Stupri sui rapiti, per l’Onu è colpa di Israele

Dopo oltre tre mesi l’Organizzazione conferma le brutalità commesse durante l’attacco del 7 ottobre scorso

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Premila Patten isarele

Alla fine, dopo oltre tre mesi di attesa, sono stati rivelati i dettagli del rapporto che conferma le molte prove di violenza sessuale perpetrate durante l’attacco dei terroristi di Hamas nei kibbutz situati nei pressi della frontiera fra Israele e la Striscia di Gaza. Il sottosegretario generale dell’Onu Premila Patten, in riferimento ai risultati, ha dichiarato: “Abbiamo trovato uno schema ricorrente di vittime che furono spogliate e fucilate.”

Ha poi sottolineato che le testimonianze sulle violenze sessuali subite dai rapiti israeliani durante il periodo di prigionia a Gaza e poi rilasciati, è molto affidabile. Premila Patten, alla fine e suo malgrado, ha dovuto ammettere che le informazioni fornite dal governo israeliano erano autentiche e si basavano anche sulle telecamere che i terroristi avevano con loro al momento dello scempio.

Riferendosi ai rapporti che presentavano tutte le prove, per lo più circostanziali, dell’uso della violenza sessuale durante l’attacco dei terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, Premila Patten, inviato del Segretario generale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti, ha scritto nel suo rapporto inviato al palazzo di vetro che in molti incidenti le vittime sono state prima violentate e poi uccise. Notate bene, ha usato il termine incidenti come se gli eventi fossero stati casuali e non deliberati.

Il rapporto, che si sviluppa su 24 pagine, si basa su una visita effettuata con la sua squadra il mese scorso nei kibbutz del sud e nei territori dell’Autorità Palestinese allo scopo di raccogliere prove. Il sottosegretario generale, che guidava una delegazione che comprendeva 10 esperti nei campi della medicina e del diritto, nel suo rapporto ha messo nero su bianco che gli atti di stupro, stupro di gruppo, stupro di cadaveri, mutilazione dei genitali e altro ancora, è avvenuto durante la strage. Esattamente ciò che Israele aveva dichiarato a distanza di poche ore dai fatti, ma all’Onu per accertare tutto questo ci sono voluti più di tre mesi.

La Patten ha anche ammesso che la commissione si è trovata di fronte a un compito molto difficile in termini di ciò che è stato appurato, e cioè che gli attacchi brutali di Hamas sono stati un catalogo di scioccanti atti di tortura. Nel contesto dell’attacco da parte di Hamas, della Jihad islamica e di civili armati, si è compreso il livello della brutalità degli atti. Notare che ha voluto precisare l’evidenza che insieme ad Hamas e alla Jihad islamica c’erano anche civili armati.

Civili armati che invadono il territorio di uno stato, civili armati che in compagnia di terroristi uccidono, stuprano e sequestrano, ma che per la sottosegretario generale dell’Onu rimangono civili. Come fossero dei passanti che si trovavano lì per caso anche se erano armati. Nel rapporto si evidenzia anche che c’era pianificazione, conoscenza preventiva e coordinamento degli obiettivi dell’attacco. Gli aggressori, non ha mai usato il termine terroristi, sono arrivati ​​dotati di vari tipi di armi, progettavano di uccidere, torturare e rapire quante più donne, bambini e civili israeliani possibile.

Pertanto, sempre in base alle stesse parole usate nel suo rapporto, anche i “civili palestinesi armati” erano stati preventivamente avvertiti, coordinati e, fatemelo dire, addestrati. Comunque, e su questo non si discute, rimangono civili e mai terroristi. Stando alle risultanze, ci sono elementi che confermano senza dubbi che le violenze sessuali, compreso lo stupro e lo stupro di gruppo, sono avvenute il 7 ottobre in almeno tre siti: Festival Nova, Route 232 e Kibbutz Reim.

Tutte le altre località colpite spariscono in un bel colpo di spugna. Nella maggior parte degli incidenti le vittime sono state prima vittime di stupro e poi uccise, ci sono stati almeno due episodi di stupro di cadaveri. Almeno due casi di stupro di cadaveri dice la vicedirettrice dell’Onu. Fermo restando che di casi in cui i cadaveri sono stati stuprati se ne contano almeno una dozzina, chi stupra sicuramente fa schifo, ma come lo vogliamo definire chi lo fa al cadavere di una persona appena uccisa? Esiste un aggettivo per questo? Nel rapporto si evidenzia che al festival Nova c’è stato un omicidio di massa con centinaia di corpi sul posto, molti rapimenti e cadaveri bruciati, e anche violenze sessuali che includevano torture e umiliazioni.

Ricorderete le ragazze ancora vive alle quali sono stati staccati i seni e asportate le parti intime a colpi di baionetta o pugnale, ciò indica che la violenza sessuale che includeva torture e umiliazioni altro non era che il frutto di un addestramento eseguito proprio per questi fini. Il Kibbutz Beeri ha sofferto molte vittime: il 10% dei suoi residenti sono rimasti uccisi o feriti. Ma qui viene il bello, perché nel rapporto c’è scritto che anche se certamente ci sono state violenze sessuali in quel kibbutz, non ci sono testimonianze dirette perché nessuna di quelle vittime è sopravvissuta alle violenze, pertanto esiste la possibilità che non ci sarà mai modo di scoprire tutti i fatti. Non ci sono sopravvissuti, non ci sono testimonianze per cui il fatto non si può accertare secondo l’Onu. Chiaro, semplice, quello che è rimasto dei corpi e delle sevizie che sono state subite e certificate in sede di medicina legale per l’Onu non conta.

Andiamo oltre: il rapporto delle Nazioni Unite non solo conferma che i rapiti e le persone sequestrate da Hamas a Gaza hanno subito violenze sessuali, ma si ritiene altamente probabile che ciò avvenga ancora. Infatti il rapporto denuncia anche che in base alle informazioni date dai rapiti poi tornati dalla prigionia, è possibile che le violenze sessuali contro i rapiti che sono ancora in prigionia continui. Bene, perché allora le Nazioni Unite si limitano a chiedere a Israele di cessare il fuoco ma ad Hamas non si impone di rilasciare i rapiti? Semplice, perché dopo tutte queste belle parole che oltre ad essere arrivate in ritardo sono scritte e dette in modo che possano avere quanto minore presa sull’opinione pubblica mondiale continua la campagna di diffamazione di Israele e del suo popolo.

Ormai fuori dallo Stato Ebraico i fatti del 7 ottobre sembrano risalire alla preistoria, cancellati, offuscati e volutamente dimenticati, e la Patten, ricordiamolo, è la vice di António Guterres quello che ogni mattina si alza e cerca un motivo per condannare Israele. Come ha potuto indorare la pillola? Semplice, dichiarando che le informazioni e i fatti accaduti non forniscono legittimità alla continuazione dei combattimenti, e non è tutto, chiede anche un cessate il fuoco che dovrebbe essere attuato affinché la violenza sessuale contro i rapiti non continui.

Cioè, detto in altre parole, se i sequestrati ancora in vita vengono sistematicamente stuprati è colpa di Israele che sta smantellando Hamas con la forza. A questo punto il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha richiamato in patria Gilad Erdan, ambasciatore dello Stato Ebraico all’Onu, ed è possibile che a questo strappo seguano altre iniziative. Per Gerusalemme la misura è colma.

Michael Sfaradi, 6 marzo 2024

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