Macché mascherine: qui il guaio è un governo sempre in ritardo

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Il ministro della Salute, Roberto Speranza (a sentirlo parlare, diresti che è Roberto Disperazione), ci invita a «non farci illusioni» sulla seconda ondata di Covid. Colpirà e sarà dura. Da oggi dovrebbe scattare l’obbligo di mascherine all’aperto, anche se rimodulato: l’orientamento è di costringerci a indossarle solo se, per strada, non sarà possibile mantenere la distanza di sicurezza dagli estranei. Intanto, proseguono i bollettini quotidiani e i titoloni di giornali, arrivati a conteggiare, tra i morti di coronavirus, persino un annegato (notizia apparsa sul Centro, quotidiano abruzzese).

Lo scopo è arcinoto: il governicchio del nulla cosmico si aggrappa all’epidemia. Il trucco è altrettanto vecchio: si sparge il terrore, si dà la colpa agli italiani irresponsabili, li si punisce con le restrizioni. Viene da invidiare quell’irresponsabile di Donald Trump, che la sua gente l’ha esortata a non «lasciarsi dominare» dal Covid. Oltreoceano, un governo che incoraggia i cittadini a non aver paura. Qui, un governo che fa di tutto perché la paura ci assalga.

Si credono i primi della classe

Se emergenza è, tuttavia, bisogna fare almeno due considerazioni. La prima: non è andato tutto bene e i giallorossi non sono stati bravi come raccontano. Il principio di non contraddizione non è un’opinione: se sei un tale fenomeno da meritarti le lodi dell’Oms, non dovresti ripiombare nel panico; e se ti ritrovi in allarme rosso, significa che non sei stato proprio un asso. La verità sta nel mezzo, probabilmente: non siamo inguaiati come a marzo, ma non grazie a chi ci governa. Sì, i contagi aumentano rispetto a quest’estate, così come ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva. La stragrande maggioranza degli infettati, però, presenta sintomi lievi o non ne ha nessuno. E che siamo allo stesso numero di casi giornalieri della scorsa primavera, è una balla sesquipedale: viaggiamo su un numero di tamponi che qualche mese fa ci sognavamo. Come disse sempre quello sconsiderato di Trump, i contagi aumentano se li cerchi. D’altronde, chi ha riaperto i confini? Chi ha distribuito i bonus vacanza? Chi ha tenuto aperte le balere, per accorgersi dell’imperdonabile delitto a baldorie di Ferragosto ultimate?

E con questo veniamo alla seconda considerazione. Di ramanzine, paternali, politicanti da predica igienista e dottorini che ci chiedono di lavarci le mani, ne abbiamo abbastanza. Il punto non sono i nostri comportamenti, responsabilissimi. Il punto sono le omissioni di chi, cessata la strage di anziani, s’è addormentato. Perché, caso unico in Europa, sussiste ancora uno stato d’emergenza? L’emergenza, per definizione, è qualcosa che “emerge” all’improvviso: non si può prevedere, coglie impreparati. Già è stato imperdonabile che, dichiarata l’emergenza il 30 gennaio, un mese dopo il Paese fosse sprovvisto di reagenti e Dpi (spediti intanto a Wuhan). Ma dopo otto mesi, davvero era impossibile premunirsi? Davvero siamo sorpresi dagli infetti che crescono? Dai nosocomi che pian piano si riempiono?

Terapie intensive? A carissimo amico

Eccolo, il punto. Il ministro Disperazione dice che bisogna “aumentare il livello di controllo”. Ma quello che si doveva aumentare era il livello di assistenza. E invece, la situazione delle terapie intensive è la stessa di primavera. Anzi, è peggiorata: circa la metà di quelle provvisorie, installate in fretta e furia perché i pazienti cadevano a grappoli, è stata dismessa. E il solito Domenico Arcuri, alias The Flash, si è ricordato il primo ottobre di pubblicare un bando per predisporre i “piani di riorganizzazione della rete ospedaliera”. Gli operatori economici potranno presentare le loro offerte entro il 12. Poi, comincerà la corsa contro il tempo. Come con i reagenti. Come con le mascherine. Come con i banchi. Achille Arcuri che insegue la tartaruga.

Adesso, per la gioia di Marco Travaglio, potrebbe tornare utile persino l’ospedale in Fiera di Milano, allestito da Guido Bertolaso. Quello che lui derideva, perché prima di essere ultimato i ricoveri si erano già molto ridotti. Chi non ha provveduto, come affronterà l’inverno? Visto che, a quanto pare, mancano pure i vaccini antinfluenzali, quelli che – tanto per cambiare – volevano somministrarci per forza?

Possibile che serva ancora lo stato d’emergenza? Possibile che non siamo ancora in grado di gestire la situazione con strumenti ordinari? Possibile che serva spaventare le persone, catechizzarle su distanze, protezioni e assembramenti, o evocare i coprifuoco? Non sarà dittatura sanitaria. Ma o sono tutti incapaci, o ai pieni poteri qualcuno ci sta prendendo gusto.

Alessandro Rico, 7 ottobre 2020

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