Lo scandalo Csm e il ruolo di Mattarella

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C’è una frase del grande poeta inglese William Blake “Quando uomini e montagne si incontrano, accadono grandi cose” che, dal mio punto di vista, osservatore scanzonato di questo mondo finto liberale, tanto sconcio da risultare divertente, si attanaglia perfettamente allo scandalo Csm-Lotti. Curiosamente, nel mio immaginario la Magistratura italiana l’ho sempre considerata una specie di montagna incantata verso la quale ho, tuttora, un rispetto religioso (mi attendo dai colti insulti d’ogni tipo), e sono rimasto basito (mi scuso per il linguaggio populista) che dei “magistrati montanari”, proprio quelli che vivono sulle cime più alte, si siano rapportati per intrallazzare con un uomo di baraggia come Luca Lotti. Tutti dicono che non c’è nulla di penalmente rilevante, me ne compiaccio per i due, ma da trent’anni le élite al potere ci hanno spiegato un loro concetto dirimente: per alcune categorie di cittadini (lor signori mai) certi comportamenti, anche se penalmente irrilevanti, non sono ammessi per ragioni di “opportunità”. Per Arnaldo Forlani il marciume di Mani Pulite era “disdicevole”, oggi, questo marciume 2.0, per Gianrico Carofiglio “sgradevole”.

Per dirla tutta, sono rimasto nuovamente basito per il titolo di un grande quotidiano: “Csm, in difesa del Colle lo scudo di 5 Stelle e Pd”. Lo dico a caldo, se fossi stato al posto del Presidente l’avrei presa male. Da tanti anni, credo dai tempi di Luigi Einaudi, non abbiamo più avuto al Quirinale un personaggio impeccabile per storia personale e profilo umano come lui (mi attendo altri insulti). Uno come Sergio Mattarella mai avrebbe giocato un ruolo con simili personaggi. Le parole registrate di Luca Lotti si commentano da sole. Il Colle le ha volute smentire, ma non ce ne era bisogno, vista la provenienza. Sostenere di difendere dal fango il Quirinale, quando al Quirinale il fango è assente, equivale a ingranare la marcia indietro della macchina del fango, e spargerlo comunque, fingendo di opporsi. E, poi, che si ergano a difendere il Quirinale due partiti politicamente squalificati, uno che un anno fa ne aveva chiesto l’impeachment (sic!) e l’altro che è parte integrante dello scandalo, è incomprensibile e imbarazzante.

È curioso, noi élite abbiamo esaltato la tecnologia digitale, furbescamente non lo dicevamo, ma eravamo certi che così avremmo meglio governato le masse (come sta insegnando al mondo intero il nazicomunista Xi Jinping), li avremmo avvolti e incartati con il nostro politicamente corretto e con i nostri media tappettini, cartacei radiofonici televisivi, fino a renderli degli zombi raffinati, come sono, in gran parte, gli abitanti delle attuali Città-Stato americane e del nord Europa.

Invece no, i cittadini perbene (malgrado tutto, siamo ancora la maggioranza del paese) grazie alla Rete e al diritto costituzionale del voto (oggi scopriamo come il 60% degli italiani votando NO al referendum del 2016 abbia salvato il paese dai birbanti) hanno oggi due strumenti di controllo per difendersi da costoro. Mutuando la mitica battuta napoletana Me, m’ha rovinato il cognato, possiamo concludere Noi, ci ha salvato il trojan.

Riccardo Ruggeri, 17 giugno 2019

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