Cronaca

“Lusso e gioielli coi soldi dei migranti”. Di cosa sono accusate le lady Soumahoro

Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete ai domiciliari. La procura: “Condizioni degli ospiti offensive della dignità umana”

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La notizia arriva quasi a sorpresa, quando ormai della famiglia Soumahoro, del “diritto alla bellezza” e dei centri per migranti ci si era quasi dimenticati. Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, cioè la suocera e la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, sono state arrestate questa mattina dalla Guardia di Finanza. Niente carcere, per loro. Solo l’obbligo di restare agli arresti domiciliari come disposto dall’ordinanza emessa dal Gip di Latina. 

Il caso Soumahoro

Piccola premessa. Qui parliamo della famiglia del parlamentare ex Alleanza Verdi e Sinistra, poi cacciato da Fratoianni e Bonelli dopo una gustosissima lite interna. Al centro dell’indagine non c’è il deputato con gli stivali, che infatti si è subito dichiarato “totalmente estraneo ai fatti”. Se a Soumahoro gli si può imputare qualcosa è solo il “mancato controllo” di quanto pare stesse accadendo sotto i suoi occhi, con le coop di famiglia non proprio in regola coi pagamenti dei lavoratori e con i servizi forniti ai migranti. Ma è una mancanza “politica”, non giuridica. Perché Aboubakar è stato eletto anche e soprattutto per la sua campagna in favore dei migranti, per la difesa dei loro diritti, per i controlli che faceva sulle strutture di accoglienza per richiedenti asilo. “Ho commesso una leggerezza – ammise lui stesso in tv – dovevo fare meno viaggi e stare accanto a questi lavoratori. Chiedo scusa per essere stato poco attento, chi ha sbagliato ne dovrà rispondere”.

Le misure della Guardia di Finanza

E chi deve risponderne, secondo la procura di Latina, sono la moglie e la suocera di Soumahoro. Non in quanto “parenti di”, ovviamente, ma per il loro ruolo all’interno del Consiglio di amministrazione della coop integrata Karibu. Oltre alle due donne, la Finanza ha dato esecuzione anche ad una terza misura cautelare, questa volta ai danni di uno dei figli di Marie Therese Mukamatsindo, cui è stato imposto l’obbligo di dimora. Infine, è stato disposto il sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti degli indagati.

Le accuse a Marie Therese e Liliane

Quali sono le accuse avanzate dalla procura? Si parla di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio. “Le cooperative Karibu e Consorzio Aid, nonché la Jambo Africa (per il tramite della Karibu) – si legge in una nota della Guardia di Finanza – hanno percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito”.

Condizioni degradanti nei centri

A colpire gli inquirenti sono proprio le condizioni degradanti scoperte all’interno dei centri che avrebbero dovuto alleviare le sofferenze dei migranti appena sbarcati a Lampedusa. A rivelare le “gravissime criticità” sono stati gli ispettori della Prefettura, dell’Asl di Latina e i vigili del fuoco, andati a controllare i Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu e quelli di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid. Le condizioni riportate dagli ispettori ai pm erano “tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne“, il tutto aggravato dal fatto che le persone accolte erano “vulnerabili” in quanto richiedenti protezione internazionale.

Per la precisione, oltre ad accogliere un numero eccessivo di ospiti per la grandezza dei locali, gli alloggi sarebbero stati fatiscenti, con l’arredamento rotto o malmesso, pieni di muffa e umidità “spesso persino insalubri”. Inoltre gli ispettori avrebbero trovato condizioni igieniche rivedibili, mancanza di derattizzazione e deblattizzazione e addirittura l’assenza di riscaldamento in inverno (o ridotto solo alle ore notturne). Per non parlare della scarsa erogazione di acqua calda, delle carenze nella conservazione delle carni e dell’insufficiente qualità o quantità di cibo, vestiario, scheda telefonica e prodotti per l’igiene. I corsi di italiano? Scarsi o insufficienti. E i responsabili dei centri non avrebbero tenuto una corretta documentazione dei servizi e delle attività resi agli ospiti.  Per il gip di Latina “il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti”.

Dal lusso ai gioielli (coi soldi dei migranti)

In sintesi: secondo l’accusa, la famiglia di Soumahoro incassava gli ingenti finanziamenti da parte dello Stato per la gestione dei migranti, ma poi non forniva l’adeguato servizio, ricavandone così un illecito guadagno. Il faro degli inquirenti si è posato sulle annualità dal 2015 al 2019. Si tratterebbe di “un collaudato sistema fraudolento” bastato sull’emissione di fatture per operazioni di fatto inesistenti o per giustificare costi in realtà mai affrontati, sia per inserire in dichiarazione dei redditi costi in realtà non deducibili, ma anche per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di ulteriori finanziamenti alla Direzione centrale del sistema di accoglienza di migranti. “L’inosservanza delle condizioni” contrattuali, spiega la procura in una nota, “ha generato considerevoli risparmi di spesa/profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli ecc.) e investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit”. “Distrazioni di denaro”, aggiungono i pm, che hanno permesso di ipotizzare i reati di bancarotta fraudolenta anche a seguito dell’accertamento giudiziario sullo stato di insolvenza della Karibu. “Le condotte – scrive il Gip nell’ordinanza – risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti”.

C’è poi un altro capitolo e riguarda il presunto autoriciclaggio di parte delle somme incassate dalla prefettura. I soldi sarebbero stati “trasferiti all’estero” in Ruanda, Belgio e Portogallo per poi essere “reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo”.

Franco Lodige, 30 settembre 2023

 

Un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019, non solo con la specifica finalità evasiva ma, altresì, per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del “sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati”. E’ quanto si legge nella ordinanza del gip di Latina con cui ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie e la suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta della Guardia di Finanza sulla gestione di alcune cooperative che si occupano di migranti nella provincia di Latina. Per il giudice le “condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni (di cui in seguito) ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti”

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