Lo scandalo del Papa

Cosa avrebbe dovuto dire, Bergoglio: “Avanti fino all’ultimo ucraino?”. L’unica pace “giusta” è quella “possibile”

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Fa scandalo quel che ha detto il Papa sull’Ucraina: bisogna negoziare. Fa scandalo perché si scosta da quel che dice la Casa Bianca, da quel che dice Bruxelles, da quel che dice Palazzo Chigi e viene ripetuto da un’informazione conformista: “Avanti sino alla vittoria”. Si discosta, quel che dice Papa Francesco, persino da quel che aveva detto lui stesso qualche mese prima: “Una pace giusta”.

L’unica pace è quella possibile, con le ingiustizie che comporta, con la fine delle illusioni, con i mugugni di chi avrebbe voluto di più, da una parte e dall’altra. Le guerre finiscono in due modi: o uno dei due vince, e c’è la resa, con condizioni o senza. Oppure i nemici negoziano, per uscire da uno stallo, da un equilibrio sanguinoso e dannoso per entrambi, per risparmiare le vite dei propri cittadini. Cosa avrebbe dovuto dire, il Papa: patria o muerte, come un Che Guevara in bianco? Avanti sino all’ultimo ucraino, come i leader europei, Meloni compresa: armiamovi e partite?

Avrebbe dovuto illudersi di essere San Francesco che parla con i lupi e convincere Putin a ritornare entro i confini internazionalmente riconosciuti? Avrebbe dovuto dire che non importano i rischi di peggioramento, di nuove avanzate russe ingolosite dallo stallo, di coinvolgimenti di eserciti europei, dell’eterna minaccia nucleare sullo sfondo?

Non è stato equidistante tra invasore e invaso, non ha sventolato le bandiere del Bene contro il Male, ha detto una cosa semplice: basta morire e uccidere. Liberi gli ucraini di pensarla diversamente (almeno quelli che non cercano di fuggire dall’arruolamento forzato), liberi i leader europei di sostituirsi a un impegno americano che vacilla, liberi tutti noi di illuderci che, dopo Libano, Siria, Somalia, Afghanistan, Iraq, Balcani, Libia e via sommando imprese della forza andate a male, stavolta la vittoria ci arriderà. Ma libero anche un uomo di buon senso di dire: la guerra è nuda.

Toni Capuozzo, 13 marzo 2024

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