Mattarella, queste piazze erano Covid free?

La preoccupazione per gli assembramenti a targhe alterne

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Siamo, si direbbe, alla sclerotizzazione. Da una parte il potere, le sue facce, dure, marmoree o ceree, dall’altra i cittadini che oggi non usa più blandire come popolo in quanto percepiti come nemici, dal momento che si permettono di non essere entusiasti, addirittura di contestare due anni di scelte discutibili quando non sciagurate da chi li comanda. Tra i duri, inusualmente, il presidente Mattarella che a Parma, all’assemblea dei sindaci, ha usato parole pesanti, abbandonando lo stile felpato al quale ci aveva abituati: “In queste ultime settimane manifestazioni non sempre autorizzate hanno tentato di far passare come libera manifestazione del pensiero l’attacco recato, in alcune delle nostre città, al libero svolgersi delle attività”. Mattarella si riferiva evidentemente ai commercianti, in particolare tra Milano e Trieste, che si assumono esasperati delle continue sfilate dei no greenpass. Una esasperazione che monta ormai da sedici sabati, e che, lungi dall’esaurisi, sembra trovare nuova linfa ogni settimana che passa.

Il Capo dello Stato ha quindi proseguito su un registro ancor più severo: “Accanto alle criticità per l’ordine pubblico, sovente con l’ostentata rinuncia a dispositivi di protezione personale e alle norme di cautela anticovid, hanno provocato un pericoloso incremento del contagio. Le forme legittime di dissenso non possono mai sopraffare il dovere civico di proteggere i più deboli: dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo combattono”. Il passaggio ulteriore era, se possibile, ancora più drastico, al limite della polemica: “E in ogni caso atti di vandalismo e di violenza sono gravi e inammissibili e suscitano qualche preoccupazione, sembrando, talvolta, raffigurarsi come tasselli, più o meno consapevoli, di una intenzione che pone in discussione le basi stesse della nostra convivenza”.

Il Presidente della nostra Repubblica, che parla o dovrebbe parlare a nome di tutti gli italiani, non sembra tradire incertezze: le manifestazioni “contro il vaccino”, più esattamente per la libertà del medesimo e del conseguente lasciapassare, suscitano preoccupazione, attaccano la sicurezza, sono fonte di pregiudizio per la comune convivenza. Senonché non si capisce come una sfilata pacifica possa impedire o rovinare il commercio e le normali attività degli esercenti; ammettiamolo pure, se vogliamo, ma aggiungiamo pure, per la completezza che si deve alla cronaca, che altri la vedono in modo diverso: “Ho un negozio e da due anni non vedevo in giro tanta gente”, c’è chi ha scritto su Twitter. In ogni modo, va o non va distinta, per amor di realtà, la sfilata inoffensiva di chi non accetta ulteriori vessazioni dalle escandescenze di infiltrati, provocatori, balordi di centri sociali che spetta alle forze dell’ordine distinguere e neutralizzare? Mettere tutti nel mucchio non finisce per criminalizzare chi non c’entra? A meno che non siano sfuggiti a tutti, nessun medium escluso, episodi di devastazioni e attentati ad opera di comuni cittadini. Vale la pena di ricordare che a ricevere gli idranti e gli sfollagente risultano essere stati i portuali di Trieste, seduti in terra col rosario tra le mani: mentre i social mostrano casi di giovani donne portate in Questura (come il portuale Puzzer, autore di una protesta personale e fermato per 5 ore…) senza tanti complimenti, anzi in modo piuttosto rude, essendo state trovate senza documenti. Il che, a termini di codice penale e anche di Cassazione, sostanzia, tra l’altro, un abuso di potere.

Le forme di dissenso, dice l’inquilino del Colle, non possono sopraffare il dovere civico di protezione dei deboli. Ma chi sono i deboli in questo caso? E chi lo stabilisce il limite oltre il quale dissentire sostanzia una sopraffazione? Protestare è già quasi impossibile: Trieste ridotta come Berlino est, cupamente, minacciosamente transennata, murata, inaccessibile; adesso pure il divieto di manifestare nei centri storici, con il che restano i bagnasciuga e gli alpeggi. Che rimane del diritto, ovviamente civile, non violento, ad obiettare, a termini di Costituzione? Ma vale ancora, la Costituzione che sempre più voci tendono a mettere disinvoltamente in soffitta?

Per Mattarella, le sfilate “anti” indeboliscono, minano la salute collettiva in quanto sicuri focolai. Può darsi, posto che questi assembramenti risultano in maggioranza popolati da soggetti refrattari al vaccino (non tutti, comunque, e fermo restando che il vaccino indebolisce ma non scongiura il contagio). Questa narrazione ufficiale, tuttavia, e per ufficiale intendiamo adottata dalla quasi totalità dei media, anche presa per buona non può legittimarsi di per sé, per la semplice, evidente ragione che è maliziosa, tende a distinguere in ragione dei partecipanti. A Trieste, l’informazione unica non ha esitato ad attribuire una vorticosa quanto fulminea impennata dei contagi a 48 ore dallo sciopero dei portuali: tralasciando la Barcolana di alcune settimane prima, con trentamila persone e alla quale aveva partecipato il sindaco uscente il quale, rieletto, si è messo ad invocare, inopinatamente, le leggi speciali per i “novax” come sotto il terrorismo. Né si è mai percepita alcuna preoccupazione per assembramenti di genere diverso, dai partecipanti ai rave party (Viterbese e Torino), ai paladini della legge Zan (in cui si sono sentite minacce di morte verso politici di destra), ai ricorrenti Venerdì per il clima con migliaia di ragazzini “in sciopero per il pianeta”, alle ondate in sostegno della Cgil… Fin troppo facile concludere che, a questa stregua, le manifestazioni non sarebbero ugualmente contagiose laddove il virus è selettivo, se la prende solo con chi discute le misure del regime…

In definitiva, la preoccupazione del Capo dello Stato è suonata a qualcuno, se non eccessiva, almeno eccessivamente puntata contro l’idea stessa di opposizione, di non adeguamento, quasi che fosse inaccettabile in quanto volta a indebolire l’azione del governo. Solo una sensazione, forse, però fastidiosa, e d’altra parte corroborata da plurime figure istituzionali ogni volta che aprono bocca. Il sindaco di Padova, ieri sera al Tg1 delle 20, ha dichiarato che i cortei no greenpass non sarebbero ammissibili in quanto “[si tratta di] quattro o cinquemila persone che presentano problemi di igiene”. Un commento incredibile, in totale consonanza con altri che, in queste settimane, hanno definito i cosiddetti novax criminali, irresponsabili, stragisti, disumani, sottorazza, infami e tutto un campionario di insulti e di infamie tale da riempire un vocabolario. Chi è il debole, chi è il vessato?

E allora bisogna pur dire una verità che a qualcuno suonerà sgradevole: tanta preoccupazione, perfino nel Primo Cittadino del Paese, e tanta animosità da politici, amministratori, scienziati, commentatori, non può non lasciar sospettare una sorta di debolezza. Quasi ad ammettere che il sistema di potere sente di non poter più controllare proteste che, sia pure in forma civile, non solo non accennano a ridimensionarsi, ma al contrario si diffondono in tutta Italia. Dopo due anni di sacrifici, frutto di imposizioni inutili, assurde o semplicemente provocatorie, sempre più sono quanti non sembrano più disposti a comprendere, a portare pazienza, ad adeguarsi.

Il governo appare preoccupato all’idea che la terza dose non venga accettata automaticamente come le prime due; men che meno la somministrazione ai bambini, sulla quale la comunità scientifica è divisa. La gente non capisce perchè debba essere l’Italia quasi l’unico luogo sul pianeta a dover sottostare a un lasciapassare punitivo, che quasi ovunque sarebbe considerato illegale. La fiducia è sempre più risicata, lo scetticismo cresce in tutti gli ambiti e sotto tutti gli aspetti; c’è il fondato timore di nuove, pretestuose chiusure per Natale. Molti ministri, su tutti Speranza, non paiono godere più di alcuna credibilità. I soldi del Pnrr, considerati indispensabili sono di là da venire, i relativi progetti restano al palo, mentre, lo ha dimostrato una inchiesta di Quarta Repubblica, è già partito l’assalto alla diligenza a suon di sprechi, affari, lottizzazioni.

Report ha prodotto prove per cui il lockdown che dalla Lombardia si allargò a tutto il Paese, a inizio emergenza, sarebbe stato adottato per motivi squisitamente politici e niente affatto di salute pubblica (un risvolto gravissimo, che tutte le testate mainstream hanno colpevolmente scelto di ignorare). La venerazione per la Scienza mostra qualche incertezza. La esaltazione per la tecnocrazia, qualche dubbio. Draghi appare sempre più insofferente. La polizia sempre più nervosa.

In altre parole, il regime fa la voce grossa, la faccia dura, ma si sente fragile, teme di avere tirato troppo la corda, non sembra sapere come contenere le conseguenze, per lo meno salvando le apparenze democratiche, e tenta di preservarsi reagendo con toni – e metodi – a volte sopra le righe. Quando le facce del potere invocano leggi speciali e considerano il dissenso un reato, se non un delitto, la situazione è già compromessa. Ma fare di ogni protesta un fascio e così scaricare la colpa su chi non ce la fa più e chiede solo di poter vivere, per non morire, per non lasciar morire i suoi figli, è grottesco. E forse pericoloso.

Max Del Papa, 10 novembre 2021

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