliorando, anzi. Gli ultimi e aggiornati dati, relativi a dicembre 2022, forniti dalla Questura di Torino, registrano un aumento di scippi (+53% rispetto all’anno 2021), borseggi (+21%), e violenze sessuali (+33%). Inoltre, crescono il numero delle lesioni dolose (+9,47%) e tentati omicidi (+22%). Nonostante il dato generale parli di un calo complessivo dei reati (108.459, 3mila in meno rispetto all’anno precedente), è lo stesso questore ad ammettere che la percezione è molto diversa. “Il dato in calo dei reati – ha spiegato Vincenzo Ciarambino – non deve soddisfarci, in tutte le periferie è ancora forte il sentimento dell’insicurezza. Le periferie vanno coltivate e seguite, vanno pianificato progetti decennali che puntino al ripristino delle condizioni essenziali, penso all’illuminazione, alle aree verdi”.

I numeri dovrebbero bastare a descrivere una situazione molto complessa. Serve sciolinarne ancora qualcuno però, per assicurare la piena comprensione del problema: a Torino, tra i detenuti della casa circondariale Lo Russo e Cotugno, il 45,63% ha un’età compresa tra i 24 e i 25 anni. Il 74,5% sono stranieri, la maggior parte entrata illegalmente in Italia senza permesso di soggiorno e documenti di identità. Il 43,14 % dei detenuti intervistati proviene da Barriera di Milano, una delle zone più degradate della città. Da Barriera di Milano e dalla periferia infatti, dal post lockdown si è scatenata un’altra fattispecie criminosa: le baby gang. Un fenomeno ormai dilagante in tutto il Nord Italia e in generale in tutto lo stivale, confermato anche dal questore nella già citata conferenza di fine anno dove sono state tirate le somme dell’attività della Questura nel 2022. “Le bande giovanili ci sono e meritano la nostra attenzione”, ha dichiarato Ciarambino.

Di fronte al dilagare di questi eventi, che rivelano una realtà molto simile a quella delle altre grandi città italiane, spesso a guida Pd come Milano o Roma, fatta di insicurezza e degrado. Poco più di un anno fa, il 18 gennaio 2022, il sindaco Lo Russo affermava, riguardo le baby gang: “Sicuramente abbiamo un tema molto delicato che è una emergenza giovani a Torino… dobbiamo occuparci di questi giovani che come diceva don Bosco sono pericolanti e non tanto pericolosi. Abbiamo in mente di attivare attività legate all’educativa di strada, al mondo della formazione e di supporto psicologico pubblico gratuito per coloro che hanno esigenza di essere accompagnati”. La domanda sorge spontanea: siamo sicuri che a chi violenta ragazze, ruba, minaccia i propri coetanei basti fare qualche ora all’aria aperta o uno psicologo gratuito pubblico e non serva invece una punizione esemplare?

LC, 24 marzo 2023

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