Esteri

Macron ha scelto: ecco il premier che definì “vomitevole” Salvini

L’erede di Elisabeth Borne è il più giovane capo del governo nella storia della Repubblica francese. Ma è noto anche per altro

gabriel attal © Techin24 tramite Canva.com

Elisabeth Borne aveva promesso di vigilare sull’Italia dopo la nomina di Giorgia Meloni a primo ministro, ma forse avrebbe fatto meglio a curare con più audacia la politica del suo governo. La sessantaduenne è stata infatti costretta a presentare le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che ha già scelto il suo sostituto: si tratta del ministro dell’Istruzione Gabriel Attal. Ex portavoce dell’esecutivo dal 2020 al 2022, è noto essenzialmente per tre motivi: essere il più giovane capo del governo nella storia della Repubblica francese, essere gay e essere fortemente anti-Salvini, tanto da definire “vomitevoli” le sue politiche sull’immigrazione.

Creatura di Macron, Attal nel 2018 ingaggiò uno scontro al vetriolo con l’allora ministro dell’Interno Salvini. All’epoca sottosegretario alla Gioventù, il neo premier transalpino marchiò come “vomitevole” la politica italiana sull’immigrazione. Un j’accuse pesante, che incrinò i rapporti tra i due Paesi, prima dell’obbligato passo indietro. Intervistato da Repubblica, gettò acqua sul fuoco: “Non ho nulla contro l’Italia, forse ho usato una parola sbagliata, è stata una reazione a caldo”.

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Insomma, i trascorsi di Attal con il nostro governo sono tutt’altro che positivi. La speranza è legata alla maturazione del giovane primo ministro, soprattutto in una fase storica particolarmente delicata sul fronte dell’immigrazione e non solo per il dossier Ventimiglia. Di lui si è parlato molto anche per la sua dichiarata omosessualità, tant’è che il compagno, Stephane Sejourne, è capogruppo di Renew Europe al Parlamento europeo. Un fattore che gli ha permesso di acquisire consensi nella società francese, al punto che i sondaggi lo indicano come gradito da un francese su due e più di un terzo ne chiedeva la nomina a capo del governo

Una delle battaglie più importanti condotte in qualità di ministro dell’Istruzione è quella contro l’abaya nelle scuole. Con un tackle a gamba tesa, è arrivato il divieto per le studentesse islamiche di presentarsi a scuola indossando la tradizionale tunica che copre tutto il corpo, dalle spalle ai piedi, spesso accompagnato al velo che lascia scoperto solo il viso. Un intervento che accese dibattiti roventi, fino al rischio di guerra culturale, ma difeso fino alla fine in nome della laicità della scuola.

Massimo Balsamo, 9 gennaio 2024

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