Ma Salvini e la Lega per quanto sopportaranno tutto questo?

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Peppino e Giggino, che strapperanno l’approvazione della Legge di bilancio in articulo mortis per evitare l’esercizio provvisorio, vorrebbero tanto essere dei veri democristiani ma non riescono neppure a imitarli. E Sergio Mattarella, DC doc, come può permettere la mortificazione del Parlamento e di tutte le più elementari regole della convivenza democratica che ci farà finire non certo in una dittatura ma nel ridicolo? Per di più con un ciclo economico che ci porterà ad una recessione dalla quale Giovanni Tria, che non è certo Guido Carli, non riuscirà a farci uscire. Con il risultato che sarà chiamato Mario Draghi, già oggi in contatto riservato e continuo con il Quirinale, come fece Napolitano con Mario Monti.

Legge di bilancio a parte, le ultime uscite delle prime donne più affettate del governo lasciano basiti. Conte, scimmiottando Andreotti e Moro, va in Libia per una assurda mediazione e in segno di saluto, a Tripoli, fanno saltare il Ministero degli esteri. Ma chi gli consiglia queste passerelle in giro per il mondo delle quali sembra non poter fare più a meno? Probabilmente il suo fidato consigliere diplomatico Piero Benassi, inviso alla Farnesina, e certamente non Moavero, rintanato nel suo Palazzo come un topo nel formaggio.

Di Maio, invece, invaghitosi ora dei nuovi mondi, dalla Blockchain all’intelligenza artificiale, nomina un gruppo di esperti talmente numerosi, oltre sessanta, che sarà impossibile metterli insieme. Un super manuale Cencelli dove, accanto a qualche giovane di talento, c’è perfino spazio per il sindacalista della CISL, Marco Bentivogli, e un frate molto smart lanciato da Raiuno. Mentre in tutti gli uffici pubblici continueranno a proliferare documenti, visto che alla fine sono sempre i faldoni a farla da padrone. E sarà sempre “l’elite” dell’Ultima Spiaggia di Capalbio che continuerà a spiegarci, tentando invano di farsene una ragione, la rivoluzione digitale che li ha annientati.

Intanto, mentre Netflix lancia il primo episodio interattivo di Black Mirror Bandersnacht, nella Rai vigilata da Di Maio attraverso Gianluigi Paragone vengono miracolati decine di nuovi vicedirettori, uffici stampa e direttori, tutti o quasi presi dalle redazioni politiche, come riconoscimento per le veline trasmesse negli ultimi anni. Con un silenzio assordante da parte dell’USIGRAI, il sindacato interno dei giornalisti, impegnato a difendere i direttori rimasti senza poltrona invece dei redattori scavalcati dalla lottizzazione grillina. Lontani i tempi in cui il sindacato si strappava le vesti per la farfallina Susanna Petruni promossa vicedirettore dopo essere stata la cronista al seguito di Berlusconi, ora gli adepti del sindacato copiano senza scrupoli l’esempio del pioniere di sempre: il Cavaliere. È il momento di un’intera voliera filopentastellata di farfalle premiate per le loro cronache politiche.

Il governo del cambiamento, con l’avvocato del popolo che rivendica con orgoglio il ruolo che gli hanno regalato, è riuscito persino nel compito di beffare i dibattiti parlamentari dove siedono ancora, si fa per dire, i legittimi rappresentanti dei cittadini. Il Presidente della Camera, Roberto Fico, arrivato a Montecitorio in autobus come guardiano della Rivoluzione, ora si aggira, vestito a festa, come un pavone nel suo giardino incantato. Chissà come commenterà Marco Pannella quando lassù qualcuno gli racconterà che ai suoi eredi sono stati destinati solo due minuti e mezzo per la discussione sulla fondamentale Legge di bilancio? Tra i pochi successi di questo governo ci sarà la sacrosanta affermazione della lobby gay, tanto che, dopo le “quote rosa”, si arriverà forse alle “quote arcobaleno” rappresentate ormai anche visivamente dal taglio dei capelli di Rocco Casalino, amorevolmente seduto, come deve essere, accanto al Premier che sembra non gradire più tanta complicità.

Ma il duro e puro Matteo Salvini, il prete confessore del Nord produttivo Giancarlo Giorgetti, pronto a traslocare al MEF o al MIT, e il chierico Ministro Fontana, per quanto ancora sono disposti a sopportare tutto questo? Non sarà che governatori leghisti attenti e produttivi, come Attilio Fontana e Luca Zaia, li faranno prima o poi ragionare, spiegandogli che governare è una cosa seria e non solo un tweet? Non è mai troppo tardi! Lo diceva il Maestro Manzi ai tempi andati della Dc e del Pci.

Luigi Bisignani, Il Tempo 30 dicembre 2018

 

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